Peacelink
ha chiesto al Dipartimento di prevenzione della Asl di Taranto i risultati
delle analisi effettuati sui mitili. Il dipartimento ci ha risposto chiedendo
il nulla osta al responsabile della Struttura Burocratica Legale al fine di
consegnarci quanto richiesto. Ma c'è bisogno di queste trafile burocratiche per
conoscere i dati o questi dovrebbero essere pubblici ed accessibili al pubblico?
"L’ASL/TA avverte la popolazione
dei rischi sanitari derivanti dal consumo di frutti di mare del tutto privi di
qualsiasi forma di tutela. A seguito delle note vicende che hanno
interessato il comparto della mitilicoltura tarantina negli ultimi anni, la Regione
Puglia, il Comune di Taranto e l’ASL /TA hanno messo in atto una serie di
attività dedicate alla regolarizzazione degli impianti insistenti nel Mar
Piccolo e Mar Grande di Taranto, alla sorveglianza delle zone di produzione ed
al controllo della vendita dei mitili sull’intero territorio al fine di
tutelare la salute pubblica".
Questa nota (che si può leggere qui in
versione integrale) è l'unico risultato che appare nel sito della Asl di
Taranto se nel campo ricerca dello stesso sito si inserisce la parola
"cozze" o "mitili". Una news pubblicata a luglio 2013. Nel
sito web nessuna altra traccia di notizie o informazioni relative ai mitili di
Taranto, tantomeno alle analisi effettuate nel corso di questi anni tranne
che nella sezione del Dipartimento di Prevenzione, con a capo il dott.
Michele Conversano, dove si trovano le descrizioni dei suoi servizi e nell'area
documenti un solo file disponibile in download con il titolo:
"RAPPORTI DI PROVA PER RICERCA
DIOSSINE, PCB E METALLI PESANTI IN CAMPIONI DI PESCI E MOLLUSCHI IN PERIODI
ANTECEDENTI AL 2008, EFFETTUATI NEL MAR JONIO DI TARANTO".
Un documento, appunto come descritto nel titolo, con i rapporti di
prova antecedenti al 2008, pubblicato nel novembre del 2015 con aggiornamento a
dicembre 2016. Numeri che non fanno ben sperare se si vogliono conoscere i
risultati dei rapporti di prova degli anni recenti. Con questi tempi di
pubblicazione, facendo una stima, possiamo dire che i risultati delle analisi
effettuate nel 2017 potremmo leggerli nel 2024. Pronostici a parte ci chiediamo
perché i risultati delle analisi effettuate dalla Asl di Taranto negli ultimi
anni non sono disponibili al pubblico che ne vuole prendere visione.
Quali sono i risultati
ottenuti dai rapporti di prova per la ricerca di dissine, pcb e metalli pesanti
nei mitili allevati a Taranto relativi agli ultimi anni? Qual è la qualità
della cozza che oggi arriva sulle tavole dei tarantini?
Per esaudire la nostra curiosità, curiosità scaturita dalla
preoccupazione per nostra salute e per quella già seriamente compromessa di
tutti i cittadini di Taranto, come Associazione Peacelink abbiamo scritto alla
Asl di Taranto, a mezzo pec, in data 7 settembre 2017 chiedendo i risultati
delle analisi microbiologiche, chimiche e biotossicologiche effettuate negli
anni 2015, 2016 e 2017 sui mitili di Taranto allevati nel Mar Piccolo e Mar
Grande sottolineando che è importante avere i risultati delle analisi
effettuate sull'intera filiera, sino all'ultimo step, cioè il banco di
vendita.
Vorremmo scongiurare un ulteriore episodio di contaminazione delle
cozze di Taranto ma i recenti fatti di cronaca non fanno ben sperare e
metterebbero in allerta chiunque. Facciamo un piccolo passo indietro prima di
arrivare alle cronache di oggi. Nel 2011 il presidente del Fondo Antidiossina,
Fabio Matacchiera, insieme al presidente dell'Associazione Peacelink,
Alessandro MArescotti, denunciano in una conferenza stampa valori elevati di
diossine e pcb nei frutti di mare prelevati nel primo seno del Mar Piccolo di
Taranto. A seguito di questa denuncia la stessa Asl dovette adoperarsi per
verificare i dati che scaturirono dalle analisi autonome, commissionate grazie
alle disponibilità economiche del Fondo Antidiossina, provenienti da donazioni
spontanee, ed effettuate presso i laboratori dell'Inca di
Venezia (Consorzio Interuniversitario Nazionale di Chimica per
l'Ambiente). Le successive analisi che la Asl fece dopo quelle degli
ambientalisti confermarono i superamenti dei limiti di legge in primavera e
decretarono nell'estate dello stesso anno la morte delle cozze allevate nel
primo seno del Mar Piccolo destinandole al macero. Di seguito, sempre la Asl di
Taranto, emanò l'Ordinanza n. 1989 dell’ASL del 22.07.2011 con blocco del
prelievo e della movimentazione di tutti i mitili allevati nel primo seno Mar
Piccolo di Taranto a cui seguì l'Ordinanza n. 188 del 2016 della Regione
Puglia.
