Gennarì, mò Ca...passo sott'a casa tò t'agghia chiamà, t'agghia fa scenné, e pò t'agghia fà nu paliatone. Benedetto ragazzo, già nù stame 'nguaiate che basterebbe la metà, tu te mitte a fà pure le prove generali delle belle statuine versione rossoblu, sull'unico, dicasi unico, tiro in porta dei siculi in tutta la partita. E questa che cos'è? Come la chiamate se non disdetta? E vabbè le analisi e le controanalisi, ma una gara, pur mediocre e sonnolenta, fortunatamente ed abilmente sbloccata dal ragazzo d'oro, ovvero Giovannino Pompei, che stava scivolando verso la fine regalando all'esordiente Brini ed all'ambiente tutto una rigenerante boccata d'ossigeno, viene guastata da quella doccia gelata sul far della sera, non è  cosa nè buona nè giusta.  E certi errori pesano parecchio. Ti possono cambiare la storia di un campionato. Pensaci Gennarì, tu sì uagnone, e forse non è giusto darti addosso, ma  p' mò è megghie ca no le dè adenze a ci te dice ca sì già nu belle purtiere! Gennarì, un portiere serio quella palla non la faceva entrare.

Ciò tuttavia non esime il buon Passiatore Francesco da Taranto dal farsi un bell'esame di coscienza e conseguentemente battersi il petto con annesso mea culpa per due o tre  comode palle-gol letteralmente gettate alle ortiche, con quella colpevole sufficienza di chi è in vantaggio e non ci mette la determinazione e la rabbia giusta nel dare la mazzata decisiva all'animale ferito e in difficoltà. E sì, perchè il Paternò, soprattutto nel primo quarto d'ora della ripresa, mentre faceva volenterosamente la partita (e che altro doveva fare?) si offriva fatalmente alle nostre ripartenze, 'nzomme ù contropiede ca mò se chiama ripartenza, anche discretamente congegnato, ma se poi non la butti dentro, stè buene a fà tattiche e controtattiche. Al primo errore la paghi. E noi l'abbiamo pagata. E salata pure.

Praticamente una partita contrassegnata e marchiata da nostri errori. Il 3-4-3 disegnato da Brini più o meno aveva meritato la sufficienza, seppur striminzita, chè il centrocampo oggi era un pò svagato ed impreciso (maluccio Giugliano e Migliorini, benino Venturin e De Liguori), la difesa  tutto sommato teneva abbastanza agevolmente, mentre in attacco c'era un Pompei voglioso, incisivo, sempre pericoloso,  meritatamente risolutore, un Passiatore agile e mobile ma (appunto) scarso a conclusioni, e Triuzzi purtroppo sempre più uguale a se stesso. Cioè evanescente. Il vantaggio però ci stava. Poi è venuta la fatale indecisione di Capasso su quel tiraccio senza pretese, e addio sogni di gloria.

Ora la situzione si fa viscida, preoccupante. A prescindere da ciò che succederà a livello societario (salto in questa sede l'argomento ma, amici miei, sta lì il pericolo maggiore) c'è una squadra, come complesso, ma anche come gioco, come carattere, da costruire di sana pianta. Brini ha logicamente bisogno di tempo, ma le giornate passano, la squadra di qualche mese fà non c'è più, e questa non ha un'anima, non ha l'ardore giusto, e non ha purtroppo nemmeno il pubblico. O almeno non ha accanto il solito pubblico di Taranto. Non ci si deve abbattere. Ma non ci si può nemmeno illudere. Certo se venisse qualche rinforzo, vedi esterno come cristo comanda (ah Galeoto Galeoto) o un bomber degno di questo nome forse qualcosa potrebbe ancora cambiare.
Per ora siamo penultimi. Allegria.