da Valerio
L'Abbate
Assistente Deputato Giuseppe L’Abbate
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Dopo
aver approvato una storica legge per incentivare la filiera della canapa in
Italia, il M5S torna a pressare il Governo per l’emanazione delle nuove soglie
per i livelli di Thc presenti negli alimenti, nei cosmetici e nei prodotti
derivati
L’Italia
agricola ha atteso ben 60 anni una normativa per ridare slancio a un settore
economico radicato nella nostra identità storica ma, incredibilmente,
abbandonato negli anni. Con la legge Lupo pubblicata in Gazzetta
Ufficiale il 30 dicembre 2016, infatti, il Movimento 5 Stelle è riuscito a far
approvare misure di sostegno e incentivazione alla filiera della canapa
industriale, una delle filiere produttive strategiche per lo sviluppo di
numerose aree del nostro Paese nonché in grado di dare impulso in molti settori
determinanti come edilizia, alimentare, cosmetico, tessile, cartario,
farmaceutico, agromeccanico e meccano-tessile. Tre le maggiori novità
introdotte dalla legge Lupo: per le varietà che contengono fino allo 0,2%
di Thc non è necessaria l’autorizzazione; i controlli vengono eseguiti da un
unico soggetto e la percentuale di Thc consentita potrà oscillare sino allo
0,6%; e, infine, ben 700mila euro annui per gli impianti di trasformazione.
“Il
nostro obiettivo era quello di dare nuova linfa vitale e brio alla filiera,
superando finalmente la confusione legislativa che negli ultimi anni ha portato
non poche difficoltà – dichiara Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in
Commissione Agricoltura a Montecitorio – I punti su cui interviene la
normativa da noi proposta e fatta approvare dal Parlamento sono strategici per
il rilancio della canapa industriale ma, tuttavia, resta ancora un nodo da
sciogliere”.
Il
riferimento è all’articolo 5 relativo alle “Disposizioni per la
promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”
che prevede che il Ministero della Salute, entro sei mesi dalla data di entrata
in vigore della legge, avrebbe dovuto provvedere all’aggiornamento del Testo
Unico, definendo in un’apposita tabella i livelli massimi di residui di THC
ammessi nei derivati alimentari, nei preparati erboristici e fitoterapici e
nei cosmetici ottenuti dalle diverse parti della pianta della canapa.
“Ciò,
purtroppo, non è ancora avvenuto nonostante un ordine del giorno approvato
dalla Camera. Per questo abbiamo presentato un atto parlamentare per
sollecitarne l’attivazione da parte del ministro Lorenzin – prosegue
L’Abbate (M5S) – Appare fondamentale, infatti, un chiarimento del
Governo a riguardo così da rilanciare il settore della canapa sia dal punto di
vista agricolo che alimentare, poiché la situazione italiana risulta ancora
ambigua e il rischio di investire economicamente in questa filiera è ancora
troppo alto. L’attivazione dell’articolo 5, pertanto, è di sostanziale
importanza poiché reca norme per il sostegno e la promozione della coltivazione
e della filiera della canapa, quale coltura in grado di contribuire alla
riduzione dell’impatto ambientale in agricoltura, alla riduzione del consumo
dei suoli e della desertificazione e alla perdita della biodiversità, nonché
come coltura da impiegare come possibile sostituta di colture eccedentarie e
come coltura da rotazione. A questo punto – conclude il deputato
pugliese 5 Stelle – vogliamo, dunque, conoscere a che punto sia
l’adozione del decreto previsto dall’articolo 5 e ci auguriamo che il ministro
Lorenzin, dinanzi al nostro sollecito, non rimanga inerme e metta in pratica
quanto stabilito dalla legge”.