Dopo il dissequestro di 1,2 miliardi
di euro, secondo il M5S non avverrà alcuna bonifica dei terreni contaminati e
l’ILVA continuerà a non pagare per i danni arrecati all’ambiente ed al
territorio. Un regalo per i futuri proprietari
Le somme
dissequestrate saranno utilizzate per gli interventi previsti per attuare
l’AIA (Autorizzazione di Impatto Ambientale) che, normalmente, dovrebbero
esser già a spese del gestore nonché del proprietario del siderurgico che di
norma, se inadempiente, dovrebbe chiudere l’attività. A poco o nulla
sembrano esser valsi i cinque decreti legge emanati in meno di due anni o,
forse, quantomeno a derogare leggi già esistenti. Si continuano ad
accumulare ritardi sull’attuazione dell’AIA, tanto che il GIP Todisco ha
ribadito che gli interventi più importanti, come la copertura dei parchi
minerari o i monitoraggi in continuo, ancora non sono stati eseguiti. In questo
scenario, i lavoratori continuano, mese dopo mese, ad intravedere un
futuro prossimo sempre più incerto, tra speranze dei prestiti e nuove gestioni.
“Cosa
ha da festeggiare il PD? – dichiarano i deputati Diego De
Lorenzis, Emanuele Scagliusi, Francesco Cariello, Giuseppe L’Abbate, Giuseppe
D’Ambrosio, Giuseppe Brescia, i senatori Lello Ciampolillo, Barbara Lezzi,
Daniela Donno, Maurizio Buccarella e l’europarlamentare Rosa D’Amato – Chi
inquina, continua a farlo. Chi subisce il danno, continua a riceverlo. Il
territorio non viene bonificato e, quindi, chi inquina continua a non pagare!
Quando l’ILVA effettuerà effettuerà le bonifiche dei terreni contaminati per
aver inquinato un territorio? Lo sblocco di questi soldi coincide, invece,
con il principio tutto italiano che chi inquina usa i profitti fatti sul
dolore, la malattia e la morte della popolazione per continuare le letali
attività inquinanti. A parte i quasi due anni trascorsi dal primo decreto
Salva Ilva-Ammazza Taranto (DL 207/2012) – continuano i portavoce M5S
– è doveroso ricordare che secondo la Valutazione del Danno Sanitario
dell’Arpa Puglia, anche se l’AIA fosse completamente rispettata (un’impresa
rimandata di decreto in decreto), non sarà sufficiente a scongiurare il rischio
di ammalarsi per migliaia di cittadini tarantini. Le ‘bonifiche’ tanto
decantate in queste ore sono per gli impianti dello stabilimento e non sul
territorio inquinato. Anche con questi soldi dissequestrati, i bambini non
potranno tornare a giocare nei giardini delle scuole del Quartiere Tamburi, gli
agricoltori e gli allevatori già colpiti dai veleni del polo industriale, non
potranno praticare le loro attività, i morti non possono essere tumulati nel
cimitero per il grado elevatissimo di contaminazione del terreno. Se a fronte
di ciò si aggiunge, anche, che ci sarà a Taranto un aumento delle emissioni
dovuto al progetto Tempa Rossa, con contestuale aumento del traffico delle
petroliere, il Governo Renzi continua a stringere il cappio intorno alla città”.
Ma le
anomalie, secondo i 5 Stelle, non finiscono qui. “Questi fondi dovrebbero andare
allo Stato in quanto proverebbero un’evasione fiscale – proseguono i 5
Stelle – Invece, a causa dei nefasti decreti del Governo, ritornano
all’azienda che ha nella proprietà i protagonisti del presunto illecito. A
gioire, quindi, non saranno né i lavoratori, né i tarantini ma molto
probabilmente i futuri gestori che già stanno assaporando acquisti effettuati
con i saldi. Cambiare direzione si può e si deve, prima che la prossima
svendita dell’ILVA passi ad imprenditori che continueranno nelle attività
inquinanti. Un documento del centro studi della Camera afferma che ogni
miliardo di euro investito nelle energie fossili crea 500 posti di lavoro. Gli
stessi soldi investiti nelle rinnovabili ne generano 3.000. La
riqualificazione energetica degli immobili con un miliardo investito genera
circa 17.000 posti di lavoro, perché – concludono – non
voltare completamente pagina, invece di continuare ad uccidere un territorio e
le sue reali vocazioni?”.