COME DIMOSTRANO STUDI SCIENTIFICI E ESPERIENZE SUL CAMPO
CON LA PREVENZIONE I DANNI CALANO, CON GLI ABBATTIMENTI NO
Video, interviste e foto http://bit.ly/FattoriaSoslupo
Dimostrare che il lupo non è il flagello degli agricoltori
e che attraverso adeguate misure di prevenzione e possibile convivere
con una specie simbolo che rappresenta un valore naturale e culturale
altissimo per l’Italia: è stato questo l’obiettivo della “Fattoria
#SosLupo” allestita oggi nella sede nazionale del WWF Italia a
Roma.
Con i cani pastore-maremmani, i recinti elettrificati e
con le evidenze scientifiche più recenti l’associazione ambientalista
non solo vuole dimostrare che una convivenza armonica tra lupo e
allevatori è possibile ma che in molti casi è già realtà, come
testimonia l’allevatore toscano Cristian Mussari (più di 100 capi tra
pecore e capre in provincia di Prato) che, grazie ad una speciale razza
di cani, il pastore della Sila, da quando ha cominciato la sua attività
non ha avuto nessun attacco dai lupi.
Agli abbattimenti, una misura antistorica e nociva di cui
si parla nel Piano di gestione del lupo presentato dal ministero
dell’Ambiente, esiste un’alternativa in grado di risponde sia alle
esigenze di conservazione che alle istanze di conservazione.
“Il governo francese nel 2000 ha avviato un protocollo
d’intervento per rispondere alle pressioni degli allevatori a seguito
dell’aumento degli attacchi da lupo al bestiame. Negli ultimi 5 anni il
numero di abbattimenti previsti è però andato aumentando arrivando ad
oggi a 36 individui l’anno”. Lo dice in collegamento
Skype il responsabile del programma Alpi del WWF Francia, Jean-Christophe.
“Queste misure però si sono rivelate inefficaci e pericolose. Non vi
è stato negli ultimi 3 anni alcun decremento di attacchi al bestiame
(calcolati in circa 9.000 capi negli ultimi due anni in tutta la
Francia), sebbene vi sia stata una riduzione della popolazione stabile
di lupo. Inoltre queste misure non sono selettive, vengono applicate
senza criteri scientifici e con nessuna distinzione tra le varie zone
di presenza del lupo. L’abbattimento di lupi è una minaccia per la
popolazione vitale del lupo francese, una specie ancora ‘fragile’ in
Francia. L’Italia è ancora in tempo per non ripetere lo stesso errore
dalla Francia. Sarebbe assurdo che proprio l’Italia, un paese che ha
rappresentato un modello di conservazione di una specie tanto importante
esportando attraverso le Alpi dal 1992 i nuclei vitali di lupo,
tornasse indietro con misure di abbattimento legale. Bisogna puntare
sulla coabitazione rafforzando tutte le misure non cruente di
selezione”.
In Francia l’area del Mercantour, nel sud-est del paese,
ha visto il passaggio negli ultimi 10 anni di nuclei di lupi
provenienti dall’Italia proprio grazie al recupero della specie per la
tutela avviata fin dagli anni ’70 anche grazie alle campagne del WWF.
Oggi la popolazione di lupi in Francia è di circa 300 individui con 35
nuclei in 49 zone distinte.
LA SCIENZA. Dopo decenni in cui gli
abbattimenti erano accettati come strumento di limitazione dei danni,
oggi anche la scienza sta tornando decisa verso la prevenzione. È
di questo mese uno speciale della prestigiosa rivista Journal of
Mammalogy dedicato alla revisione dei metodi letali e non letali, in
cui si evidenzia con chiarezza che i metodi di prevenzione sono
molto più efficaci di quelli letali per ridurre i danni causati dai
predatori agli allevamenti, in ogni angolo del mondo (Bergstrom 2017),
mentre le uccisioni si rivelano inefficaci o addirittura dannose
nella maggior parte dei casi.
