Comunicato stampa
Bruxelles 23 giugno 2015
da Rosa D'Amato M5S
XYLELLA,
D'AMATO (M5S) INCONTRA ANDRIUKAITIS: COMMISSARIO IN PUGLIA A FINE LUGLIO
L'eurodeputata:
"Con noi per incontrare agricoltori, ricercatori, agronomi e
organizzazioni di categoria che stanno attuando buone pratiche alternative a
eradicazioni e pesticidi su larga scala"
"Abbiamo
strappato alla Commissione europea la promessa di venire in Puglia a fine
luglio per conoscere e valutare sul campo non solo la situazione dell'emergenza
Xylella, ma anche e soprattutto le buone pratiche che agricoltori, ricercatori,
agronomi e organizzazioni di categoria stanno già attuando per contrastare il
disseccamento degli ulivi. Pratiche che sono totalmente alternative alle
eradicazioni di massa e all'uso intensivo di pesticidi, un mix di misure che
abbiamo sempre contestato e che rischierebbe solo di provocare più danni di
quelli che vuole curare". Lo ha detto l'eurodeputata del
Movimento 5 Stelle, Rosa D'Amato, a margine dell'incontro a Bruxelles con
il commissario Ue alla Sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis.
All'incontro
hanno partecipato anche Fabio Ingrosso di Copagri, Roberto Scalacci della
Cia e Henriette Christensen di PanEurope - Pesticide Action Network.
"L'incontro - continua D'Amato - è stata l'occasione per presentare al
commissario il documento comune che abbiamo sottoscritto con Cia, Copagri,
Federbio e PanEurope e che contiene tutta una serie di analisi e proposte, che
prevedono per esempio l'uso di sostanze attibve biologiche, per affrontare
l'emergenza Xylella. Si tratta in sostanza di misure alternative che il
commissario si è impegnato a valutare da vicino a fine luglio nel suo viaggio
in Puglia. Inoltre - conclude - ho ribadito al commissario la richiesta che i
dati sui test di patogenicità sulla Xylella siano
resi pubblici in modo che il mondo scientifico possa confrontarsi e stabilire
con certezza quali sono le reali cause del disseccamento degli ulivi".
Per
Fabio Ingrosso di Copagri, "l'incontro è stato molto positivo, ma
continuiamo a nutrire perplessità sulle prove scientifiche alla base delle
misure suggerite dall'Ue. Noi - prosegue - ci stiamo attivando sul territorio
con la ricerca sul campo: non basta un solo laboratorio ma occorre aprire alle
università per sostenere gli agricoltori. Stiamo praticando insieme ai
ricercatori dell'Università di Foggia la sperimentazione su 12 aziende con
prodotti biosostenibili e mostreremo a breve i risultati al commissario
Andriukaitis auspicandoci una maggiore apertura alla ricerca a 360 gradi".
Secondo
Roberto Scalacci (Cia), "è fondamentale che l'Ue acceleri la
ricerca e pensi al futuro degli agricoltori con risorse appropriate. Siamo
preoccupati perché eradicazioni e uso di pesticidi su larga scala possono
provocare importanti ricadute sul territorio".
Henriette
Christensen (PanEurope - Pesticide Action Network) sostiene che
"servono soluzioni alternative ai pesticidi. Ci sono diversi indicatori
che mostrano come le buone pratiche del biologico possano garantire risultati
efficaci e sostenibili nel contrasto a emergenze come quella della Xylella. Il
problema è che nell'Ue non viene dato abbastanza spazio alla sperimentazione in
questo settore".
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Da
Valerio L'Abbate
Assistente
Deputato Giuseppe L'Abbate
342.8632827
CORPO FORESTALE: IL M5S BOCCIA IL PARERE POSITIVO DEL
PD IN COMMISSIONE AGRICOLTURA
La maggioranza
presenta, con l’On. Fiorio (PD), un parere favorevole alla legge delega sulla
P.A. con semplici “osservazioni”. L’Abbate (M5S): “non può la Commissione
Agricoltura non far sentire la propria voce dinanzi allo smantellamento del
Cfs”
Il “disegno di legge
recante deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni
pubbliche” del ministro Madia, già approvato al Senato, inizia il suo
iter di discussione a Montecitorio. E il testo, che prevede l’accorpamento del
Corpo Forestale dello Stato in altra Forza di polizia, raccoglie il
parere positivo redatto dall’On. Fiorio (PD) all’esame della
Commissione Agricoltura della Camera. Una posizione che non trova d’accordo il
Movimento 5 Stelle.
