Lettera
aperta al Cardinal Bagnasco
Eminenza, cosa spinge un uomo di Chiesa a
parlare di acciaio? Qual è il suo obiettivo quando spende parole a favore di
un'industria che da decenni semina malattie e morte, due volte nel giro di una
settimana, nonostante il fatto che la fede in Cristo dovrebbe spingerla a
difendere la vita in ogni forma?
All'indomani dell'enciclica "Laudato
sii", lei parla dell'Ilva come di un'eccellenza, di un motivo di orgoglio
nazionale e di acciaio invece che di difesa della vita e del creato. Mia figlia
ascoltandola mi chiedeva : "Mamma, perché non parla del veleno che ha
costretto la mia amica a lasciare la pallacanestro o di Mario ricoverato in
ospedale, prima che potesse fare la prima comunione?"
Ma la verità è qui, tra queste strade,
sporcate di rosso dall'Ilva, dove l'aria, respiro dopo respiro, ti avvelena. La
verità è nelle corsie degli ospedali, tra bambini, uomini e donne senza
capelli, dai volti ingialliti e rigonfi. La verità è nelle morti precoci, nelle
piccole bare bianche che accompagnate da rabbia e rassegnazione, vanno ad
affollare il cimitero che giace sotto le ciminiere. La verità è nelle voci
rassegnate di una popolazione, la cui vita vale meno di una bramma di acciaio.
Caro Cardinale Bagnasco, quante volte è venuto
in questa città e quante volte ha camminato tra le strade che brillano di
minerale e polvere? Parlo del minerale che entra ovunque, nelle case, tra le
fibre delle lenzuola al sole, nei polmoni e nel sangue. Potrebbe dire
"Mai, non sono mai venuto" e allora le direi: "Male! Perché se
la Chiesa è per gli ultimi, lei ha dimenticato gli ultimi, i cittadini di
Taranto che non sono stati tutelati, a differenza di quelli di Genova dove
l'area a caldo è stata chiusa"
Se lei mi rispondesse: "Spesso ",
le direi : "Allora il suo cuore è di pietra, se ha dimenticato la
sofferenza di questa gente, che muore sia di fame che di pane avvelenato?"
Taranto è uno scandalo per l'umanità, Taranto
è vittima dell'immoralità, è vittima dei poteri occulti e del Dio denaro. La
corruzione è entrata persino sull'altare con don Marco, condannato durante la
prima fase del processo "Ambiente svenduto".
Ma lei da che parte sta? E non pronunci
quella frase, quella che piace tanto a tutti i politici, quando devono
difendere il loro bacino elettorale: "Bisogna conciliare ambiente, salute
e lavoro"!
Non lo faccia perché a Taranto non esiste più
ne l'ambiente ne la salute e neanche il lavoro.
Rimane il fatto che, nei suoi numerosi
interventi sulla questione acciaio, non ha speso neanche una parola per i
bambini di Taranto, per le persone che soffrono da malattia da inquinamento,
per chi non c'è più e per chi verrà.
Si, per chi verrà! Perché a Taranto la
condanna a morte arriva prima ancora di nascere. Il luogo dove hanno vissuto i
genitori è esso stesso una condanna, poiché molte sostanze contaminanti, dalla
diossina ai metalli pesanti, entrano nei nascituri insieme al corredo
genetico. A Taranto c'è un eccesso di mortalità del 21% e di morbilità del 51%
nell'età pediatrica, in base all'ultimo aggiornamento dello studio
S.E.N.T.I.E.R.I. presentato nel 2013.
Ciò nonostante, secondo la sua
"misericordiosa" opinione, l'azienda deve ancora produrre, forse
perché lei si ispira ad un comandamento che non è stato dettato sul Sinai,
quello che inneggia all'acciaio, al profitto e ai poteri forti.
Se è così allora amen, l'acciaio sia lodato,
sempre sia lodato.
Mi dispiace per lei, ma io non ci sto!
Ada
Le Noci
una
mamma di Taranto e la coportavoce dei Verdi Taranto
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