PUGLIA:
L’INCOERENZA DELLE GIUNTE VENDOLA DALLE AUTORIZZAZIONI AI PETROLIERI ALLE
CAMPAGNE “NO TRIV”
Dal rilascio delle autorizzazioni al
contrasto delle trivellazioni decise dal Governo, per il M5S il centrosinistra
del Presidente Vendola ha cambiato idea solo con l’avvicinarsi delle elezioni.
I 5 Stelle chiedono che venga impugnato immediatamente il decreto “Sblocca
Italia”
Il
Consiglio regionale, capitanato dal Presidente Introna, si dichiara finalmente
contrario alle trivellazioni, affermando che la rapida autorizzazione per la
ricerca di idrocarburi nei mari pugliesi pregiudica la vocazione turistica
della Puglia. Come approvato dagli stessi consiglieri, peraltro, la Regione
farà ricorso presso la Corte Costituzionale ad un articolo del decreto “Sblocca
Italia”. Ma per i parlamentari pugliesi 5 Stelle questo improvviso cambio di
rotta collide completamente con le scelte sinora attuate
e non sarebbe altro che un frutto delle imminenti elezioni regionali. Le Giunte
Vendola, come del resto quella guidata dal suo rivale Raffaele Fitto, hanno
rilasciato nel corso degli ultimi venti anni decine di autorizzazioni
favorevoli per ricerca e coltivazione di idrocarburi, d’intesa con i governi
che si sono susseguiti.
“Grazie
alle pressioni di meetup, i movimenti e comitati in difesa dell’ambiente, la
Regione fa il suo dovere opponendosi alle trivellazioni in mare, dove il parere
regionale non è vincolante – dichiarano i deputati Diego De Lorenzis,
Francesco Cariello, Giuseppe L’Abbate, Emanuele Scagliusi, Giuseppe Brescia,
Giuseppe D’Ambrosio, i senatori Lello Ciampolillo, Maurizio Buccarella, Barbara
Lezzi, Daniela Donno e l’europarlamentare Rosa D’Amato – Sulla
terraferma, invece, dove fino all’approvazione del decreto ‘Sblocca Italia’ il
parere della Regione era dirimente, le giunte di Vendola e Fitto hanno
rilasciato decine di autorizzazioni. Il solo centrosinistra, nel corso degli
ultimi dieci anni, ha rilasciato una decina di autorizzazioni favorevoli,
d’intesa con il Ministero, per ricerca e coltivazione di idrocarburi che
riguardano le province di Bari, Lecce, Brindisi, Taranto e Foggia. Sempre sul
petrolio – continuano i portavoce pugliesi M5S – anche sul
progetto dell’ENI Tempa Rossa a Taranto, la Giunta Vendola ha dimostrato il suo
assenso prima non rispettando i termini temporali imposti dalla normativa di
Valutazione d’Impatto Ambientale e poi, con un mese di ritardo dalla scadenza,
esprimendo il suo assenso insieme a Comune e Provincia di Taranto”.
Ma,
secondo i 5 Stelle, l’atteggiamento ambiguo ed ipocrita in tema di idrocarburi
tenuto da Vendola e da tutta la maggioranza di centrosinistra alla guida della
Puglia è emerso anche con il gasdotto TAP dove il provvedimento non è stato
impugnato innanzi alla Corte Costituzionale e, inoltre, con il parere
favorevole all’altro gasdotto, il Poseidon. “Atteggiamenti che confermano
che la Regione Puglia targata SEL è favorevole allo sfruttamento degli
idrocarburi – continuano i parlamentari pugliesi M5S – Fatti che
dimostrano come le giunte regionali degli ultimi venti anni si sono sempre
dimostrate prone al volere delle multinazionali del petrolio, e non solo a quelle.
Basti pensare che anche sulle energie rinnovabili Vendola ha lasciato le porte
aperte, per molto tempo, a gruppi economici che hanno sfruttato, in lungo e in
largo, la Puglia. Come dimostrano le diverse indagini della Magistratura,
queste imprese sono spesso intrecciate con la criminalità organizzata e hanno
ridipinto la Puglia con enormi torri eoliche e maxi impianti fotovoltaici
deturpando il paesaggio e assorbendo gli incentivi economici provenienti dalle
bollette elettriche degli italiani, senza promuovere piuttosto l’utilizzo delle
fonti rinnovabili in maniera diffusa e distribuita. Vendola è riuscito ad
‘inquinare’ anche le fonti da energia rinnovabile, assoggettandole ad un puro
interesse economico da parte di pochi ed a danno dei tanti pugliesi”.
La
reprimenda dei 5 Stelle al Presidente Vendola, infine, si concentra sul decreto
“Sblocca Italia” e sulla scelta del Consiglio regionale di impugnare
solamente l’art. 38 e non tutto il provvedimento varato dal Parlamento sotto il
ricatto della “fiducia” imposta dal Governo Renzi. “Da oltre un mese
chiediamo alla Giunta pugliese di impugnare il decreto. Ai partiti di
centrosinistra che, localmente, si stracciano le vesti rispetto ai
provvedimenti che i medesimi partiti al Governo nazionale hanno approvato,
ribadiamo che non basta convocare finte manifestazioni di protesta contro le
trivellazioni. Non è con la loro ipocrisia che la Puglia migliorerà – concludono
i parlamentari pugliesi M5S – Oggi cercano facile consenso, mostrando
una facciata finta per rassicurare le popolazioni, quando in realtà hanno
sempre fatto il contrario di quanto lamentano ora al Governo nazionale.
Inoltre, se l’opposizione di SEL in Parlamento non fosse stata fasulla, lo
sciagurato decreto forse sarebbe potuto già decadere. Agli incompetenti,
bugiardi, incoerenti e collusi chiediamo di andare a casa il più presto
possibile”.