Serviva il “gruppo” e finalmente comincia a vedersi:  mutuo soccorso costante, raddoppi generosi, pacche, incoraggiamenti, continui e reciproci incitamenti a metterci corsa e grinta nei momenti difficili, abbracci liberatori,  facce distese e  sorridenti, e quella lenta fusione con un pubblico unico, indomabile, che non lesina applausi, cori, calore e gratitudine per chi se li merita. Quel “tarantinizzarsi” di ragazzi giunti alla spicciolata e che forse non avevano ancora ben compreso dove erano capitati, che cos’era e che cos’è Taranto. Serviva qualche arbitraggio più attento e non ostile e cominciano a vedersi pure quelli. Serviva necessariamente un po’ di  fortuna: in parte c’è venuta dal riposo sempre più “eterno” delle 'nocelline' (e pare che ora anche il C.Sangro voglia metterci del suo!) ma adesso riusciamo pure a non perdere più le partite allo scadere, anzi a vincerle!   Serviva una condizione fisica accettabile per gente arrivata in riva ai due mari con scarsa o nessuna preparazione atletica. Così com’era logico attendersi un po’ più di reciproca conoscenza tecnica e la cosiddetta “intesa”. Serviva un allenatore concreto che avesse il mestiere e la forza degli anni, l’indispensabile fiducia di farcela, e che perciò capisse subito che un infelice ultimo posto si può lasciarlo solo ricorrendo a calcio semplice, essenziale, estremamente pratico. Serviva e serve il tifo, ma non solo lo zoccolo duro del tifo, serve tutto il “grande popolo rossoblu” per l’ultima formidabile spinta, per chiudere in bellezza un’annata travagliatissima ma nella quale sono già successe due grandi cose per la rinascita del calcio a Taranto: ci siamo finalmente liberati di quell’uomo e abbiamo trovato fortunatamente chi ha avuto il piacere e soprattutto il coraggio di tuffarsi in questa difficile avventura.

Ebbene, se ci abbiamo creduto quando tutto sembrava maledettamente più critico figuriamoci adesso. Ci sono ancora sette partite da giocare, complicate, impegnative, dense di rischi e di pericoli, soprattutto le ultime due, ma no’ stè nìnde da fa’, adesso deve, deve assolutamente succedere la terza: nù n’ama salvà!