Quanto accaduto ieri, 23 ottobre 2017, è la
prova che Ilva continua a rappresentare un rischio sanitario inaccettabile ed
insostenibile per gli operai ed i cittadini di Taranto.
Lo stesso stabilimento
e il quartiere Tamburi per molto tempo, nella mattinata di ieri, sono scomparsi
sotto una tempesta di polveri sollevate dal vento che soffiava molto forte dal
quadrante nord-nordovest. Era una giornata di wind day prevista da Arpa Puglia
che pone la stessa allerta anche per i giorni di oggi 24 e domani 25 ottobre.
Cosa hanno respirato le persone? Cosa hanno respirato i bambini del quartiere
Tamburi nelle ore di entrata ed uscita dalle scuole?
E' oramai noto che sulla città non si abbattono
solo polveri di minerale di ferro e carbon fossile stoccati nei parchi al fine
dell’approvvigionamento dello stabilimento Ilva di Taranto ma anche polveri di
rifiuti speciali di vario genere, anche derivanti dal ciclo produttivo degli
impianti. Questi cumuli sono stoccati in diversi punti dello stabilimento, non
soltanto nei parchi minerali: polverino e fanghi di altoforno ed acciaieria,
scaglie di laminazione, scorie di acciaieria da deferrizzare, fanghi derivanti
dal dragaggio dei canali di scarico, cumuli di polveri derivanti le pulizie
industriali.
Diversi mesi fa Peacelink ha chiesto a mezzo
pec alle istituzioni preposte di conoscere l'ubicazione di questi cumuli e le
modalità di gestione degli stessi: se stoccati all'aperto o in ambienti chiusi,
e se stoccati in aree con pavimentazione di contenimento. Non abbiamo ricevuto
nessuna risposta! Di conseguenza abbiamo proseguito le nostre ricerche con la
documentazione disponibile in rete e informazioni e fotografie autonomamente
reperite da Peacelink. In base anche alla stessa documentazione della domanda
di AIA di AM InvestCo, presente sul sito del Ministero dell'Ambiente, riteniamo
che questi cumuli siano stoccati nei parchi, in zona Mater Gratiae e in diverse
aree dello stabilimento senza nessuna copertura né contenimento, pertanto
l'azione degli agenti atmosferici porta sulla città di Taranto queste polveri
che si posano su ogni cosa: entrano nelle case, si posano sui balconi, sugli
indumenti stesi, su frutta ed ortaggi coltivati nelle aree agricole
circostanti. Tutto ciò rappresenta un serio rischio sanitario inammissibile. Lo
ribadiamo da circa un anno da quando Peacelink nel settembre del 2016 ha
lanciato la campagna "Non toccate quelle polveri": chiunque esegua le
pulizie casalinghe dovrebbe munirsi di mascherina adatta al quel tipo di
particolato e guanti in nitrile. Le spese di acquisto per questi dispositivi di
protezione individuale e le stesse spese di pulizia dovrebbero essere sostenute
da chi inquina! Chi inquina paga! Ma cosa più importante non dovrebbe
inquinare!
La situazione è ancor più grave se consideriamo
che per i prossimi wind day accadrà quello che è accaduto ieri e tutto questo
accade da molti anni perché alcuni di questi cumuli giacciono nelle aree Ilva
da diversi anni perché poste sotto sequestro dalle autorità giudiziarie.
Inoltre questi rifiuti sono interessati, al fine dello smaltimento, dalle
prescrizioni del piano rifiuti prot. n. 4/U/11-12-2014 del DPCM del 14 marzo
2014 approvato successivamente con decreto legge. Cosa ancor più preoccupante è
che nella domanda dell'acquirente AM InvestCo si pone l'obbiettivo di smaltire
questi rifiuti nel 2023. Nella giornata di ieri, inoltre, si è verificato un
vistoso incendio, sempre nello stabilimento Ilva, presso il treno nastri 2, in
area acciaieria2. Anche questi fumi prodotti dalla combustione avvenuta presso
il treno nastri, avvertiti e documentati dai cittadini, a causa dei venti si
sono diretti verso la città.
Questa drammatica situazione rappresenta per i
cittadini di Taranto un diritto negato. Ai cittadini di Taranto semplicemente
si nega la possibilità di vivere come tutti gli altri cittadini italiani.
In
merito a questi cumuli di rifiuti industriali e a ciò che accade nei giorni di
wind day Peacelink sta definendo un documento che farà parte di un dossier
principale che a sua volta raccoglierà tutte le criticità ambientali
rappresentate dall'Ilva di Taranto nel corso dell'anno 2017. Peacelink conta di
depositare questo dossier a mezzo esposto presso la Procura della Repubblica di
Taranto a fine novembre. Tutti i cittadini di Taranto potranno sottoscrivere
l'esposto firmando i moduli preposti che saranno disponibili in alcuni punti
predefiniti della città. Inoltre daremo la possibilità di firmare questo
esposto, anche se queste firme avranno solo una valenza morale, tramite
internet per dare così la possibilità a tutti di partecipare; contiamo infatti
di coinvolgere i tarantini fuori sede ma anche cittadini e associazioni del
territorio nazionale che condividono le nostre denunce. Nei prossimi giorni
diffonderemo le modalità di partecipazione a #espostoilva2017.
A questo link tutte le foto
https://www.dropbox.com/sh/7ov48lnacv3br6l/AABgQMEbFDOsyZZTJJxkQ-iEa?dl=0
Per
l'associazione Peacelink
Fulvia
Gravame, Antonia Battaglia, Alessandro Marescotti, Luciano Manna