Peacelink: "Referendum, diamo voce alla sovranità popolare"
venerdì 15 aprile 2016
da A. Marescotti
Presidente Peacelink
Referendum 17 aprileL’invito del presidente del Consiglio di non andare a votare al referendum del 17 aprile è un passo indietro per la democrazia. E’ un danno arrecato alle coscienze, prima ancora che al mare o ai suoi fondali. Dire di non andare a votare è una delle cose più diseducative che esistano. Lo potrebbe fare un partito che detesta la democrazia ma non un partito che si dichiari democratico. Chi è per il NO dica di andare a votare NO. Come si fa a volere una buona scuola e poi dire di non votare al referendum?
E’ nostro compito invece far maturare, nella società e nelle scuole, le competenze civiche e scientifiche per partecipare consapevolmente alla vita pubblica in maniera attiva. E’ nostro dovere formare il gusto e la sensibilità di partecipare, ognuno con i propri punti di vista, alla tutela dell’ecosistema e alle scelte energetiche da cui dipendono sia gli scenari di cambiamento climatico sia le guerre per il controllo delle risorse. Creare un modello energetico nuovo è la chiave per difendere l’ambiente e la pace, per generare benessere senza provocare sprechi e ingiustizie nella ripartizione delle risorse. Ecco perché PeaceLink si è impegnata in questo referendum con la convinzione che fosse necessario promuovere una cultura dell’energia rinnovabile e dell’efficienza energetica.
PeaceLink da tempo si batte per la formazione di una coscienza scientifica che accompagni la cittadinanza attiva. Non si possono formare competenze civiche e scientifiche invitando ad astenersi dal loro esercizio relativo; oggi più che mai siamo tenuti a formare queste competenze e la consapevolezza della loro importanza.
Per quanto riguarda PeaceLink, la scelta referendaria è in linea con tutti quegli scienziati che in questi giorni hanno evidenziato la necessità di uscire gradualmente dalla dipendenza rispetto alle fonti energetiche non rinnovabili. Voteremo quindi SI’ per le ragioni ampiamente esposte e documentate da quella parte del mondo scientifico privo di conflitti di interessi economici e impegnato sui temi etici e sulla difesa dei beni comuni.
Chi è convinto del NO avrebbe dovuto battersi per il NO, avrebbe dovuto fare appello alle ragioni economiche, scientifiche e tecniche del NO anziché all’ignavia e alla scarsa propensione civica delle fasce sociali meno consapevoli ed informate. Questo modo di condurre la nazione verso l’astensionismo e l’inerzia civile ha e avrà gravi conseguenze nel mancato esercizio della sovranità popolare, che è alla base dell’articolo 1 della nostra Costituzione.
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
www.peacelink
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