“Il decreto 'Salva
Ilva' è un colpo letale per Taranto, per la sua popolazione, per
l’ambiente, per l’economia dell’area e soprattutto per i lavoratori. Un decreto che vuole
salvare a ogni costo l’acciaieria, concedendo impunità ai responsabili,
derogando alle normative ambientali e ignorando completamente la procedura
d'infrazione e le direttive Ue, come quella che impone la sospensione
dell'esercizio degli impianti pericolosi. Il tutto senza alcuna reale copertura
finanziaria”. Lo dice l'eurodeputata del Movimento 5 Stelle, Rosa D'Amato, che
aggiunge: "Il 'Salva Ilva' attribuisce al governo un nuovo potere,
consentendogli di decidere quali soggetti possono godere dell’immunità alle
leggi. Mentre la direttiva europea sulla responsabilità ambientale - prosegue -
impone in tutti i paesi membri il principio del 'chi inquina paga', nel Far
West italiano, l’inquinamento provocato dai privati deve essere bonificato a
spese dei cittadini. Sempre ammesso che le bonifiche e gli interventi siano
realizzati e che tale obbligo non rimanga lettera morta".
D'Amato punta il dito contro la mancanza di
risorse per attuare tali interventi: "Il governo fa fatica a recuperare le
somme sequestrate e in più, nel 'Salva Ilva', si promettono azioni in ambito
portuale, culturale e sanitario, specificando però che da queste azioni 'non
devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica'. Come
saranno quindi finanziati gli interventi?".
Per l'eurodeputata, "il Salva Ilva
tutela solo i responsabili del dramma di Taranto e condanna i lavoratori alla
disoccupazione di lunga durata. Basti guardare - spiega - al condono tombale
dai reati di bancarotta nascosto tra le more delle immunità concesse dal
decreto. E al fatto che il commissario potrà realizzare la vendita in
'trattativa privata', consentendo alla nuova eventuale gestione di
garantire 'adeguati' livelli occupazionali e non più la 'conservazione' dei
livelli occupazionali".
"Il disegno è chiaro: una bancarotta a
cui seguiranno licenziamenti. E senza nessun colpevole. I bambini di Taranto
non si salveranno con questo decreto - conclude D'Amato - ma applicando le
leggi che già ci sono: obbligando chi inquina a pagare, punendo i responsabili,
fermando le fonti inquinanti, avviando una bonifica reale e un progetto
concreto di salvataggio della città attraverso la valorizzazione delle
vocazioni di Taranto: il turismo e la cultura".