“La
Asl di Lecce con i dati del Report Ambiente e Salute ci mette davanti agli
occhi ancora una volta quella che è la prima emergenza sulla quale lavorare. Un
salentino su quattro rischia di ammalarsi di tumore. La prima causa di questi
dati sconvolgenti viene riconosciuta nell’inquinamento provocato in larga parte
dalle attività industriali presenti nella nostra provincia o che hanno ricadute
nella nostra provincia. Per tutti è facile pensare alla centrale di Cerano e
allo stabilimento dell’Ilva di Taranto, sui quali da tempo questa terra chiede
sia avviato un processo di decarbonizzazione e di riconversione, utilizzando
per Cerano il gas che Tap invece intende far sbarcare a San Foca, rovinando
imperdonabilmente un tratto di costa e di entroterra salentino di assoluto
pregio.
Ma
bisogna stare attenti anche ai tanti stabilimenti industriali disseminati sul
territorio del Salento, in particolare al centro della penisola salentina, che
è la porzione di territorio più colpita dall’incidenza dei tumori. Per farlo il
governatore Emiliano potrebbe immediatamente varare un piano di potenziamento
delle risorse e del personale dell’Arpa, colpevolmente sottodimensionato
rispetto alle altre Arpa pugliesi, quasi che a Bari ci sia stata negli scorsi
anni una volontà di non intervenire davvero su questo problema. Emiliano deve
cambiare direzione immediatamente, perché c’è chi fa i soldi al di fuori di
ogni controllo e sulla salute dei cittadini di Galatina,
di Casarano, del Magliese.
Uno
degli aspetti più inquietanti del rapporto riguarda poi il livello di
inquinamento delle acque. Ebbene bisogna dire chiaramente che tutto ciò è
figlio della volontà malcelata anche dai governi Vendola di non chiudere il
ciclo dei rifiuti, lasciando che fossero ancora le grandi discariche i terminali
dello smaltimento nel Salento. Dopo anni di promesse non mantenute e di
gravissimi ritardi anche da parte degli Organismi di gestione a livello
provinciale ci troviamo ancora oggi in ritardo, prossimi a perdere i fondi
europei necessari a costruire gli impianti di compostaggio e con una nuova
assurda discarica a Corigliano che è stata costruita sulla più importante falda
acquifera del Salento. Follia pura.
Allora
penso che bisogna smetterla di giocare a nascondino di fronte a questi dati.
Cosa hanno da dire i neoindustrialisti, compresi quelli del mio partito, su
questi temi? E i tutori dello status quo in materia di smaltimento dei rifiuti,
non vogliono intervenire? Al presidente Emiliano propongo di lavorare per
uscire da quel Medioevo in cui l’imperativo era non disturbare l’industria,
perché dà lavoro e quindi gli deve essere lasciata carta bianca. L’industria dà
lavoro ma può dare anche morte, come dimostra l’inchiesta di Taranto sulle
conseguenze delle attività industriali. E come dimostrano i dati presentati
dalla Asl. Oggi abbiamo le tecnologie migliori per ambientalizzare i processi
di produzione industriale, dal più piccolo stabilimento fino all’Ilva. Abbiamo
il coraggio di dire che chi non si adegua, da Galatina a Taranto, a Cerano a
Maglie, può anche chiudere i battenti? Abbiamo oggi in Regione una politica
abbastanza forte e indipendente da poter prendere questa posizione?”.
Lecce,
16 febbraio 2016