ESTRAZIONI
PETROLIFERE NEL MARE ADRIATICO, INTERVENTO DELLA COMMISSIONE EUROPEA NEI
RIGUARDI DELLA CROAZIA DOPO UN'INTERROGAZIONE DEL M5S
Intervento
della Commissione europea sul rischio di estrazioni
petrolifere offshore nella parte croata del Mare Adriatico.
L'organismo
di Bruxelles, rispondendo ad un'interrogazione del M5s presentata dal portavoce
eurodeputato Piernicola Pedicini e da altri cinque colleghi pentastellati, ha
dichiarato che "in questa fase la Commissione non dispone di prove di una
possibile violazione della normativa della Ue in materia di ambiente per quanto
riguarda le attività di trivellazioni offshore nella parte croata del Mare
Adriatico. Benché sia stato concesso dalla Croazia un certo numero di licenze,
- ha precisato - le attività di esplorazione petrolifera non possono iniziare
prima della sottoscrizione di un contratto tra i titolari delle licenze e la
Croazia.
Inoltre,
- è sempre la Commissione europea a sostenerlo - non è stato ancora adottato il
piano e programma quadro per la ricerca e lo sfruttamento degli idrocarburi
nell'Adriatico croato, perché è ancora in corso una valutazione ambientale
strategica (Vas), conformemente alla direttiva Ue 42 del 2001. In base alle
informazioni ricevute dalle autorità croate, - ha aggiunto la Commissione -
sono state avviate le consultazioni transfrontaliere con i Paesi nei quali il
programma quadro potrebbe avere un impatto. Tuttavia, qualsiasi attività deve
tenere conto dei risultati della Vas e non può essere attuata prima del completamento
della procedura e dell'adozione del programma quadro. Successivamente dovrà
essere effettuata la valutazione dell'impatto ambientale di ogni singolo
progetto ai sensi della direttiva Ue 92 del 2011".
L'organismo
europeo ha, infine, evidenziato che "l'Unione europea, avendo aderito al
protocollo offshore sulle estrazioni petrolifere della convenzione di
Barcellona, demanda la responsabilità primaria della corretta applicazione
della legislazione della Ue ad ogni Stato membro e che la Commissione vigila
sull'applicazione del diritto dell'Unione e può intervenire qualora uno Stato
membro sia sospettato di violare tale diritto".
"La
risposta della Commissione europea - ha commentato l'eurodeputato pentastellato
coordinatore della Commissione ambiente del Parlamento europeo Piernicola
Pedicini - è un primo passo per tentare di bloccare i programmi di
trivellazioni che si vorrebbero attuare nel Mare Adriatico. Le licenze concesse
o in fase di concessione della Croazia - ha continuato Pedicini - coinvolgono
quarantamila chilometri quadrati di mare chiuso fra sei Paesi: Croazia, Italia,
Grecia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Slovenia. Si tratta di una superficie
che interessa mezzo mare Adriatico che da sempre costituisce un patrimonio
naturale inestimabile e una fonte di ricchezza per il turismo e per la pesca
per oltre 1700 chilometri di costa continentale e circa quattromila chilometri
di coste per circa 1200 isole".