Gli attivisti del M5S appartenenti al
meetup “Taras in MoVimento” hanno appreso, da fonti stampa, della consegna di una relazione
scientifica in cui si propongono varie modalità per risanare il Mar Piccolo, ma
che sul contenuto di tale lavoro ci sia un segreto davvero inopportuno, vista
l'importanza dell'argomento.
Il bacino risulta infatti contaminato da PCB, diossina
e metalli pesanti per profondità considerevoli ed a rendere più misterioso
l'argomento ci ha pensato la dottoressa Vera Corbelli,
commissario per le bonifiche di Taranto e Statte, la quale ha dichiarato quanto
sia inutile che ci si avvii verso il capping o il dragaggio, visto che la
situazione è talmente compromessa che prima bisogna capire bene come
intervenire e che muovere qualcosa – come nei dragaggi - può ampliare il
problema.
Sono trascorsi oramai molti mesi dal
gennaio 2014, quando i meetup di Taranto e provincia hanno comunicato alla
cittadinanza il documento chiamato “Rinasci Terrajonica”, nel quale uno dei punti
del programma prevede un “Progetto di recupero e
ripristino ambientale del Mar Piccolo e della sua fauna ittica, affinché sia
area nursery e risorsa economica, con arresto e bonifica delle fonti inquinanti
senza l'effettuazione di dragaggi o capping”.
Poco infatti ci voleva a
capire che le operazioni di dragaggio avrebbe la dannosa conseguenza della
reimmissione nell'ambiente degli inquinanti presenti nei sedimenti, ed altri
sistemi come il capping o la bioremediation poco si adattano alle realtà del Mar
Piccolo: se proprio non si vuole ascoltare chi ha competenze in materia,
bastava almeno guardare la matrice di screening delle tecnologie di bonifica
pubblicate dall'ISPRA.
Apprendiamo quindi, senza
alcuna sorpresa, che il commissario è giunto oggi alla stessa conclusione che
gli attivisti a 5 stelle hanno indicato tanto tempo fa; cosa è cambiato nel
frattempo?
Praticamente nulla, perché
mentre si avvicinano le scadenze per poter usufruire dei 21 milioni di euro dei
fondi CIPE, ancora adesso non sono chiare ancora le linee di azione per
salvaguardare il delicato ecosistema del Mar Piccolo.
Un nodo delicato è
rappresentato dalle fonti inquinanti, che non dimentichiamo sono tuttora
attive: come è possibile avviare qualunque forma di bonifica o riqualificazione
se ancora persistono le sorgenti di contaminazione?
Il bacino del Mar Piccolo
ha una capacità di rigenerazione
naturale, per cui l'arresto delle fonti inquinanti può essere l'unica vera
“tecnica di bonifica” efficace e, per questo, i finanziamenti messi a
disposizione dovrebbero essere utilizzati per operazioni meno invasive.
Taranto ha bisogno di rilanciare forme diverse di
economia, come la mitilicoltura, la pesca, l'agricoltura ed altre attività
legate al turismo ed alla vocazione culturale.
E' tempo di restituire a questo territorio un futuro
senza veleni.