Chi
da anni segue la questione Ilva a Taranto non può dimenticare facilmente i dati
scientifici e non può proporre soluzioni ambigue e vaghe per raccogliere
consensi anche tra chi teme un futuro senza la vecchia grande industria. Lo
studio S.E.N.T.I.E.R.I. 2012 evidenziava oltre ad eccessi nelle malattie
tumorali anche quelli nel campo degli effetti acuti. A Taranto si verificano
più infarti ed ictus che nel resto della Puglia. Questo eccesso è collegato
alle polveri sottili, PM10 e simili che trasportano diossina, benzoapirene e
metalli pesanti; sono dati confermati da successivi studi del Centro Salute ed
Ambiente della Regione Puglia. Nei giorni di wind day le polveri sottili
veicolano sulla città sostanze che causano morbilità e incrementi di
ricoveri ospedalieri oltre che assenze dal lavoro.
Chi assume la
responsabilità di tutto questo? E’ lecito tergiversare come fa il M5s che parla
di “chiusura programmata”?
Dopo aver difeso la
costituzione il 4 dicembre 2016, bisogna anche applicarla e non tenerla negli
scaffali. Garantire lo stipendio e il futuro lavorativo dei dipendenti diretti
e indiretti dell’Ilva è una priorità anche per chi chiede la chiusura delle
fonti inquinanti, ma non giustifica la prudenza e il trasformismo a cui stiamo
assistendo quando sui territori si devono affrontare questioni così spinose
come il lavoro e la tutela del diritto alla vita.
Cosa hanno fatto i Governi
e le opposizioni per programmare la riqualificazione e il reimpiego dei
lavoratori ILVA quando si è capito che la produzione dell’acciaio provocava
“malattia e morte” e cioè nel 2012?
Perché i Governi e le
opposizioni hanno sostenuto la produzione di acciaio di un impianto enorme come
l’Ilva Taranto e non delle piccole e medie imprese italiane attraverso
investimenti nelle nuove tecnologie con impianti a norma e lontani dai centri
urbani?
Sappiamo bene che un
impianto come quello di Taranto presenta criticità irrisolvibili anche dopo 12
decreti e un processo produttivo vecchio di 50 anni che provoca incidenti sempre
più frequenti e con gravissime emissioni fuggitive documentate quotidianamente.
Il programma della lista
nazionale Insieme ribadisce la priorità assoluta per la tutela della salute e
individua nelle bonifiche, nella No Tax Area e nei green jobs la soluzione per
affrontare i problemi di tutti i Siti di Interesse Nazionale nei quali vivono
sei milioni di abitanti. Quando la priorità della tutela della salute non viene
rispettata e in più viene concessa l’immunità penale, chi si candida sui
territori deve chiarire la propria posizione e sentirsi libero di parlare
esplicitamente di chiusura delle fonti inquinanti considerato che è l'unico
modo per tutelare la vita e la salute.