“Se il parere al disegno di
legge sulla Pubblica Amministrazione resterà di questo tenore – dichiara
il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione
Agricoltura a Montecitorio – noi non lo voteremo. Il Corpo
Forestale dello Stato è fondamentale per il nostro Paese, trattandosi
dell’unica forza di polizia ambientale. La Commissione Agricoltura deve dunque
avere il coraggio e la forza di difendere il Cfs e trasformare le semplici
osservazioni in più convincenti e determinanti condizioni. Continuiamo a
constatare – continua L’Abbate (M5S) – che il
Governo Renzi soffre di bipolarismo: se da una parte affida la gestione di
importanti emergenze quali la Terra dei Fuochi e il Codiro - Xylella fastidiosa
al Corpo forestale, dall’altro tenta di smantellarlo in questa legge delega. Il
ministro Maurizio Martina eviti la cancellazione del Cfs o si dimetta dal
dicastero dell’Agricoltura”.
Nel parere redatto da Fiorio
(PD) sono molto timide, infatti, le richieste fatte attraverso semplici
“osservazioni”, che non saranno mai tenute in debito conto dalla Commissione
Affari Costituzionali. Si va dalla necessità di garantire una continuità
nel presidio del territorio ed un efficiente coordinamento a livello nazionale,
all’opportunità di individuare un percorso di stabilizzazione del personale
operaio assunto, riducendo sostanzialmente la carenza organica del Corpo
Forestale dello Stato.
Diversi, invece, i compiti
dell’attuale Cfs: sorveglianza dei parchi e delle aree
naturali, il monitoraggio delle discariche incontrollate e
degli sversamenti illegali, le funzioni di polizia venatoria ma,
soprattutto, di sicurezza alimentare con la repressione
delle frodi in danno degli imprenditori onesti. Ma anche missioni ad
hoc per le emergenze “Terra dei Fuochi” in Campania e “Complesso
del disseccamento rapido dell’olivo – Xylella fastidiosa” in Puglia.
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PIERNICOLA
PEDICINI
Portavoce
eurodeputato del M5s al Parlamento europeo
Coordinatore
della Commissione ambiente e sanità
Ufficio stampa - Comunicato del 22 giugno
2015
SITO NAZIONALE PER I RIFIUTI RADIOATTIVI, PEDICINI CRITICA
IL GOVERNO RENZI PER I RITARDI E LA CONFUSIONE E SPIEGA NEL DETTAGLIO QUAL E'
LA REALE SITUAZIONE
"Ritardi, confusione e poca chiarezza. Anche su un tema
pericoloso e delicatissimo come quello della gestione dei rifiuti nucleari il
governo italiano mostra la sua inefficienza e non rispetta le norme europee. In
particolare continua ad essere discutibile il modo in cui il governo Renzi si
sta occupando delle procedure per la realizzazione del sito unico nazionale dove,
entro il 2024, dovranno essere depositate le scorie radioattive italiane".
Lo ha detto il portavoce eurodeputato e coordinatore della Commissione ambiente
e sanità del Parlamento europeo Piernicola Pedicini del M5s in una nota inviata
alla stampa atta a spiegare ai cittadini qual è la reale situazione.
"Le inadempienze del governo italiano - evidenzia
Pedicini - sono almeno tre: prima di tutto non si sa se i ministeri dello
Sviluppo e dell'Ambiente stanno redigendo il Programma nazionale per la
gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, così come
previsto dalla direttiva europea Euratom 2011/70/ del 19 luglio 2011. I termini
scadono il 23 agosto prossimo e sembra che l'Italia voglia chiedere una proroga
alla Commissione europea.
Poi, c'è il mancato funzionamento dell’Isin, l'Ispettorato
nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione. L'organismo pur
istituito non è ancora in grado di svolgere le sue funzioni così come richiesto
dalla direttiva europea, in quanto è privo del direttore, dei membri della
consulta e di un suo organico. L'Isin è molto importante perché deve esercitare
attività di controllo e vigilanza nei confronti di Sogin Spa, la società
pubblica che ha il compito di smantellare gli impianti nucleari e gestire i rifiuti
radioattivi.
Infine, non è stata completata la classificazione dei
rifiuti nucleari presenti in Italia secondo gli standard internazionali per
poter avere una precisa gestione operativa delle scorie e una migliore
protezione e sicurezza dal rischio radioattività.
