Taranto, 24 marzo 2017
Spett.le Presidenza del Consiglio
dei Ministri
Oggetto:
Richiesta istanze urgenti per Taranto
Sig.
Presidente,
con
la presente, i movimenti di cittadini “Tuttamialacittà” e “Giustizia
per Taranto” intendono sottoporre alla Sua attenzione i seguenti punti in
merito alla situazione ambientale, sanitaria e sociale della città di Taranto.
Le
ispezioni dell’Ispra hanno ben evidenziato come gli impianti dell’Ilva di
Taranto non siano a norma e le prescrizioni più importanti, previste
nell’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata nel 2012, non ottemperate.
Al loro rispetto era vincolato il parere della Corte Costituzionale nella
sentenza contro la costituzionalità della Legge n. 231 del 20 dicembre 2012, la
cosiddetta “Salva-Ilva”. Sono seguiti ulteriori nove decreti, tutti finalizzati
al solo mantenimento della produzione dello stabilimento in vista della
cessione della proprietà a nuovi imprenditori, a discapito delle condizioni
ambientali e di sicurezza che risultano a tutt’oggi ancora gravemente
trascurate.
Tutto
ciò premesso, Le sottoponiamo le seguenti urgenti istanze per Taranto:
·
PERCHE’ QUANDO ERA DI PROPRIETA’ ILVA, IL MINISTERO SOLLECITAVA LA
MESSA IN SICUREZZA DELLE MATRICI AMBIENTALI (PER DUE VOLTE) E ORA CHE E’
STATALE NON SI PROCEDE?
dar luogo alla Messa in Sicurezza
d’Emergenza (MISE) delle matrici ambientali compromesse dall’inquinamento
industriale legato all’Ilva di Taranto.
La stessa fu già intimata all’Ilva da parte del Ministero dell’Ambiente nella
Conferenza di Servizi per il rilascio dell’AIA all’Ilva (Autorizzazione
Integrata Ambientale, per l’esercizio d’ impianti industriali). In particolare la
Direzione Generale per la Tutela del Territorio e delle Risorse Idriche del
Ministero dell’Ambiente scrisse l’11 gennaio 2011 sollecitando
interventi urgentissimi “ad horas”: “Stante gli
ingiustificati ritardi e l’inerzia dell’azienda nell’adozione dei
necessari, urgenti, interventi di messa in sicurezza della falda e/o dei
suoli,si ribadisce la richiesta all’azienda di adottare, ad horas, i
necessari interventi. In mancanza, si richiede al Comune l’emanazione di
apposita Ordinanza di diffida per l’adozione dei citati interventi a
salvaguardia della salute umana e dell’ambiente, evidenziando che la mancata
attivazione degli interventi medesimi può aggravare la situazione di danno
ambientale già arrecato per l’inerzia dei soggetti a vario titolo interessati a
cui potranno essere addebitati i relativi oneri”.
A tale
intimazione si aggiunge la nota contenuta nella “Proposta di Piano delle
misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria” del Comitato di
Esperti, Giuseppe Genon, Lucia Bisceglia e Marco Lupo del 15 settembre 2013,
nella quale, a pagina 42 si legge:
“Il
procedimento di bonifica dell’area ILVA, che come noto ricade all’interno del
Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Taranto, perimetrato con Decreto del
Ministro dell’Ambiente del 10 gennaio 2000, ha subito un rallentamento a
seguito del notevole contenzioso amministrativo, instauratosi già a partire
dalla conferenza di servizi del 19 ottobre 2006 e proseguito da ultimo anche
relativamente alla conferenza di servizi del 3 maggio 2012, con le quali, in
seguito ai risultati della caratterizzazione, veniva richiesto all’azienda, in
qualità di responsabile della potenziale contaminazione, di attuare interventi
di messa in sicurezza di emergenza su suoli, falda e discariche.
Ad
oggi, di fatto, il procedimento di bonifica si è concretizzato quasi
esclusivamente nella esecuzione della caratterizzazione i cui risultati
peraltro sono stati validati da ARPA Puglia soltanto relativamente a terreni,
acqua della falda superficiale e profonda ma non relativamente al top soil. Non
risultano eseguiti significativi interventi di bonifica e/o messa in sicurezza
di emergenza ad eccezione dei suoli di alcune aree funzionali all’esercizio
degli impianti”.
