Malvezzo nella malasanità !!!
mercoledì 19 agosto 2015
da Emma Bellucci osservatoriolegnc@libero.it e replica di Aldo Marturano
Da anni, come Libero Osservatorio, indichiamo, suggeriamo, ma anche e soprattutto denunciamo i problemi di questa povera città maltrattata, indolente, amata, violentata, illegale e corrotta, nella speranza di far scoccare, in amministratori e politicanti, la molla dell'orgoglio, del rispetto del ruolo. Inutile, i buoni sentimenti giacciono sotto cataste di rovine e di malcostume. “SUD bisognoso di autorita’ e di protezione” affermava Romano Bracalini “SUD luogo delle speranze castrate” replicavano altri spiriti, sottolineando che: “POTERE” vuol dire infliggere dolore e umiliazione. “POTERE” vuol dire ridurre la mente altrui in pezzi ( G. ORWELL “1984”)”.
In realtà il VERO MALE del Sud sono i suoi abitanti, senza amore per la terra e senza memoria dei diritti, uomini piegati dal potere e asserviti ai rappresentanti del potere, foss’anche quel potere “dello sportello e della scrivania” che potrebbe far ridere se non fosse espressione del malaffare e della corruzione, presente ovunque, in ogni settore, in ogni comparto. I cittadini che rispettano le leggi- speriamo siano la gran parte- sono quotidianamente prevaricati da chi non le osserva, da chi si fa forte del ruolo, delle conoscenze, delle parentele, della ricchezza, da chi, in pratica, può tutto, ottiene tutto, realizza tutto. Ed accade sempre, ovunque, anche in quella Sanità in caduta libera, vincolata a criteri economici, dove, anzi, le ragioni di contenimento di spesa prevalgono sulla qualità dell’offerta sanitaria, come rivela il Rapporto Istat 2015, secondo il quale un cittadino su dieci è costretto a rinunciare ad una prestazione sanitaria, con la percentuale al 6,2% nel Nord-Ovest, al 13,2 %, ovviamente, al Sud. Livello di soddisfazione: il 71, 5% giudica eccellenti le prestazioni erogate, al Sud 1 persona su 3 si dichiara insoddisfatta. Accessibilità ai servizi: basso fra i residenti del mezzogiorno, ad eccezione di alcune realtà della Puglia e della Sardegna. Quota pro capite di finanziamento: sotto i 1.900 euro al Sud, in altre aree del paese supera i duemila euro. i valori massimi sono superiori ai 2.300 euro. Quote elevate di persone con problemi di salute (più di un quinto della popolazione totale) si rilevano in Umbria, Sardegna, Emilia-Romagna, Marche, Friuli-Venezia Giulia, Puglia e Abruzzo. Attività del servizio sanitario pubblico: al Nord quasi il 30 per cento si dichiara molto soddisfatto ! Al Sud la quota non raggiunge il dieci per cento.
Ecco “la geografia della salute”, lo specchio di un Paese in cui la qualità delle prestazioni sanitarie è “a macchia di leopardo”, a dispetto di P.S.N., pomposamente varati, ancor più pomposamente presentati come panacea per i mali della “grande malata”. La salute non è, allora, un diritto,bensì la fortuna di nascere, vivere, ammalarsi in una delle “isole felici”. Il Mezzogiorno, no, non è tra queste, Taranto ancora meno. Parlano i dati, parlano i tempi di attesa: per un Pap test attesa di 30-40-50 giorni; Mammografia attesa fino a 3 anni; Cataratta, anche urgenti, attesa di 1 anno; Interventi di otorinolaringoiatria: 1 anno
Potremmo continuare, ma non aggiungeremmo nulla a quanto tutti sappiamo, a quanto sanno i consiglieri regionali, tra i quali ben pochi hanno preso o prenderanno posizione. Nino Marmo, consigliere della passata Giunta Vendola, appena qualche mese addietro dichiarava:
“Hanno speso decine di milioni di euro per ridurre le liste d’attesa. Il Risultato? Da quando Pd e Sel guidano la Regione, un paziente anche grave deve attendere un anno per un esame specialistico.
Le strutture sul territorio sono state chiuse, i presidi smantellati. Dall’altro lato, abbiamo pagato per anni un disinfettante dal costo di 50 euro ben 1.600 euro…
Bene, caro assessore, cari Emiliano e Vendola, spiegateci allora una cosa: - se le liste d’attesa sono lunghe per colpa dei medici, di chi è la colpa se l’11% dei pugliesi rinuncia a curarsi perché è diventato, in Puglia, troppo costoso?”.
