Per alcuni
la foto che mi ritrae con la bandiera No Tap al fianco del sindaco di
Melendugno Marco Potì sarebbe la prova della mia incoerenza riguardo a Tap. Mi
viene da ridere e anzi, ringrazio chi l’ha tirata fuori. Ribadisco: ero, sono e
sarò contrario all’approdo di Tap a San Foca. Era il 22 ottobre 2013 quando
fissai in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno questo concetto, che da
allora non è mai cambiato. E mi scivolano addosso, oggi, gli insulti che mi
piovono addosso attraverso la scomposta operazione di mistificazione del
mio pensiero, che arriva a dipingermi come “facilitatore del gas”.
Quel che qui
ha davvero importanza non è il sottoscritto, ma è la presa in giro che il M5s e
il sindaco di Melendugno Marco Potì continuano a perpetrare nei confronti di
questo territorio e dei cittadini che in buona fede e legittimamente protestano
contro il metanodotto. Potì, in particolare, si sta rendendo complice di quella
pagliacciata chiamata “analisi costi-benefici” e della propaganda a cinque
stelle, che dice tutto e il contrario di tutto. Cioè niente.
Ora, ammesso
che questa “analisi costi-benefici” sia davvero in corso (a opera di chi?
attraverso quali strumenti? in quali tempi?), mi chiedo: nel caso in cui
dovesse venir fuori che i benefici sono maggiori dei costi, il gas di Tap
diventa all’improvviso buono? Non più mafioso? Non più di Putin? Non più
inutile?
Il cambio di
registro di Potì e di molti amministratori locali nei confronti di questo
governo è il segno tangibile della strumentalità che ha assunto questa
protesta, ed è per questo che io oggi ne prendo le distanze. Per coerenza,
appunto, come dimostra questa foto. Perché nella genuinità di quella battaglia
ci credevo e adesso non più.
Ma capisco
bene che è difficile oggi recitare la parte del capopolo prendendo le distanze
da questo governo, che gode del gradimento più alto nella storia della
Repubblica. Un governo che si professa del cambiamento ma che nei fatti si sta
dimostrando bugiardo e incoerente. Lo so, è difficile andare contro corrente,
mettere i piedi nel fango, dire la verità anche quando non piace, anche quando
è scomoda, anche quando non conviene. Io ci sono abituato, so cosa vuol dire e
i rischi che si corrono. Ma è l’unico modo che conosco di fare politica.
E allora,
invece di dirsi rassicurato dopo il colloquio con Conte a Roma in agosto,
perché Potì non ha chiesto al premier del finanziamento di 500 milioni concesso
giusto il mese prima dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo a
Tap (e se lo ha fatto, non ne abbiamo notizia), per cui anche l’Italia,
attraverso Filippo Giansante, nominato nel board della Banca dal Ministero
Economia e Finanze, ha dato parere positivo? E perché nessuna bandiera No Tap
ha sventolato all’inaugurazione della Fiera del Levante, come negli anni
passati? Ebbene, chi è l’incoerente? Chi oggi guarda alla possibilità concreta
di liberarsi dal carbone - che uccide, che inquina, che ci fa ammalare - o chi
continua a fare il rivoluzionario senza rivoluzione, mentendo sapendo di
mentire? Sia chiaro, che la Tap molto probabilmente si farà non lo dico io, lo
dice questo governo. Lo dice l’imbarazzo del M5s, che su questo tema, come per
tutti i nodi che riguardano le grandi opere, manda avanti Salvini-il-cattivo a
dire le cose che loro non sono in grado di dire. Per incoerenza, appunto.
Diceva
Machiavelli: “la colpa sospettata degli altri è quella che si è già commessa
per sé”.
--
Sergio
Blasi
Consigliere
regionale Pd in Puglia
Mail istituzionale
Facebook