Secondo alcuni studi bibliografici, le
interviste poste agli operatori della pesca e le indagini condotte in alcune
aree pilota hanno permesso di evidenziare come la presenza di armi chimiche nei
mari italiani sia accertata così come la presenza di prodotti di degradazione
dell’iprite. La presenza di armi chimiche nel Golfo di Taranto è
testimoniata dai resoconti del Nucleo Smaltimento Porti Puglia in cui si
riferisce che migliaia di ordigni a caricamento chimico sono stati affondati a
largo.
Per questi motivi - dichiara il portavoce alla Camera dei Deputati
Cosimo Petraroli (M5S) - ho chiesto con una interrogazione al Ministro
dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare Galletti se non
intenda richiedere approfondimenti scientifici e normativi sulla
compatibilità dell’esecuzione delle indagini sismiche previste con aree di
deposito di ordigni inesplosi in mare così come avvenuto per i progetti di
prospezione e ricerca di idrocarburi nel Mar
Adriatico, nota n.0037599 del 14/11/2014 del Ministero
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Ricordiamo, tra le
tante richieste pervenute, la richiesta di permesso di prospezione nel
Golfo di Taranto denominata “d 3 F.P – .SC”, della compagnia Schlumberger
Italiana SpA, che ricopre una vasta area del golfo tarantino.
Pertanto ho richiesto - continua Petraroli - che si
avvi una campagna di monitoraggio nel Golfo di Taranto volta ad
individuare con precisione le aree di affondamento di armi chimiche attraverso
la metodologia già sperimentata da ISPRA ed una volta individuate le aree in
questione che si promuovano misure a tutela dei lavoratori del comparto
pesca e dei consumatori.