Da contraltare, l’annuncio, sempre di qualche mese fa, di un gongolante Introna, allora presidente del Consiglio regionale pugliese “la riconversione degli ospedali di provincia: una “rivoluzione silenziosa ma significativa”…I piccoli ospedali trasformati in strutture di prossimità per ridisegnare una rete di assistenza a misura dei cittadini. Si ritorna alla diffusione dei servizi nell’organizzazione sanitaria, una buona notizia per le comunità locali della Puglia. La Regione umanizza il volto della sanità, coniugando la necessaria tenuta dei conti con un'attenzione sensibile alle esigenze di salute di pazienti e famiglie, di anziani e bambini”.
Parole, queste, che avevano ed hanno il sapore della beffa, che contrastano con la realtà. Emblema della beffa, la rinuncia alle cure di migliaia di pugliesi, stanchi delle attese ed impossibilitati a ricorrere alla sanità privata; emblema i viaggi dei tarantini a Bari o nel barese per dribblare le attese; emblema la “folla” quotidianamente ammassata per il prelievo nel padiglione ex Vinci del SS. Annunziata; emblema quanto accaduto qualche giorno fa, e probabilmente accade spesso, nel Pronto Soccorso del nosocomio tarantino , dove si arriva ad attendere 6-7-8 ore per un codice verde, dove i paziente vengono “inghiottiti” per ore, senza la possibilità di alcuna notizia. Gran mole di lavoro e di accessi, magari codici rossi? No, almeno nelle quasi 7 ore trascorse da me, quando ho dovuto assistere alla deprecabile indisponibilità di parte del personale a dare la pur minima informazione. Non suona, dunque, come ironica quell’ “attenzione sensibile alle esigenze di salute di pazienti e famiglie, di anziani e bambini” di cui parlava Introna e di cui spesso parlano assessori, consiglieri, manager, ecc?. A QUESTO PUNTO HA UN SENSO MANTENERE APERTE TANTE STRUTTURE MEDICOCENTRICHE, INFERMIEROCENTRICHE, OSPEDALOCENTRICHE O HA PIU’ SENSO SCEGLIERE LE MIGLIORI STRUTTURE, QUELLE LADDOVE L’ASSISTENZA RISPONDE IN PIENO AI REQUISITI DI APPEAL? LA LEGGE 502/’92 HA INTRODOTTO IL PRINCIPIO DELL’OSPEDALE PAZIENTOCENTRICO, OVVERO DEL CITTADINO “SOGGETTO” DELLA SANITÀ, MA LE DISAVVENTURE IN OSPEDALE O SUL TERRITORIO DIMOSTRANO CHE IL CITTADINO È OGGETTO, SOLO OGGETTO. POSSIBILE CHE, PER RIMUOVERE DEI PUNTI DI SUTURA MESSI AL PRONTO SOCCORSO, SI DEBBA TORNARE NELLO STESSO CON LA RICHIESTA DEL MEDICO DI FAMIGLIA ED UNA NUOVA ATTESA ANCHE SE IL PAZIENTE HA PROBLEMI DI DEAMBULAZIONE?
Noi cittadini, titolari di diritti, rivendichiamo l’osservanza di questi diritti, il rispetto della nostra dignità, da parte di tutti, e, per quel che riguarda le strutture sanitarie pubbliche, l'eliminazione del malvezzo di sentire urlare il nostro cognome oltre che il malvezzo di un "tu" ...non concesso! Taranto li, 16.08.15 Emma Bellucci Conenna
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da aldo.marturano@libero.it
Bravissima!
Il messaggio è forte e chiaro e le sue parole entrano nel cervello come proiettili deflagranti!.
La questione del TU è purtroppo assolutamente meridionale, tipica dei "parvenu" che non si sanno ancora spiegare come si trovano nella attuale situazione. Questo modo di interfacciarsi con il prossimo in condizioni, ovviamente, di inferiorità, sia fisica che psicologica, lo riscontriamo in quasi tutte le categorie anche nei magistrati come più volte è stato denunciato nei giornali e nelle TV da eminenti uomini di cultura!
Il paziente non vuole rischiare una ben che minima ritorsione (tipica delle persone di modestissimo livello!) e subisce! Quello che meraviglia sono le associazioni e le altre aggregazioni che sventolano il loro particolare interesse per i diritti del malato le quali, pur conoscendo questo incivile modo di comportarsi dei medici e degli infermieri e connessi, non intervengono con briefing, convegni e quant'altro per evitare la sconveniente (per i destinatari ignobili!) accusa diretta.
Perché non lo fanno ? Bisognerebbe interpellare i responsabili.
Negli altri campi i difensori degli imputati cercano di far capire al Magistrato che il rivolgersi con il Tu non conferisce alla funzione l'immagine voluta dai cittadini di una Repubblica democratica! Sempre che non sia l'imputato od il testimone a ricordare al Giudice il ristorante dove hanno pranzato insieme oppure i giardinetti frequentati nel tempo libero seduti su una comune panchina, tanto da giustificare tale confidenza!
Quanto sopra vale per tutte le categorie che "vantano" grimpeur.
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