Ecomafie, rapporto
allarmante di Legambiente
Per la Puglia e il Salento
serve una rivoluzione ambientale
Al netto
della grandissima sensibilità ambientale che sembra da queste parti aver
folgorato sulla via di Damasco attivisti di tutte le risme e primi cittadini
sempre disponibili alla disobbedienza civile per il bene delle comunità,
il Rapporto 2018 sulle Ecomafie di Legambiente ci riporta
tutti con i piedi per terra.
Tristemente
ci racconta di una Puglia che al di là degli slogan rimane terra di reati
ambientali e di un Salento con una mai doma passione per la casa al mare o in
campagna - comoda, spaziosa, possibilmente vista mare e abusiva - e
un’inaspettata vocazione per i combattimenti illegali degli animali. Ebbene sì,
il quadro è impietoso.
La
Puglia è al terzo posto in Italia per infrazioni accertate (ben 3mila 119,
il 10,4% delle frazioni commesse in Italia), mentre la
Provincia di Lecce su scala nazionale è ottava per
quanto concerne il racket degli animali, decima per
l’illegalità ambientale (Bari e Foggia rispettivamente all’ottavo e al
nono posto) e tredicesima per il ciclo del cemento (per cui la
provincia di Foggia occupa al quinto posto e Bari al settimo). I numeri, a
differenza della politica, parlano chiaro e non lasciano dubbi: dal punto di
vista ambientale siamo al medioevo. E non tanto per dire.
Preferiamo
spesso la retorica delle proteste portate avanti senza capo né coda, per lo più
strumentalizzate da personaggetti della politica oggi travestiti da
giganti, piuttosto che guardare alla situazione nella sua reale
complessità per indirizzare in modo intelligente e sinergico gli
sforzi. A tal proposito non servono più le parole, serve mettere in pratica al
più presto, a cominciare dal piccolo delle nostre comunità, una rivoluzione
ambientale in grado di mettere in moto politiche virtuose di sviluppo
sostenibile.
Non
propaganda, non rabbia, non disobbedienza fine a se stessa, ma testa, metodo,
competenza e politiche serie. Quelle che ha messo in pratica Giovanni Melcarne di concerto con
il Cnr per quanto riguarda la lotta alla Xylella e che oggi mette a
disposizione della comunità scientifica oltre 1000 alberi di ulivo su quasi 13
ettari, cinque innesti a pianta, con gemme di 440 cultivar di ulivo. In pratica
un patrimonio genetico immenso da cui ripartire per studiare, capire,
approfondire.
Quanto ai
rifiuti, a livello regionale corre l’obbligo di chiudere il ciclo nella
sua interezza che, non mi stancherò mai di ripeterlo, deve essere
interamente pubblico e affidato a un’azienda speciale in grado di prendersi in
carico tanto la costruzione quanto la gestione degli impianti.
Su tutto il
resto occorre vigilare e punire abusi e abusivismi, siano essi esercizi
pubblici o private abitazioni. Case, lidi, discoteche, alberghi, impianti vari.
Nessuna eccezione: altro che complotto nei confronti di Gallipoli, altro che
mobilitazione di artisti e mestieranti dello spettacolo per scongiurare la
chiusura del Parco Gondar. Siamo alle solite proteste senza capo ne coda. Se le
strutture sono illegali o non in regola, vanno chiuse e al massimo adeguate. Se
sono abusive, vanno demolite. Se sono in regola, vanno fatte lavorare al meglio
delle possibilità. Bisogna cambiare pagina. Bisogna fare in fretta.
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Sergio
Blasi
Consigliere
regionale Pd in Puglia
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