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NOTA STAMPA: Istanze per Taranto al Ministro De Vincenti
lunedì 27 marzo 2017

da giustiziapertaranto@gmail.com


 

 

COMUNICATO STAMPA

Giustizia per Taranto consegnerà oggi 10 istanze urgenti al Ministro De Vincenti

 

Questo pomeriggio sarà a Taranto il Ministro per il Mezzogiorno e la Coesione Territoriale, Claudio De Vincenti, per la premiazione dei progetti vincitori del bando Invitalia sulla Città Vecchia.

Al momento non è certo se il Governo stanzierà nel Contratto Istituzionale di Sviluppo i fondi necessari alla realizzazione dei progetti previsti - ora al vaglio del Comune - ma questa premiazione serve, tutto sommato con poco, a dare l’ennesima parvenza di attenzione per Taranto. Anche per questo, coerentemente con gli intendimenti di Giustizia per Taranto, oggi avvicineremo in Ministro per consegnargli un documento che, aldilà delle consuete passerelle, metta il Governo di fronte alle sue enormi responsabilità e contraddizioni nella drammatica situazione di Taranto.

Vi sono ricomprese dieci istanze urgenti per Taranto, che già nello scorso novembre furono consegnate al Prefetto di Taranto in occasione di un sit in molto partecipato che seguì all’ennesima morte sul lavoro all’interno dell’Ilva, quella di Giacomo Campo. Si tratta di istanze largamente condivise e portate in piazza con la grande manifestazione del 25 febbraio, che riprendiamo affinché vi siano date risposte. Sono forti della sottoscrizione di oltre 1.500 persone, le cui firme verranno pure consegnate al Ministro. Furono consegnate al precedente Prefetto ed al nuovo; al precedente Presidente del Consiglio ed a quello attuale, lo ripresentiamo senza demordere.

 

In esso pretendiamo che non vi siano sconti nei Piani ambientali dei nuovi acquirenti e che si proceda, in primis, con la messa in sicurezza delle matrici ambientali: le cifre proposte dalle cordate che hanno manifestato interesse per Ilva sono ridicole in confronto agli oltre otto miliardi che i custodi giudiziari, nell’ambito del processo “Ambiente Svenduto”, dissero sarebbero stati necessari per la bonifica del sito di Taranto. Ora è tempo di pensare ai tarantini e non al profitto, in nome del quale ci ammaliamo e moriamo da decenni.

 

- Pretendiamo l’applicazione del principio europeo del “chi inquina paga”, senza aggiungere ai danni ambientali, la beffa di doverne pagare, anche economicamente, le conseguenze.

 

- Pretendiamo il ricorso ai fondi europei per le aree industriali in crisi (FEG) a cui i Ministeri competenti non fanno ricorso, pur avendo dichiarato Taranto “area in situazione di crisi industriale complessa”. Fondi grazie ai quali si potrebbero riqualificare professionalmente le maestranze dell’Ilva, per impiegarle nelle stesse bonifiche del territorio. Fondi che sono dedicati anche all’accompagnamento dei lavoratori verso nuovi impieghi. Magari proprio nell’ambito delle economie verdi, che sono ovunque in fortissimo sviluppo.

 

- Pretendiamo, in ragione delle evidenze ambientali e ispettive condotte dall’Ispra, la revoca dell’Autorizzazione Integrata Ambientale concessa all’Ilva e la conseguente chiusura degli impianti. E’ finito il tempo dei raggiri, tenere aperta quella fabbrica e mantenere la nostra città in costante emergenza occupazionale e sanitaria, conviene solo a politica e banche creditrici.

 

Con i  fondi stanziati per le migliaia di cassa integrati, con quelli delle perdite che registra ogni giorno Ilva (2,5 milioni di euro al giorno!), quelli che verranno stanziati probabilmente per il tramite di Cassa Depositi e prestiti, quelli sanitari ed ambientali e quelli infine, ancor più probabili, delle multe che saremo costretti a pagare all’Europa per presunti aiuti di Stato all’Ilva, si potrebbero disegnare nuovi e straordinari scenari per Taranto. Noi saremo lì anche per questo.

