Le parole della Cgil su Colacem portano indietro il dibattito di
50 anni.
Sempre dalla parte dei lavoratori, ma senza salute non c’è lavoro
“Sono stupito e rammarico dai tempi e dai modi in cui Cgil
Lecce e Fillea Cgil Lecce intervengono sul caso Colacem,
lanciando accuse generiche contro il lavoro dei consiglieri regionali e riportando
indietro il dibattito su salute e lavoro di almeno 50 anni.
Non conosco quali siano le “illazioni” o “le supposizioni” di chi “siede ai tavoli del
Consiglio” a cui si riferisce la Cgil, ma credo che pretendere chiarezza e
rispetto delle regole da parte di chi fa impresa sul territorio sia non solo
legittimo ma doveroso, soprattutto quando di mezzo c’è la salute dei
cittadini e quindi anche degli stessi lavoratori di Colacem, indotto compreso.
Personalmente ero e sono al fianco dei lavoratori, di tutti i
lavoratori.
Lo sono per formazione politica e culturale. Per questo oggi stento a
comprendere le ragioni poste in essere da Cgil Lecce Fillea Cgil Lecce quando
denunciano un clima di inquietudine da parte dei lavoratori di Colacem senza
però entrare nel merito della questione e attribuendo genericamente le cause di
questo clima alla politica. Troppo facile, così: se non è qualunquismo poco
ci manca.
Credo invece che per quanti hanno a cuore la cultura del lavoro,
il caso Colacem porti oggi a galla ben altre inquietudini, derivanti dal fatto
che esistano ancora dei contesti lavorativi in cui viene messa a rischio la
salute di chi li frequenta. Anche di questo parlano le 10 associazioni dei medici
e i sindaci dei Comuni coinvolti quando chiedono di non subordinare
la Vis (Valutazione impatto sanitario) all’Aia e anzi di integrarla nei
lavori della conferenza dei servizi avviata per il rinnovo dei permessi a
Colacem.
Quanto alle vicende giudiziarie in corso, mi chiedo e chiedo
alla Cgil Lecce come mai non abbia tra le sue priorità la pretesa della verità,
di sapere cioè se anche Colacem ha acquistato da Enel le stesse ceneri
contaminate da metalli pesanti - che gli inquirenti ritengono essere pericolose
per la salute - acquistate dall’Ilva e dalla Cementir di Taranto. Ma non solo. Mi
chiedo e chiedo a Cgil Lecce e Fillea Cgil Lecce (e ai sindacati tutti) come
mai non si siano mai fin qui poste il problema di pretendere da Colacem,
proprio in virtù della tutela del diritto alla salute dei lavoratori che
rappresentano, la copertura dei carbonili. Quei carbonili che oggi
l’azienda promette di costruire nei prossimi quattro anni e che personalmente
ritengo essere un tempo incongruo, perché vanno sommati ai 60 in cui Colacem ha
lavorato senza preoccuparsi (e senza che nessuno lo pretendesse) di mettere in
sicurezza la conservazione del carbone.
La Cgil Lecce afferma che “le maestranze devono essere messe in
condizione di lavorare serenamente”. Vero, sono pienamente d’accordo. Mi chiedo
però con quale serenità possa lavorare una maestranza sapendo di mettere a
repentaglio ogni giorno la sua salute. Oppure, peggio ancora, non sapendo di
farlo e quindi non pretendendo le legittime tutele. Il concetto è semplice: senza
salute non c’è lavoro. Un concetto che, anche alla luce delle esperienze
industriali che attraversano il sud della Puglia, dovrebbe essere ovvio ma che,
evidentemente, ancora non lo è.
Da
parte mia, dunque, nessuna strumentalizzazione sul caso Colacem, ma solo una
sacrosanta richiesta di chiarezza e di verità per il bene dei lavoratori e
delle comunità locali”.
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Xylella, bene il reimpianto degli ulivi. Ma siamo solo all’inizio.
Adesso occorre recuperare il tempo perso
“Il via libera dell’Ue al reimpianto di nuove cultivar di Ulivo nel Salento è senz’altro una buona notizia per il territorio e per tutti quegli operatori di settore, dagli olivicoltori ai vivaisti, che ormai da troppo tempo erano in attesa di sapere da Bruxelles in che modo proseguire la lotta alla Xylella fastidiosa senza incappare in sanzioni. Ma non è il caso di gioire: non siamo che all’inizio di un cammino ancora molto lungo e che, allo stato attuale dell’arte, resta tutto in salita. Soprattutto per la Regione Puglia, che adesso è chiamata a recuperare il tempo perso e a mettere in campo azioni concrete, non solo per fronteggiare l’emergenza ma anche per supportare l’intero comparto olivicolo-oleario. In questo senso è rassicurante che il Comitato fitosanitario abbia stabilito il rafforzamento delle ispezioni in quei siti europei che coltivano particolari specie, tra cui ulivo, oleandro e mandorlo, poiché solo attraverso un monitoraggio costante e approfondito è possibile avere contezza del proliferare della batteriosi.
La Regione, da parte sua, dovrà altresì porsi il compito di tutelare la ricerca scientifica, di favorire le pratiche agricole virtuose e, contestualmente, di contrastare il diffondersi di quei focolai di ignoranza che spesso si traducono in azioni di ostacolo alla ricerca scientifica. Un’epidemia, questa, più pericolosa della Xylella stessa”.
Sergio
Blasi
Consigliere
regionale Pd in Puglia
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