PeaceLink
esprime immensa soddisfazione per questa vittoria storica in sede
internazionale.
Per
la prima volta un autorevole tribunale internazionale riconosce la
responsabilità delle istituzioni italiane nella mancata tutela dei diritti
umani. La pronuncia della Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) con sede a Strasburgo
è un passo fondamentale anche per rimuovere le condotte politico-istituzionali
lesive dei diritti dei cittadini, condotte che hanno consentito il perpetuarsi
di un evidente inquinamento che ha violato i fondamentali diritti umani, primo
fra tutti il diritto alla vita. In tal senso le leggi Salva-Ilva sono state il
prodotto eclatante di queste condotte lesive dei diritti fondamentali dei
cittadini.
Secondo
i giudici di Strasburgo l’Italia è colpevole della “persistenza di una
situazione di inquinamento ambientale”, che mette a rischio la salute di quanti
vivono nell’area circostante l’impianto industriale. Per la CEDU le istituzioni
“non hanno adottato tutte le misure necessarie per garantire una protezione
efficace” della popolazione. Secondo la stessa Corte, esposti e denunce presso
le autorità nazionali non hanno avuto esito efficace e in questo senso va
considerato che ben 42 esposti alla Procura attualmente giacciono nei cassetti
per via dell'immunità penale concessa ai commissari e ai gestori.
Pertanto
la sentenza della Corte di Strasburgo di oggi è il punto di partenza per chiedere
anche la cancellazione dell'immunità penale.
Attendiamo
il ricorso alla Corte Costituzionale da parte dei magistrati competenti.
Fulvia
Gravame - responsabile nodo PeaceLink Taranto
Alessandro
Marescotti - presidente nazionale di PeaceLink
https://www.peacelink.it/ecologia/a/46070.html