In Idaho negli Usa, ad esempio, i danni sono 3,5 volte
minori in aree protette che adottano mezzi di prevenzione non letale
rispetto a dove vengono praticati gli abbattimenti (Stone et al. 2017)
In un caso studio nell’80% dei casi in cui è stata
attivata la prevenzione i danni sono calati,
mentre dove sono stati applicati gli abbattimenti nel 42% dei casi non
hanno ridotto i danni e nel 28% li hanno accresciuti (Treves et al.
2016). Quando le popolazioni di predatori sono stabili e non sottoposte
ad abbattimenti, i danni all’allevamento diminuiscono fino al 36%
(Imbert et al. 2016; Wallach et al. 2017), mentre in seguito ad
abbattimenti selettivi possono aumentare anche del 6% (Wielgus e
Peebles 2014). Questi dati confermano studi precedenti (Chapron e
Treves 2016) e fanno da contraltare ad esperienze fallimentari di
prelievo intraprese ad esempio in Francia e Spagna, in cui non si sono
ridotti né i danni né il bracconaggio.
LE RISORSE PER LA PREVENZIONE. La
prevenzione, quindi, è la stella polare rispetto alla quale ci sono già
risorse disponibili visto che in 12 Regioni ed una Provincia autonoma
(Trento) sono state previste, nella Misura 4 dei rispettivi PSR
(Programmi di Sviluppo Rurale) del secondo pilatro della PAC, risorse
per investimenti nella prevenzione dei danni da fauna selvatica (con
particolare riferimento al Lupo) con una disponibilità di spesa complessiva
stimabile in oltre 6 milioni di euro. Le risorse effettive saranno
stabilite dalle singole Regioni con la pubblicazione dei bandi relativi
all’operazione specifica. Si tratta di risorse che vanno sfruttate fino
all’ultimo centesimo e implementate per la convivenza armonica con una
specie simbolo che oltre ad essere un pezzo del nostro capitale
naturale rappresenta anche un elemento culturale fortissimo della
nostra comunità, anche a livello europeo. Inoltre, sono oggi già
disponibili per tutti gli allevatori informazioni dettagliate e precise
sugli strumenti e tecniche per la protezione del bestiame con una stima
dei costi per i singoli investimenti (recinzioni elettrificate e cani
da guardiania) sul valido quanto poco conosciuto sito www.protezionebestiame.it realizzato dal Ministero
dell’Ambiente e Unione Zoologica Italiana in collaborazione con le
maggiori associazioni agricole.
POCHI DATI SUI DANNI. Esiste poi un
problema di dati, perché quelli sui danni provocati dal lupo sono
scarsi e poco integrati. In Emilia Romagna, ad esempio, nel 2012, si
sono registrati meno danni da Canidi (lupo, cane e volpe insieme
€150.000) che da fagiano (€160.000), picchio (€240.000), storno
(€240.000), cinghiale (€310.000) e lepre (€350.000) (Dati, Regione
Emilia-Romagna).
In provincia di Grosseto, uno dei territori
con il più alto livello di problematicità la percentuale di capi
d’allevamento predati rappresenta lo 0.5% del totale (dati: progetto
LIFE MEDWOLF - Regione Toscana-Provincia Grosseto).
Per questa ragione il WWF Italia rivolge un ulteriore
appello al ministero dell’Ambiente e alla Conferenza Stato-Regioni
affinché la possibilità di abbattere i lupi venga stralciata dal Piano
di Gestione del Lupo in discussione. Tornare indietro di 40 anni nelle
modalità di conservazione di questa specie simbolo non solo sarebbe una
sconfitta naturale e culturale ma non farebbe altro che aggravare i
problemi che si dice di voler affrontare.
Roma, 22 febbraio 2017
Tel. 06-84497 213 - 266 - 332
Cel. 340 9899147 - 329 8315725
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