Fonte: http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio_immagini/comunicati/Ilva/Piano%20Comitato%20Esperti.pdf
L’ILVA
dei Riva si è sempre strenuamente opposta, con numerosi ricorsi, alla
realizzazione degli interventi di messa in sicurezza di emergenza
previsti e intimati.
Ora
che la gestione è pubblica riteniamo urgentissimo e non più rinviabile
l’ottemperamento del preciso obbligo di limitare il protrarsi della
contaminazione.
La
questione è di particolare importanza se si leggono le carte della Conferenza
dei Servizi del 16 marzo 2016 collegata alla questione dei Parchi
Minerali, della loro contaminazione e degli interventi conseguenti da
realizzare. In tale Conferenza dei Servizi si parla di vari superamenti delle
CSC (Concentrazioni Soglie Contaminazione) dei suoli e delle acque di falda e
si richiede all’ILVA “di predisporre un’analisi di rischio sanitaria ai fini
della verifica del rischio sanitario per i lavoratori presenti nell’area
oggetto di caratterizzazione e dell’adozione di idonee misure di prevenzione”.
Non solo. La Conferenza dei Servizi chiede all’ILVA “di adottare tutte le
misure di prevenzione finalizzate a circoscrivere, limitare la diffusione della
contaminazione”.
Nel verbale
si legge in particolare quanto segue: “Ai sensi dell’art. 245, comma 2, del
dlgs 152/2006, anche il proprietario e/o il gestore dell’area, non responsabile
della contaminazione, devono attivare idonee misure di prevenzione secondo
le procedure di cui all’art.242 dello stesso decreto. Si tratta di un vero e
proprio obbligo di garanzia in virtù del quale non impedire un evento che si
ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo con tutte le
conseguenze di legge” (art. 40 del Codice di procedura penale).
·
DOVE FINISCE
L’ACQUA DI FALDA CONTAMINATA?
AIA e
obbligo di ripristino dei suoli. Il rapporto fra falda superficiale, falda
profonda e mar Piccolo è molto stretto e delicato. Non si possono ignorare le
interconnessioni fra quello che accade sotto l’ILVA, la falda sotto il
quartiere Tamburi e le direttrici di deflusso verso il mare. Evidenziamo che le acque di falda sottostanti il Parco
Minerale sono collegate al Mar Piccolo.
Dato che la legge richiede il
ripristino dei suoli al momento della cessazione delle attività, chiediamo
l’attuazione della prescrizione numero 27 dell’AIA e se siano state “accantonate”
risorse per i conseguenti interventi di bonifica, con le relative fideiussioni.
O se tali adeguate fideiussioni verranno richieste agli acquirenti a garanzia
del rispetto della prescrizione numero 27 per il ripristino dei suoli.
Fonte: http://www.isprambiente.gov.it/it/garante_aia_ilva/aia-e-controlli/tabella-riassuntiva-delle-pre
http://www.isprambiente.gov.it/it/garante_aia_ilva/aia-e-controlli/tabella-riassuntiva-delle-prescrizioni-aia/ILVAtabellaprescrizioniriesamefinale.pdf
Si legge nella prescrizione 27
dell’AIA: “Si prescrive all'Azienda di indicare, entro sei mesi dal rilascio
del provvedimento di riesame dell'AIA, un cronoprogramma dettagliato che
illustri le misure già in corso, nonché le misure programmate che l'Azienda
intende adottare, al fine di evitare, ai sensi dell'articolo 6 comma 16 lett.
f) del decreto legislativo 152/2006 e s.m.i., l’insorgere di qualsiasi rischio
di inquinamento delle matrici ambientali e di incidente rilevante conseguente
alla cessazione definitiva delle attività esercitate nello stabilimento, o in
parti di esso”.
·
STIAMO
CONTINUANDO A PAGARE NOI I COSTI DELL’INQUINAMENTO
dar luogo all’applicazione del
principio “chi inquina paga”.
L’obbligo diventa ancora più marcato con il recepimento della direttiva europea
75/2010.