 

Qui il link per firmare la petizione on line:

https://www.change.org/p/istanze-urgenti-ilva

 

 

In allegato il documento con le istanze ambientali sottoscritte da 1550 cittadini e, in aggiunta, quello sulle alternative di sviluppo precluse dalle politiche di Governo.

 

 

Per i giornalisti interessati: la nostra delegazione si darà appuntamento alle ore 15 sul marciapiede di corso Due Mari, in prossimità del canale navigabile, per poi procedere verso il castello Aragonese per la consegna del documento.

 

Referenti per la stampa

Valentina Occhinegro, tel. 392.5947153,

Massimo Ruggieri, tel. 339.7774501

 


******************************************

Taranto, 24 marzo 2017

 

Spett.le Presidenza del Consiglio dei Ministri

 

Oggetto: Richiesta istanze urgenti per Taranto

 

Sig. Presidente,

con la presente, i movimenti di cittadini “Tuttamialacittà” e “Giustizia per Taranto” intendono sottoporre alla Sua attenzione i seguenti punti in merito alla situazione ambientale, sanitaria e sociale della città di Taranto.

Le ispezioni dell’Ispra hanno ben evidenziato come gli impianti dell’Ilva di Taranto non siano a norma e le prescrizioni più importanti, previste nell’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata nel 2012, non ottemperate. Al loro rispetto era vincolato il parere della Corte Costituzionale nella sentenza contro la costituzionalità della Legge n. 231 del 20 dicembre 2012, la cosiddetta “Salva-Ilva”. Sono seguiti ulteriori nove decreti, tutti finalizzati al solo mantenimento della produzione dello stabilimento in vista della cessione della proprietà a nuovi imprenditori, a discapito delle condizioni ambientali e di sicurezza che risultano a tutt’oggi ancora gravemente trascurate.

Tutto ciò premesso, Le sottoponiamo le seguenti urgenti istanze per Taranto:

·         PERCHE’ QUANDO ERA DI PROPRIETA’ ILVA, IL MINISTERO SOLLECITAVA LA MESSA IN SICUREZZA DELLE MATRICI AMBIENTALI (PER DUE VOLTE) E ORA CHE E’ STATALE NON SI PROCEDE?

dar luogo alla Messa in Sicurezza d’Emergenza (MISE) delle matrici ambientali compromesse dall’inquinamento industriale legato all’Ilva di Taranto. La stessa fu già intimata all’Ilva da parte del Ministero dell’Ambiente nella Conferenza di Servizi per il rilascio dell’AIA all’Ilva (Autorizzazione Integrata Ambientale, per l’esercizio d’ impianti industriali). In particolare la Direzione Generale per la Tutela del Territorio e delle Risorse Idriche del Ministero dell’Ambiente scrisse l’11 gennaio 2011 sollecitando interventi urgentissimi “ad horas”:Stante gli ingiustificati ritardi e l’inerzia dell’azienda nell’adozione dei necessari, urgenti, interventi di messa in sicurezza della falda e/o dei suoli,si ribadisce la richiesta all’azienda di adottare, ad horas, i necessari interventi. In mancanza, si richiede al Comune l’emanazione di apposita Ordinanza di diffida per l’adozione dei citati interventi a salvaguardia della salute umana e dell’ambiente, evidenziando che la mancata attivazione degli interventi medesimi può aggravare la situazione di danno ambientale già arrecato per l’inerzia dei soggetti a vario titolo interessati a cui potranno essere addebitati i relativi oneri”.

A tale intimazione si aggiunge la nota contenuta nella “Proposta di Piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria” del Comitato di Esperti, Giuseppe Genon, Lucia Bisceglia e Marco Lupo del 15 settembre 2013, nella quale, a pagina 42 si legge:

“Il procedimento di bonifica dell’area ILVA, che come noto ricade all’interno del Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Taranto, perimetrato con Decreto del Ministro dell’Ambiente del 10 gennaio 2000, ha subito un rallentamento a seguito del notevole contenzioso amministrativo, instauratosi già a partire dalla conferenza di servizi del 19 ottobre 2006 e proseguito da ultimo anche relativamente alla conferenza di servizi del 3 maggio 2012, con le quali, in seguito ai risultati della caratterizzazione, veniva richiesto all’azienda, in qualità di responsabile della potenziale contaminazione, di attuare interventi di messa in sicurezza di emergenza su suoli, falda e discariche.

