MOTTOLA
– “La
Xylella fastidiosa è dietro l’angolo e la impari a
conoscere solo quando te la
ritrovi in casa”. Così, il presidente della Federazione
Coldiretti Taranto
Alfonso Cavallo, durante il convegno tenutosi presso la
sala convegni di
Mottola, ha voluto sottolineare la necessità di prevenire
e contenere la
diffusione del batterio, che sta portando in Puglia alla
distruzione degli
ulivi.
Un
patrimonio che, come ribadito dall’assessore all’Ambiente
Giuseppe Scriboni,
“rappresenta la nostra identità e la nostra ricchezza da
un punto di vista
economico, ambientale, turistico oltre che affettivo”.
L’incontro,
aperto dal presidente Coldiretti Mottola Francesco
D’Onghia, è servito a fare
corretta informazione sulla Xylella fastidiosa
sottospecie PaucaST53, che
provoca il disseccamento rapido degli ulivi. Secondo le
ultime attività di
monitoraggio e la nuova demarcazione dell’area infetta,
il batterio ha già
colpito la provincia di Taranto. Infatti, il territorio
di Mottola in parte già
rientra nella zona cuscinetto. “Non è stata ancora
individuata una soluzione al
problema, ma se ne può frenare la diffusione”, ha
evidenziato Aldo Raffaele De
Sario, direttore Federazione Coldiretti Taranto –
Brindisi.
“Diffidate
da chi vi dice che il contagio da Xylella si può evitare.
Il primo passo da
compiere per affrontare quest’emergenza è creare un
argine alla disinformazione
e l’errore che sino a oggi si è commesso è stato quello
di considerare la
Xylella come un problema distante”. Così ha iniziato il
suo intervento il professor
Franco Nigro del Dipartimento di Scienze del suolo, della
Pianta e degli
Alimenti dell’Università degli Studi di Bari. Ha voluto
descrivere le
caratteristiche della Xylella, spiegando come si tratti
di un batterio che non
produce spore di resistenza, che non si diffonde
autonomamente né per contatto
né per diffusione aerea. Si diffonde attraverso un
vettore, nella fattispecie il
Philaenus spumarius, meglio noto come “sputacchina
media”. Il batterio è stato trovato
anche sull’amaranto, che è una delle piante infestanti
più radicate dalle
nostre parti.
“Non
esiste una cura e tutti i tentativi che sino ad oggi sono
stati messi in campo per
salvare le piante di ulivo sono serviti solo ad aumentare
il dispendio di
risorse economiche da parte dei proprietari e ad
allungare semplicemente
l’agonia delle piante stesse. Le uniche azioni, che al
momento, possiamo
mettere in campo – ha detto Nigro - sono il monitoraggio,
che serve a conoscere
lo status della diffusione del batterio e la prevenzione
che è prioritaria per
contenere la diffusione del batterio attraverso il
controllo del vettore e
l’eradicazione delle piante infette”.
“Ciò
non esclude – ha detto De Sario - che in questa emergenza
si pensi a sperimentazioni
che possano servire a verificare la resistenza di alcune
cultivar al batterio”.
Ecco
spiegata in sala anche la presenza di Giovanni Melcarne
(presidente del
Consorzio di Tutela Dop Terra D’Otranto). La
sperimentazione, oltre a
confermare i fenomeni di resistenza della cultivar
Leccino, hanno dimostrato
un’ulteriore resistenza della Favolosa al batterio. Si
sta tentando la strada
degli innesti e quello a corona è quello che sta dando
maggiori risposte in
termini di attecchimento. Sono solo tentativi
sperimentali messi in campo nei
territori di Presicce e Ugento dallo stesso Melcarne.
A
chiusura del convegno, l’appello del presidente Cavallo:
“Che la nostra
generazione non sia ricordata per la distruzione del
patrimonio secolare degli
ulivi e che ci sia da parte di tutti l’impegno affinchè
questo non avvenga”.