Tali situazioni, - continua il portavoce pentastellato - oltre
a generare apprensione tra le popolazioni residenti nelle zone dove ci sono
impianti nucleari attivi o dismessi o dove si ipotizza che potrebbe essere
realizzato il deposito unico nazionale delle scorie, potrebbe legittimare la
Commissione europea ad intraprendere una o più azioni nei confronti dell’Italia
per l’apertura di una procedura d’infrazione.
Da evidenziare che secondo fonti di stampa, - sottolinea
Pedicini - entro il 10 luglio prossimo, l’Ispra (l'Istituto superiore per la
protezione e la ricerca ambientale) dovrebbe consegnare ai ministeri dello
Sviluppo e dell’Ambiente la mappa dei siti potenzialmente idonei ad ospitare il
deposito nazionale. L’Ispra definirà la mappa facendo riferimento ad una
documentazione tecnica denominata Cnapi, Carta nazionale delle aree
potenzialmente idonee, che gli è stata consegnata dalla Sogin il 16 giugno
scorso.
Dopo la pubblicazione dell'elenco dei siti idonei, così come
è stato previsto dalle norme nazionali vigenti, i ministeri dovranno aprire una
fase di confronto con gli enti locali e con le popolazioni residenti. Alla fine
di questa consultazione verrà indetta una conferenza nazionale, durante la
quale si analizzeranno le eventuali disponibilità dei Comuni ad ospitare il
deposito. In caso di fallimento del processo di consultazione, il piano B del
governo prevede la nomina di un comitato interministeriale che sceglierà il
sito autonomamente.
I criteri da rispettare per individuare il sito idoneo sono
quindici, si va dall'esclusione delle aree sismiche a quelle vicine ad aree
naturali protette e così via. Secondo i criteri stabiliti, le regioni in cui il
deposito potrebbe sorgere sono: Puglia, Lazio, Toscana, Veneto, Basilicata e
Marche.
La regione dove l'argomento è più sentito è la Basilicata.
Come è noto, infatti, già nel 2003 all’insaputa delle popolazioni locali, il
governo Berlusconi fece un decreto con cui prevedeva di impiantare il sito
nazionale a Scanzano Jonico, senza prendere le benché minime precauzioni in
termini di salute pubblica e di impatto con il territorio. Il governo
Berlusconi ritirò il decreto dopo che ci furono 15 giorni di proteste, blocchi
stradali e massicce manifestazioni popolari mai viste in Basilicata.
I siti italiani che attualmente ospitano rifiuti radioattivi
- precisa Pedicini - sono 24, per un totale di 90 mila metri cubi di scorie. Di
queste, circa 75 mila metri cubi sono rifiuti di bassa e media attività
(seconda categoria) che decadono in un arco massimo di 300 anni, i restanti
circa 15 mila metri cubi di rifiuti sono invece quelli ad alta attività (la
cosiddetta terza categoria) la cui radioattività decade nell’ordine di migliaia
di anni, per i quali si prevede il loro stoccaggio temporaneo prima nel deposito
nazionale, in attesa della loro sistemazione definitiva in un deposito
geologico.
I rifiuti radioattivi di prima categoria, che hanno invece
un basso contenuto di radioattività e decadono in pochi mesi, non sono
destinati al deposito in quanto vengono eliminati attraverso le tradizionali
vie di smaltimento.
Oltre ai rischi sanitari per la salute dei cittadini, -
conclude l'eurodeputato del M5s - le scorie radioattive se non sono
correttamente gestite, e controllate in condizioni di massima sicurezza,
possono anche rappresentare un potenziale rischio per eventuali atti
terroristici.
Per la realizzazione del deposito unico nazionale, che verrà
costruito all'interno di un Parco tecnologico di ricerca, è previsto un
investimento complessivo di circa 1,5 miliardi di euro. Si stima che la
realizzazione del sito dovrebbe generare circa 1500 occupati l’anno per quattro
anni e che la sua gestione dovrebbe produrre circa 700 posti di lavoro.
Secondo alcune associazioni ambientaliste, i rifiuti ad alta
attività dovrebbero essere gestiti in un deposito europeo fuori dall'Italia,
perché l'Italia è il paese europeo che ha meno rifiuti radioattivi di questa
categoria".
Ufficio
stampa - Per contatti cell. 3920460174