Ad oggi, di fatto, il procedimento di bonifica si è concretizzato quasi esclusivamente nella esecuzione della caratterizzazione i cui risultati peraltro sono stati validati da ARPA Puglia soltanto relativamente a terreni, acqua della falda superficiale e profonda ma non relativamente al top soil. Non risultano eseguiti significativi interventi di bonifica e/o messa in sicurezza di emergenza ad eccezione dei suoli di alcune aree funzionali all’esercizio degli impianti”.

Fonte: http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio_immagini/comunicati/Ilva/Piano%20Comitato%20Esperti.pdf

 

L’ILVA dei Riva si è sempre strenuamente opposta, con numerosi ricorsi, alla realizzazione degli interventi di messa in sicurezza di emergenza previsti e intimati.

Ora che la gestione è pubblica riteniamo urgentissimo e non più rinviabile l’ottemperamento del preciso obbligo di limitare il protrarsi della contaminazione.

La questione è di particolare importanza se si leggono le carte della Conferenza dei Servizi del 16 marzo 2016 collegata alla questione dei Parchi Minerali, della loro contaminazione e degli interventi conseguenti da realizzare. In tale Conferenza dei Servizi si parla di vari superamenti delle CSC (Concentrazioni Soglie Contaminazione) dei suoli e delle acque di falda e si richiede all’ILVA “di predisporre un’analisi di rischio sanitaria ai fini della verifica del rischio sanitario per i lavoratori presenti nell’area oggetto di caratterizzazione e dell’adozione di idonee misure di prevenzione”. Non solo. La Conferenza dei Servizi chiede all’ILVA “di adottare tutte le misure di prevenzione finalizzate a circoscrivere, limitare la diffusione della contaminazione”.

Nel verbale si legge in particolare quanto segue: “Ai sensi dell’art. 245, comma 2, del dlgs 152/2006, anche il proprietario e/o il gestore dell’area, non responsabile della contaminazione, devono attivare idonee misure di prevenzione secondo le procedure di cui all’art.242 dello stesso decreto. Si tratta di un vero e proprio obbligo di garanzia in virtù del quale non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo con tutte le conseguenze di legge” (art. 40 del Codice di procedura penale).

 

·         DOVE FINISCE L’ACQUA DI FALDA CONTAMINATA?

AIA e obbligo di ripristino dei suoli. Il rapporto fra falda superficiale, falda profonda e mar Piccolo è molto stretto e delicato. Non si possono ignorare le interconnessioni fra quello che accade sotto l’ILVA, la falda sotto il quartiere Tamburi e le direttrici di deflusso verso il mare. Evidenziamo che le acque di falda sottostanti il Parco Minerale sono collegate al Mar Piccolo.

Dato che la legge richiede il ripristino dei suoli al momento della cessazione delle attività, chiediamo l’attuazione della prescrizione numero 27 dell’AIA e se siano state “accantonate” risorse per i conseguenti interventi di bonifica, con le relative fideiussioni. O se tali adeguate fideiussioni verranno richieste agli acquirenti a garanzia del rispetto della prescrizione numero 27 per il ripristino dei suoli.

 

 

 


Fonte: http://www.isprambiente.gov.it/it/garante_aia_ilva/aia-e-controlli/tabella-riassuntiva-delle-pre

http://www.isprambiente.gov.it/it/garante_aia_ilva/aia-e-controlli/tabella-riassuntiva-delle-prescrizioni-aia/ILVAtabellaprescrizioniriesamefinale.pdf

Si legge nella prescrizione 27 dell’AIA: “Si prescrive all'Azienda di indicare, entro sei mesi dal rilascio del provvedimento di riesame dell'AIA, un cronoprogramma dettagliato che illustri le misure già in corso, nonché le misure programmate che l'Azienda intende adottare, al fine di evitare, ai sensi dell'articolo 6 comma 16 lett. f) del decreto legislativo 152/2006 e s.m.i., l’insorgere di qualsiasi rischio di inquinamento delle matrici ambientali e di incidente rilevante conseguente alla cessazione definitiva delle attività esercitate nello stabilimento, o in parti di esso”.

