PIERNICOLA PEDICINI - Eurodeputato del M5S
Coordinatore della
Commissione ambiente e sanità
Ufficio
comunicazione - 21 ottobre 2016
ESTRAZIONI
PETROLIFERE IN MARE, RENZI LANCIA L'ATTACCO ALL'ADRIATICO E ALLO JONIO.
PEDICINI (M5S): PRIMA DISTRUGGONO, POI DANNO IL PIATTO DI LENTICCHIE DELLE
ROJALTIES
E' ufficiale.
Circa cinquemila chilometri quadrati di mar Jonio e mar Adriatico, tra Puglia,
Basilicata e Calabria, saranno sottoposti a delle ricerche con la tecnica
dell’air gun per verificare se nel sottosuolo marino ci sono petrolio e gas.
Lo ha deciso,
qualche giorno fa, il ministero dell’Ambiente emanando due decreti con cui
azzera qualsiasi dubbio rispetto ai problemi di impatto ambientale e di danni
all'ecosistema marino.
A cercare il
petrolio saranno gli australiani della Global Petroleum Limited,
nell’Adriatico, tra Vieste e Brindisi, e gli italiani della Schlumberger di
Parma nello Jonio, tra Taranto, Metapontino, Gallipoli e Cirò Marina.
Dunque, i
disegni renziani e del suo governo vanno avanti e non si fermano.
E' chiaro a
tutti che a Renzi non interessano le possibili conseguenze sulle bellezze
naturali, sul turismo, la pesca e sulle devastazioni che le aree protette e il
mare subiranno. A lui interessa solo salvaguardare i profitti miliardari delle
multinazionali delle trivelle.
A rimetterci
come sempre saranno i cittadini, tant'è che anche la contropartita delle
royalties derivanti dalle estrazioni petrolifere, è solo un piatto di
lenticchie. Basti ricordare che attualmente le royalties erogate in Italia,
compresa la Basilicata, sono circa 400 milioni di euro all'anno e rappresentano
appena lo 0,02 per cento del pil nazionale (prodotto interno lordo).
Va anche tenuto
conto che questi soldi sono una cifra ridicola rispetto ai circa 14 miliardi di
euro che ogni anno l'Italia elargisce in sussidi, aiuti diretti e indiretti
alla produzione, distribuzione e consumo di combustibili fossili.
Ritornando a
Renzi, non bisogna dimenticare che sta facendo quello che con grande arroganza
aveva detto due anni fa: "Non possono essere quattro comitatini a bloccare
la possibilità di estrarre petrolio dal sottosuolo e dal mare italiano".
Dopo queste
affermazioni, il premier non eletto è andato dritto in questa direzione.
Prima ha imposto
la legge Sblocca Italia, poi ha fatto di tutto per spingere gli italiani a non
andare a votare al referendum di aprire scorso contro le trivelle e ora
vorrebbe vincere il referendum costituzionale del 4 dicembre per avere ancora
più potere decisionale.
Per Renzi, la
questione delle estrazioni petrolifere nel mare italiano è un chiodo fisso: ha
ignorato la denuncia degli esperti sui gravi danni all'ecosistema marino a
causa delle tecniche di ricerche basate sulle tecniche dell'air gun, una sorta
di cannone ad aria compressa che spara forti getti di aria compressa che
comprimono l'acqua e i fondali distruggendo la fauna marina; non ha considerato
l'ultima denuncia dell'associazione Mediterraneo No Triv, che ha evidenziato il
rischio che con la tecnica dell'air gun potrebbero emergere forti pericoli a
causa della presenza nei fondali del nostro mare di navi affondate cariche di
rifiuti radioattivi.
Infine, va anche
detto che Renzi ha gioco facile perché esistono presidenti di Regione e
esponenti del suo partito, furbi e ambigui, che fanno finta di protestare ma
poi, puntualmente, si accodano alle decisioni prese a Roma. Bene ha fatto il
M5s pugliese a chiedere al governatore Emiliano di impugnare immediatamente
davanti al Tar queste nuove autorizzazioni e di dimettersi subito dal Pd, così
come ha annunciato da tempo.
Ufficio comunicazione
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PIERNICOLA PEDICINI - Eurodeputato del M5S