·
mettere in
atto ogni azione utile a scongiurare la contaminazione della catena alimentare, facendo analizzare i prodotti
agricoli che potrebbero aver assorbito agenti inquinanti attraverso la falda
compromessa; nonché le acque ad uso umano che potrebbero essere state
contaminate dalle acque di quest’ultima;
·
CONFERENZE DI SERVIZI A TARANTO E APERTE ALLA CITTADINANZA
prevedere lo spostamento delle
Conferenze di Servizi
cui si fa riferimento, da Roma a Taranto e aprirle alla partecipazione dei
cittadini. A tal proposito “Tuttamialacittà” e “Giustizia per
Taranto” chiedono ufficialmente di venire ammessi.
·
RIESAME AIA ILVA
In ragione del grave pericolo
sanitario tutt’ora in atto e mai cessato, riteniamo non vi siano le
condizioni per continuare a produrre acciaio senza causare pericoli per la
popolazione. Tale situazione rende opportuno il riesame dell’AIA concessa
all’Ilva di Taranto, ai sensi dell’art. 29-octies, in riferimento
all’inquinamento prodotto dall’Ilva di Taranto.
·
PERCHE’ SI DICHIARA TARANTO “AREA IN SITUAZIONE DI CRISI INDUSTRIALE
COMPLESSA” E NON SE NE CHIEDONO POI I FONDI UE STANZIATI PROPRIO IN QUESTI
CASI?
In funzione del fatto che Taranto
è stata dichiarata nel 2012 “area in situazione di crisi industriale complessa”,
chiediamo che il Ministero per lo Sviluppo Economico e il Ministero del
Lavoro presentino tempestivamente all’UE formale richiesta di accesso ai fondi
comunitari previsti per tali situazioni, in grado di riconvertire le
competenze professionali dei lavoratori Ilva. In particolare ci riferiamo ai
fondi FEG (Fondo per l’adeguamento alla Globalizzazione) e FSE (Fondo
Sociale Europeo). Ciò anche in considerazione degli esuberi, da più parti
paventati e facilmente preventivabili, che investiranno diversi lavoratori,
l’indomani dell’ingresso dei privati nel siderurgico. Va sottolineato in
proposito che la riconversione delle professionalità e il sostegno ai redditi
sarebbe di gran lunga più conveniente rispetto alle perdite che Ilva continua a
registrare, per cifre stimate in oltre 50 milioni di euro al mese, nonché ai
costi pubblici sostenuti per garantire la cassa integrazione per migliaia di
lavoratori.
·
BONIFICHE DEL TERRITORIO E IMPIEGO DEGLI OPERAI RIQUALIFICATI
Sottolineiamo l’assoluta
necessità di dar luogo alla bonifica immediata dell’area industriale e del territorio
attiguo e della falda risultati contaminati. Di procedervi con l’impiego,
in primis, degli stessi operai Ilva, opportunamente formati e
professionalmente riqualificati, come da punto precedente.
·
Segnaliamo
che le bonifiche previste al quartiere Tamburi risultano sospese da
quasi un anno e parrebbero non essere state svolte come da prescrizioni fornite
dall’Arpa Regionale. Tali bonifiche sono senz’altro utili, ma assolutamente
palliative se effettuate, come sta avvenendo, a fonti inquinanti attive.
·
Facciamo
infine presente che l’aggravamento della situazione sanitaria e sociale che
colpisce i cittadini del territorio di Taranto è tale da rendere
improcrastinabile l’attuazione di misure di riconversione economica della
città, mediante interventi di salvaguardia dei redditi dei lavoratori e
sostegno a uno sviluppo economico alternativo all’industria inquinante.
Restando
in attesa di un Suo cortese riscontro, chiediamo di poter aprire un
contradditorio di merito ove si ritenesse di non dar seguito alle richieste qui
dettagliate. A tal fine ci rendiamo sin d’ora disponibili per incontri e
approfondimenti nell’interesse del territorio.
I
nostri più cordiali saluti,
iCITTADINI dei
movimenti partecipativi Tuttamialacittà e Giustizia per Taranto
(seguono le 1.540
firme raccolte a sostegno delle
suddette istanze)