Servizio Blustartv su Taranto-Sora. Solita intervista pepata di Di Chiara.

Se il primo tempo di Benevento faceva ben sperare, il secondo di oggi contro i simpatici sorani (oeu, ma ce bella squadr',  fà ch'è nu jolly p'u Tarde) fa strabuzzare gli occhi dalla meraviglia. Personalità, ritmo, velocità, tagli, e soprattutto tante conclusioni pericolose a rete. Sarà l'entrata di un prorompente Pompei al posto di un Passiatore a due cilindri, sarà che il bulgaro ha pescato dal suo repertorio due "perle" di alta scuola che hanno tramortito il Sora, sarà che l'avversario si è man mano sciolto anche fisicamente, sarà quel che sarà, fatto sta che al quarto gol di Cariello che  ha messo i nastrini ad una domenica da ricordare, eravamo tutti in piedi ad esultare con un calore in petto che rassomigliava parecchio a quello di non molto tempo fa.

La difesa, con quei quattro armadi, ha sofferto poco e sta man mano acquisendo solidità come reparto e intesa nei movimenti, con alle spalle un Nicola Di Bitonto sempre pronto e scattante. Insomma lì dietro si può dire che le cose si vanno sistemando. In mezzo al campo "il professore" detta legge, tocchi sempre precisi, corti o lunghi, ma senza mai sprecare palloni, aria da leader. Ai suoi lati due cavalli di razza, a sinistra Rambo, a destra Migliorini, piedi non male (infatti il primo gol è una sberla da fuori che ha sorpreso il pur bravo portiere avversario), tanta corsa e, non trascurabile, la gamba ce la mettono sempre. E, si sa, quando in una squadra il centrocampo gira, cioè ci sono polmoni e cervello, il più è fatto. La linea avanzata è sembrata scuotersi da un certo torpore  (Passiatore e D'Ainzara si muovono ma concludono poco) con l'ingresso di Pompei, il quale, dotato di altro passo, furente ed aggressivo, costantemente teso a puntare l'avversario , con la sua rapidità,  ha aperto varchi prelibati per tutti, ma soprattutto gli spazi utili al bulgaro. Costui, nelle due occasioni serie in cui è stato attivato, ha felicemente mostrato fiuto da felino e cinica freddezza da avvoltoio. Pietro Zhabov è da qualche anno in Italia e sfracelli finora non ne ha fatti. Chissà che non sia proprio Taranto la città della sua (e nostra) felicità. Fisico notevole e colpi d'autore. Noi abbiamo sempre nella mente e negli occhi Riganò, si capisce, ma con questi due gollazzi da spettacolo "lo straniero" si è presentato proprio bene.

Gira e rigira e il discorso ritorna sempre al problema vero. Questa squadra, già fregata da una partenza ad handicap, avrebbe bisogno di crescere in santa pace per recuperare, i numeri li ha,  ma la pace, a Taranto, addò si jacchie? Società, tifosi, ambiente: un casino. AAA normalità cercasi disperatamente.

Così come la serie B. Siamo ancora in tempo. Se solo chi di competenza avesse la voglia di pensarci sul serio.