Ad agosto del 2016 la Regione Puglia, con apposita delibera, avviò il
procedimento per la redazione di un testo di legge relativo allo sviluppo del
territorio di Taranto, annunciata sui mass media dal presidente Emiliano come
“Legge speciale per Taranto”, e affidata al coordinamento del consigliere
regionale, Gianni Liviano.
La delibera raccomandava l’adozione di un processo partecipativo
in cui rendere protagoniste, giustamente, la popolazione e le organizzazioni
del territorio; motivo per il quale chiedemmo ed ottenemmo di prendervi parte
in maniera ufficiale a mezzo PEC.
Apprendiamo da testi ufficiali regionali come la proposta di
disegno di legge sia stata varata a fine marzo del 2017, con il “Disegno di legge n.32 del
28/3/2017” “Indirizzi per lo sviluppo e la coesione economica e sociale del
territorio di Taranto,_ Atto 5O2/A”, e in attesa del parere
di diverse commissioni regionali, ma né la popolazione, né Tuttamialacittà, né
tante altre realtà del territorio accreditatesi, sono mai state convocate per
la costruzione partecipata prevista.
A dire il vero, scorrendo invece l’elenco degli “incontri
ufficiali per l’emersione partecipata delle direttrici strategiche”,
apprendiamo come il gruppo di lavoro locale istituito il 28/09/2016 alla
“Università Lumsa”, abbia promosso solo incontri prevalentemente istituzionali,
con alcune delle organizzazioni di categoria, con soggetti locali scelti a
livello discrezionale, e alcuni neanche identificati (ad esempio dei presunti
“giovani creativi” il 29/11/2016).
Cose ancora più gravi sono la gestione privatistica degli
incontri tenuti per buona parte presso la sede dell’associazione “La Città che
vogliamo” di cui fa parte il consigliere Liviano, e l’interpellazione di
soggetti chiamati non si sa a quale titolo, su tutti l’ex Presidente della
Provincia Gianni Florido (ascoltato il 12/10/2016), attualmente semplice
cittadino e indagato per concussione nel maxi processo “Ambiente Svenduto”.
Per quanto riguarda il testo invece, ne abbiamo potuto
constatare tutti i limiti. Si tratta di alcune pagine contenenti una generica
dichiarazione di intenti del tutto aleatori, laddove non proprio imprecisi, che
rimandano peraltro alla Regione il compito di individuare successive azioni
concrete. L’art. 3 è quello in cui vengono enunciati gli obiettivi, fra i quali
spicca il comma b2, col quale si prevede “la semplificazione delle procedure
di autorizzazione ambientale per le attività economiche appartenenti a classi
non inquinanti”, mentre vale la pena ricordare che le norme in vigore
prevedono che le autorizzazioni di tipo ambientale si applichino alle sole
"attività industriali e agricole che presentano un notevole potenziale
inquinante". C’è poi l’appello ad individuare iniziative finalizzate “alla
programmazione di infrastrutture e servizi avanzati in grado di far emergere
nuovi fattori competitivi per lo sviluppo economico e occupazionale” (comma
a4), “alla diffusione dell’innovazione” (a5), o il comma ‘f’ col quale “far
crescere il tasso di permanenza dei giovani, promuovendo l’occupazione
giovanile, la diffusione di innovazione, l’emersione dei talenti e della creatività
(…), l’attrattività territoriale, il riuso di spazi e beni pubblici per
attività creative, innovative e sostenibili”.
Sinceramente la condizione di Taranto meritava molto più di un
disegno di legge generico per enunciare queste assolute ovvietà. Siamo dunque
all’assurdo di avere atti ufficiali che individuano solo delle linee di
indirizzo.
Eppure gli intendimenti della delibera regionale che
dette avvio alla costruzione della legge erano chiari: siccome Taranto è
fanalino di coda in Puglia quanto a presentazione di progetti da candidare a
finanziamenti europei e regionali, si intendeva creare un coordinamento stabile
fra strutture regionali e territorio per rafforzarne le capacità progettuali.
Ciò anche in termini di pianificazione urbanistica, ambientale, turistica e
culturale.
Il problema è che si è cercato di colmare il gap di inefficienza
consegnando il compito a chi lo era altrettanto.
Non vorremmo che qualcuno volesse fare di questo disegno di
legge una questione personale, prima ancora che istituzionale.
Ci piacerebbe che qualche autorità regionale ci desse qualche
risposta ufficiale sui fatti elencati, anche perché, per fortuna, stiamo
parlando ancora di uno “schema di disegno di legge”, a cui seguirà
l’elaborazione del Piano strategico di Sviluppo denominato “Taranto Futuro
Prossimo”, col quale la Regione programmerà operativamente azioni e risorse da
mettere in campo per il territorio.
Sperando che, almeno in questo ambito, potrà esserci piena
partecipazione della comunità locale al processo decisionale.
Disegno di Legge regionale per Taranto
#Tuttamialacittà Taranto