·         STIAMO CONTINUANDO A PAGARE NOI I COSTI DELL’INQUINAMENTO

dar luogo all’applicazione del principio “chi inquina paga. L’obbligo diventa ancora più marcato con il recepimento della direttiva europea 75/2010.

 

·         mettere in atto ogni azione utile a scongiurare la contaminazione della catena alimentare, facendo analizzare i prodotti agricoli che potrebbero aver assorbito agenti inquinanti attraverso la falda compromessa; nonché le acque ad uso umano che potrebbero essere state contaminate dalle acque di quest’ultima;

 

·         CONFERENZE DI SERVIZI A TARANTO E APERTE ALLA CITTADINANZA

prevedere lo spostamento delle Conferenze di Servizi cui si fa riferimento, da Roma a Taranto e aprirle alla partecipazione dei cittadini. A tal proposito “Tuttamialacittà” e “Giustizia per Taranto” chiedono ufficialmente di venire ammessi.

 

·         RIESAME AIA ILVA

In ragione del grave pericolo sanitario tutt’ora in atto e mai cessato, riteniamo non vi siano le condizioni per continuare a produrre acciaio senza causare pericoli per la popolazione. Tale situazione rende opportuno il riesame dell’AIA concessa all’Ilva di Taranto, ai sensi dell’art. 29-octies, in riferimento all’inquinamento prodotto dall’Ilva di Taranto.

 

·         PERCHE’ SI DICHIARA TARANTO “AREA IN SITUAZIONE DI CRISI INDUSTRIALE COMPLESSA” E NON SE NE CHIEDONO POI I FONDI UE STANZIATI PROPRIO IN QUESTI CASI?

In funzione del fatto che Taranto è stata dichiarata nel 2012 “area in situazione di crisi industriale complessa”, chiediamo che il Ministero per lo Sviluppo Economico e il Ministero del Lavoro presentino tempestivamente all’UE formale richiesta di accesso ai fondi comunitari previsti per tali situazioni, in grado di riconvertire le competenze professionali dei lavoratori Ilva. In particolare ci riferiamo ai fondi FEG (Fondo per l’adeguamento alla Globalizzazione) e FSE (Fondo Sociale Europeo). Ciò anche in considerazione degli esuberi, da più parti paventati e facilmente preventivabili, che investiranno diversi lavoratori, l’indomani dell’ingresso dei privati nel siderurgico. Va sottolineato in proposito che la riconversione delle professionalità e il sostegno ai redditi sarebbe di gran lunga più conveniente rispetto alle perdite che Ilva continua a registrare, per cifre stimate in oltre 50 milioni di euro al mese, nonché ai costi pubblici sostenuti per garantire la cassa integrazione per migliaia di lavoratori.

 

·         BONIFICHE DEL TERRITORIO E IMPIEGO DEGLI OPERAI RIQUALIFICATI

Sottolineiamo l’assoluta necessità di dar luogo alla bonifica immediata dell’area industriale e del territorio attiguo e della falda risultati contaminati. Di procedervi con l’impiego, in primis, degli stessi operai Ilva, opportunamente formati e professionalmente riqualificati, come da punto precedente.

·         Segnaliamo che le bonifiche previste al quartiere Tamburi risultano sospese da quasi un anno e parrebbero non essere state svolte come da prescrizioni fornite dall’Arpa Regionale. Tali bonifiche sono senz’altro utili, ma assolutamente palliative se effettuate, come sta avvenendo, a fonti inquinanti attive.

 

·         Facciamo infine presente che l’aggravamento della situazione sanitaria e sociale che colpisce i cittadini del territorio di Taranto è tale da rendere improcrastinabile l’attuazione di misure di riconversione economica della città, mediante interventi di salvaguardia dei redditi dei lavoratori e sostegno a uno sviluppo economico alternativo all’industria inquinante.

 

Restando in attesa di un Suo cortese riscontro, chiediamo di poter aprire un contradditorio di merito ove si ritenesse di non dar seguito alle richieste qui dettagliate. A tal fine ci rendiamo sin d’ora disponibili per incontri e approfondimenti nell’interesse del territorio.

I nostri più cordiali saluti,

iCITTADINI dei movimenti partecipativi Tuttamialacittà e Giustizia per Taranto

(seguono le 1.540 firme raccolte a sostegno delle suddette istanze)





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