“Esprimo
il mio dissenso verso l’ipotesi di accorpamento delle Asl pugliesi e chiedo al
presidente Emiliano, senza alcun intento polemico, una maggiore condivisione
delle scelte strategiche nel merito di una riforma del sistema sanitario
regionale.
La
riforma proposta, che prevede il dimezzamento delle aziende ospedaliere da 6
a 3 attraverso l’accorpamento delle Asl di Lecce, Brindisi e Taranto per il
sud della Puglia e di Bari, Barletta, Andria e Trani per il nord, con la sola
Asl di Foggia a giocare una partita a sé, non risponde a una visione
integrata di politica sanitaria. Non vi è, in questa riforma, alcuna
traccia delle esigenze del cittadino e dei territori, quindi, di un complessivo
efficientamento delle performance sanitarie regionali. Ciò che invece
traspare in modo sostanziale è una logica di contenimento dei costi priva di
contenuti. Così com’è, la riforma sanitaria proposta da Emiliano andrebbe
sostanzialmente a tagliare i costi delle dirigenze (e dei relativi indotti di
segreteria e staff) e degli organismi interni alle Asl soppresse (Collegio
sindacale, Organismo indipendente di valutazione, Collegio di direzione,
Consiglio dei sanitari, Comitato unico di garanzia, eccetera).
Ebbene, mi chiedo quale sia l’entità di questo risparmio - giacché
alcun dato ci è stato fornito nel merito - a fronte della prospettiva di
generare un pantano amministrativo nel breve e medio periodo e, nel
migliore dei casi, a una vaga ipotesi di risparmio nel lungo periodo. Accorpare
le Asl di Lecce, Brindisi e Taranto significa pensare a una maxi azienda
sanitaria con un’utenza di circa 2 milioni di cittadini suddivisi in tre
province con specifiche esigenze (quando non emergenze) sanitarie. Con quali
benefici per il cittadino? quali costi in termini organizzativi, sociali e
lavorativi? quali risparmi per la spesa pubblica?
A queste domande chiare e scevre da qualsiasi polemica attendiamo
ancora risposte di eguale limpidezza e onestà politica e chiediamo al
presidente Emiliano e alla sua giunta un confronto aperto e approfondito nel
merito della riforma.
Anche perché da quanto emerge dall’esperienza di altre regioni
italiane - come il Veneto, la Lombardia o la Toscana - che hanno da poco
approvato riforme sanitarie pensate solo in un’ottica di accorpamento - in virtù
di quello che molti analisti definiscono “mantra dei risparmi” - non
emerge alcun risultato statisticamente significativo circa l’efficacia clinica,
l’efficacia preventiva, l’esperienza del paziente, l’accessibilità, la
performance finanziaria e il coinvolgimento dei dipendenti. Non esiste,
quindi, nessun automatismo tra l’aumento delle dimensioni dei bacini di utenza
della singola Asl e i miglioramenti nella performance del sistema sanitario.
Lo stesso Veneto, forte di un sistema sanitario piuttosto evoluto per qualità
clinica ed efficienza amministrativa con un bacino di 5 milioni di abitanti
(circa un milione in più della Puglia), ha optato per un accorpamento che
comunque garantisce un’Azienda ospedaliera per provincia, passando da
21 a 9 e istituendo un’Azienda zero per il coordinamento
amministrativo e gestionale che si avvale di personale in mobilità della
Regione, dalle Aziende sanitarie soppresse e dagli altri Enti territoriali. Un
modello organizzativo sulla carta più attento e connesso ai territori, entrato
in vigore dal primo gennaio di quest’anno, ma che è al momento sotto la lente
di ingrandimento per valutarne le ricadute.
In altri termini, con la logica degli accorpamenti
indiscriminati, basati un pensiero di taglio lineare dei costi, si
rischia di ottenere nessun risparmio reale, nessuna economia di scala,
nessun beneficio organizzativo. E di favorire la “distanza” tra il
vertice e le “linee operative”, tra la Asl e le sue strutture, tra chi gestisce
la sanità pubblica e chi ne usufruisce.
Più opportuno sarebbe, in tema di politica sanitaria rivolte al
cittadino, sbloccare in tempi rapidi gli adempimenti preliminari per
l’edilizia ospedaliera regionale così da stringere i tempi e le maglie del potenziamento
della medicina del territorio, come previsto dal piano di riordino
ospedaliero approvato a marzo nel 2017”.
--
Sergio
Blasi
Consigliere
regionale Pd in Puglia
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