Ieri sera a Sant'Agnello il comune contiguo a Sorrento (ancora non ho capito dove iniziano e finiscono entrambe) in una piazzetta meravigliosa a strapiombo sul mare, le autorità comunali locali hanno organizzato un dibattito sulla comunicazione invitando il noto giornalista Marco Travaglio (la Domenica mattina diversi manifestini sparsi in penisola a fare la pubblicità dell'evento e nel primo pomeriggio tutti i manifestini erano stati già eliminati.......lasciando invece quelli sul cocktail party in spiaggia, e quello della pubblicità del bikini di tendenza...vabbò).
A fine dibattito il giornalista si è intrattenuto con chi stava comprando il suo libro (tra cui io) e sollecitato da un giornalista napoletano che domani diventerà presidente dell'ordine della campania, ci ha raccontato un pò di cosine in più, che lui sostiene di non aver menzionato nel libro perchè recentissime. Una è quella relativa alla vicenda dell'accusa nei confronti del solito Dell'Utri.
In seguito alla promozione del basket Trapani dalla C alla B (probabilmente voleva dire dalla C1 alla B2...) il presidente del sodalizio sportivo si era rivolto a Pubblitalia per garantirsi uno sponsor di spessore per la squadra neopromossa. L'approccio è stato quello del normale utente che si rivolge ad una società di servizi.
Pubblitalia svolge il suo lavoro, e dietro lauta e dovuta commissione trova lo sponsor BIRRA MESSINA (del gruppo Heineken- Dreher) che a sua volta versa un miliardo e mezzo di vecchie lire nelle casse del basket Trapani. Al presidente del Trapani, dopo qualche giorno, alcuni emissari di Pubblitalia fanno giungere la richiesta di versare nelle casse di Pubblitalia metà dell'importo ricevuto da quelli della birra. Alle illegali richieste l'imprenditore risponde che queste commissioni non sono dovute e che se proprio le insistenze dovessero essere più 'pressanti', lui avrebbe bisogno di una fattura di Pubblitalia per il medesimo ammontare in quanto non ha fondi neri da destinare a questo tipo di operazioni.
Questa risposta fa andare su tutte le ire il presidente di Pubblitalia Dell'Utri, che convoca l'imprenditore a Milano. Dagli atti del processo, risulta che il sig. Dell'Utri abbia testualmente detto: 'Le consiglio di ripensarci, abbiamo uomini e mezzi che possono convincerla a cambiare opinione'. L'imprenditore trapanese si rifiuta per l'ennesima volta.
Dopo qualche giorno, due brutti ceffi, tra cui il capo della mafia di Trapani don Vincenzo Virga, lo raggiungono in azienda ricattandolo. Il giorno dopo l'imprenditore consegna tutta la sua documentazione alla Procura e denuncia tutti.
La procura ha condannato sia Dell'Utri che Virga a 2 anni di reclusione per tentata estorsione aggravata ai danni dell’imprenditore trapanese. Condanna che, se confermata in Cassazione, si aggiungerebbe a quella definitiva per false fatture, e porterebbe il totale a 4 anni e Dell’Utri in carcere (l’indulto, almeno per i reati con aggravante mafiosa, non dovrebbe scattare, a meno che Mastella non trovi una soluzione per gli amici).
Aldilà della vicenda, Marco Travaglio ci faceva notare come nessun telegiornale abbia dato la notizia, recentissima di un paio di settimane fa, così come nessun quotidiano, a parte un paio di trafiletti sul Corriere e su l’Unità. Se invece fosse stato assolto si sarebbero sprecati gli articoli, le interviste e i commenti, come accaduto spesso con i processi di Berlusconi dove, grazie a questo stratagemma mediatico e alla prescrizione, la gente crede che Berlusconi sia sempre uscito pulito dai vari procedimenti a suo carico. Per molto meno si sciolgono i Consigli Comunali, mentre questo signore in forte odore di mafia pesante continua ad essere tranquillamente, con la compiacenza di tutta la curva del parlamento, Senatore di questa Repubblica delle banane.

La seconda chicca, più difficile da rintracciare anche su internet, riguarda l'ultima puntata di Annozero, la trasmissione del mio omonimo Santoro su rai due. Chi ha visto la puntata ricorderà che si parlava della questione delle intercettazioni che vedono implicati le punte di diamante del nascente e già morente partito democratico, D'alema e Fassino. Travaglio giustamente ci ha fatto notare che su casi di codesta gravità il politico accusato di aver favorito questa o quella cordata per rilevare banche e case editrici, soprattutto se non ha nulla da nascondere, dovrebbe difendersi davanti alle telecamere da solo, possibilmente non intervistato dal solito giornalista.
Invece in trasmissione, l'entourage del dipendente D'alema ha spedito tale Senatore diessino Brutti, uno di quelli più presentabili (nel senso di meno cose da nascondere) a fare il difensore di una causa indifendibile che riguarda il suo padrone. Il risultato è stata una figuraccia clamorosa del Sig. Brutti, che ha cercato di appellarsi alla non rilevanza penale delle dichiarazioni (visto che i telefoni sottocontrollo erano quelli degli indagati Ricucci e compagnia, come si fa a sostenere che non avessero rilevanza penale le intercettazioni?), alla inefficenza del giudice milanese che invece non ha fatto altro che il suo preciso dovere, piuttosto che sul fatto in se stesso.
Tale sacrificio mediatico però ha comunque ottenuto il risultato di non parlare del Fatto, ma di tutti i suoi corollari che continuano a creare fazioni di pro destra contro pro sinistra, pro magistratura contro chi la vuole abolire e così via.
Travaglio ha asserito che si tratta oramai di un clichè ampiamente testato nel modo di comunicare dei nostri dipendenti e che a telecamere spente lo abbia fatto notare al Sig. Brutti che non ha commentato facendo spallucce, da buon soldato fedele al suo padrone e non alla nazione. Travaglio sostiene che come Berlusconi, anche D'alema non ammette interviste effettuate da persone che non siano state scelte da lui personalmente.

L'ultima chicca riguarda l'ex agente del Sisde Mancino, accusato del sequestro dell'Imam Abu Omar. Sembra che l'ufficiale, avuto sentore dell'inizio delle indagini nei suoi confronti, abbia contattato gli ultimi due ex presidenti della Repubblica ancora in vita all'epoca (Ciampi invece ricopriva la carica): Cossiga e Scalfaro. Le intercettazioni telefoniche (ad essere sotto controllo erano i telefoni dell'Ufficiale) dimostrano che alle richieste d'aiuto, il dipendente Cossiga abbia dato tutta la sua disponibilità (come ha sempre fatto quando si trattava di coprire criminali) per aiutarlo, mentre Scalfaro, da uomo repubblicano e ligio ai regolamenti, lo ha invitato a contattare la Procura di Milano e parlare direttamente con i magistrati che saranno sicuramente disponibili nell'ascoltare le sue ragioni.
Travaglio sostiene che Cossiga stia facendo il diavolo a quattro per non far uscire queste intercettazioni.........Scalfaro invece, la cui figura, nel caso in cui le intercettazioni fossero rese pubbliche, ne trarrebbe sicuramente un vantaggio di immagine sembra disinteressarsi della questione.
P.S.: x Comettardi. Io la penso esattamente come te. Un tarantino in azione porta con sè il cuore della sua città.