Se Gnudi dicesse la verità, perché i bilanci dell'ILVA
non sono pubblici dal 2012?
Il Commissario ILVA Gnudi dice che Ilva sarebbe "facilmente
risanabile". Ma per raggiungere il "punto di pareggio", ILVA dovrebbe
produrre fra 7,5 e 8 milioni di tonnellate/anno di acciaio. Gnudi sa benissimo
che il mercato attualmente non richiede quella quantità e che il 2015 ha un
andamento recessivo. L'ILVA sta producendo solo 5,7 milioni di tonnellate/anno,
come si legge sul sito ILVA.
PeaceLink ha realizzato un calcolo di stima delle perdite
mensili dell'ILVA basato sui dati confidenziali resi pubblici dal Sole 24 Ore.
E' un calcolo basato sul break even point, che è il punto
di pareggio fra i costi e i ricavi.
Nell'ILVA il break even point si raggiunge a 21.500
tonnellate/giorno1
Questo dato è ormai acquisito da tutti, e lo si trova anche
su siti specializzati come Siderweb.
Da questo dato discende un calcolo che Gnudi avrebbe dovuto
fare e condividere con i parlamentari:
21.500 x 365 giorni = 7.847.500 tonnellate/anno
Quindi per raggiungere il punto di equilibrio ILVA dovrebbe
produrre per la precisione 7.847.500 tonnellate/anno di acciaio.
L'acciaio prodotto nel 2013 è invece 5.700.000
tonnellate/anno. 2
Questo è il dato più aggiornato presente sul sito dell'ILVA.
Il che corrisponde ad una produzione giornaliera di
15.616 tonnellate/giorno
Secondo il Sole 24 Ore ogni mille tonnellate al giorno in
meno di produzione al giorno equivalgono a una perdita potenziale di 17
milioni di euro al mese. 3
Lo scarto fra punto di pareggio (break even point) e
la produzione attuale è:
21.500 – 15.616 = 5884 tonnellate al giorno
Ossia ILVA attualmente produce per la precisione 5.884
tonnellate in meno al giorno rispetto al "break even point" (punto di
pareggio).
Considerando che ogni mille tonnellate giornaliere in
meno vi sarebbero perdite potenziali di 17 milioni di euro al mese, il calcolo
finale è presto fatto:
la perdita mensile è data da 17 milioni x 5,884 = 100,028
milioni di euro/mese.
Ai parlamentari questo non è stato detto.
Questo significa che, se i dati del Sole 24 Ore sono
affidabili, l'ILVA perderebbe circa cento milioni di euro al mese, ossia un
miliardo e 200 milioni di euro l'anno. Ma tutto questo rimane un dato di stima
poiché ILVA dal 2012 non rende pubblici i bilanci. A quelle perdite di
esercizio vanno aggiunti i debiti con le banche per 1 miliardo e 1450 milioni e
con i fornitori per 350 milioni di euro. Inoltre bisogna aggiungere i costi di
realizzazione dell'AIA (la messa a norma degli impianti) che ammontano, secondo
le stime più contenute, a 1,8 miliardi di euro; ma se si dovessero realizzare i
parchi minerali, il dato raddoppierebbe. Come faccia Gnudi ad essere ottimista
di fonte a questo sfacelo è un mistero. Se poi si aggiunge che il 2015 è un
anno di recessione (si prevede un calo della domanda di acciaio) e che l'AIA
non consente in ogni caso di produrre oltre gli 8 milioni di tonnellate/anno di
acciaio, allora è chiaro che l'ottimismo di Gnudi appare come un ottimismo di
circostanza per accontentare il governo. L'ottimismo di Gnudi è incompatibile
con la matematica.
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
Fonti
1 Paolo Bricco, Sole 24 Ore
1/11/2014
2
Sito ILVA
3
Paolo Bricco, Sole 24 Ore 1/11/2014