ILVA,
rimane in piedi il ricorso al TAR. Spada di Damocle su Arcelor Mittal
Si
apre un 2018 denso di incertezze per ILVA, dopo il ritiro della sospensiva.
Diciamo
subito chiaramente: il ricorso al TAR del Comune e della Regione rimane in
piedi, nonostante il ritiro della sospensiva.
E'
stata ritirata la sospensiva che è cosa diversa dal ricorso al TAR.
Il
TAR si esprimerà dunque nel merito del ricorso attualmente in piedi.
La
sospensiva non riguarda il merito del ricorso. E non era per nulla sicuro che
con la richiesta della sospensiva il governo avrebbe spento gli impianti
ILVA.
Senza
sospensiva i tempi certamente si allungano ma si allunga al contempo il tempo
di incertezza per Arcelor Mittal. Il che, da un punto di vista della politica
aziendale, non è un bene. Se la sospensiva avesse efficacia, Arcelor Mittal
abbandonerebbe subito l'idea di subentrare in ILVA. Ma non perderebbe
denaro.
Dunque
la sospensiva - se accolta dal TAR - avrebbe semplificato le cose per Arcelor
Mittal che sarebbe andata via da Taranto a gambe levate ma senza subire danni
economici.
Cosa
succede adesso che viene meno la sospensiva (con i suoi tempi rapidi) e che
occorrerà aspettare più tempo per un esame nel merito?
Aumenterà
l'incertezza per Arcelor Mittal.
Senza
sospensiva infatti Arcelor Mittal non è posta nella certezza di poter
subentrare in ILVA in maniera duratura e soprattutto ha la probabilità di poter
perdere denaro in caso di esito sfavorevole al TAR.
Come
si vede siamo entrati in una fase in cui l'ILVA diventa un gioco d'azzardo per
Arcelor Mittal e non sarà semplice decidere. Tanto che Arcelor Mittal chiede
"garanzie" (anche finanziarie) al governo e una modifica del
contratto di cessione (che non è pubblico).
Il
2018 si apre come l'anno della massima incertezza, i matematici direbbero che è
uno di quei tipici casi da teoria dei giochi, con i conseguenti "dilemmi
del giocatore".
Senza
la sospensiva il ricorso penderà come una spada di Damocle su una
multinazionale che già ha ottenuto che il contratto di cessione rimanga segreto
e che ora chiede per di più garanzie finanziarie nel caso il TAR dia ragione
agli enti locali, attraverso una modifica del contratto di cessione.
E'
arrivato il momento di chiedere a gran voce che venga reso pubblico il
contratto di cessione dell'ILVA ad Arcelor Mittal.
Sono
giunte varie critiche al ritiro della sospensiva.
Chi
presenta critiche potrebbe però agire in prima persona con un proprio ricorso
al TAR.
Verrebbe
da chiedere per fare un esempio calzante: perché i meet-up non hanno presentato
ricorso al TAR senza rinunciare alla sospensiva? Può essere assolutamente
legittimo - nel "dilemma del giocatore" - scegliere la strada della
sospensiva e far fuggire subito (sempre che venisse accolta dal TAR) Arcelor
Mittal. Ma perché lamentarsi degli altri quando si poteva fare diversamente in
prima persona?
A
mio parere, la strada dell'unità continua oggi ad essere la via mastra per evitare
di apparire i capponi di Renzo. Anzi di Renzi! Quei capponi che nei Promessi
Sposi si beccavano senza pensare che Renzo li portava ad Azzeccagarbugli per
finire nel pentolone.
In
questo momento è importante promuovere la petizione #STOPALDECRETOILVA che in
un paio di giorni ha raccolto quasi duemila firme.
E'
una petizione online diffusa sui social network in maniera virale ed cliccabile
su www.peacelink.it
La
petizione #STOPALDECRETOILVA è lo strumento per creare un'opinione pubblica che
faccia sentire al ministro Calenda la voce dei cittadini: sono già
arrivate PIU' DI DUEMILA FIRME all'ufficio stampa di Calenda e altre centinaia arriveranno nelle
prossime ore. E' un modo per fare capire al governo che il ricorso della
Regione e del Comune ha un consenso di opinione pubblica. Ed è un modo per
rappresentare al Comune e alla Regione l'esigenza assoluta, fortemente diffusa
e condivisa nell'opinione pubblica, di non fare in futuro alcun passo indietro.
Buon
2018 a tutti.
Alessandro
Marescotti
Petizione
#STOPALDECRETOILVA
Manda
la tua firma al ministro Calenda!
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