Ma cosa accade oggi? Anche se è vietato l'allevamento delle cozze
nel primo seno del Mar Piccolo molti mitili che sono messi in commercio
provengono proprio da quello specchio di mare e proprio per questo c'è il serio
rischio che si stiano mettendo in commercio cozze contaminate. A dicembre del
2016 Peacelink ha documentato con alcune fotografie inviate alla Procura della
Repubblica e al comune di Taranto diverse intallazioni di allevamenti abusivi
che erano presenti a pochi metri dalla banchina di Via Garibaldi proprio sotto
i pescherecci che a quella banchina attraccavano. Ci fu un intervento dei
sommozzatori della Guardia di Finanza che sequestrò il prodotto illecito e che
metteva a serio rischio sanitario chi lo acquistava. Ma quelle probabilmente
non erano le uniche, sono presenti altri allevamenti abusivi nel primo seno del
Mar piccolo e i recenti sequestri confermano la provenienza.
Oggi infattii diversi sequestri effettuati hanno confermato che i
mitili messi in commercio provengono dal primo seno del Mar Piccolo così come
conferma la stessa Guardia Costiera in virtù anche del fatto che molte di
quelle allevate nel secondo seno sono morte a causa delle elevate temperature
raggiunte dal mare.
Guardia
Costiera: resta alta l’attenzione sui molluschi bivalvi (cozze nere) –
sequestrati oltre quattro quintali di prodotto nocivo per la salute .
Sottoposti a sequestro anche sette chili di datteri di mare:
"Sarebbero ben presto
finiti sulle nostre tavole, gli oltre quattro quintali di molluschi bivalve
(cozze nere) che, nell'ambito di verifiche dirette alla tutela della salute
pubblica inerenti la filiera della pesca, personale della Sezione Polizia
Marittima appartenente alla Capitaneria di Porto – Guardia Costiera di Taranto,
ha sottoposto a sequestro giudiziario, perchè privi di ogni
documentazione/certificazione sanitaria attestante l'edibilità del prodotto,
trattandosi di prodotto proveniente dal Primo Seno del mar Piccolo di Taranto e
quindi prelevato in violazione dell'Ordinanza n. 1989 dell'ASL di Taranto del
22.07.2011 e dell'Ordinanza n. 188 del 2016 della Regione Puglia".
A seguito
di questo sequestro nelle edizioni del 7 settembre 2017 il Quotidiano di Puglia
titolava "Scatta il sequestro per quattro quintali di cozze
pericolose" e La Gazzetta del Mezzogiono "Cozze nocive nuovo blitz
della Capitaneria".
A questo
punto però è d'obbligo la domanda al dott. Conversano. Gentile dottore, vuole
che la responsabilità di asserire che oggi in commercio a Taranto ci sono cozze
contaminate se la debbano prendere i quotidiani locali o ci dite voi, in quanto
organi competenti ed al fine di evitare allarmismi, quali risultati abbiamo
ottenuto a seguito delle recenti analisi fatte sulle cozze di taranto?
La vostra
risposta alla nostra pec non è esaudiente, ci avete risposto chiedendo il nulla
osta, per darci quanto vi abbiamo chiesto, al responsabile della struttura
burocratica legale. E siamo ancora in attesa.
Le cozze
oggi in commercio a Taranto sono contaminate o no? E quelle dei mesi e degli
anni precedenti che abbiamo già consumato nelle tavole erano contaminate o no?
In ultimo come abbiamo già
denunciato ad agosto con questo articolo l'intera
filiera sembra essere gestita nella totale illegalità ed è evidente come la
situazione sfuggita di mano alle istituzioni ponga a serio rischio la salute
dei cittadini.
Luciano Manna
Associazione Peacelink