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Italia....... FRAGILE
martedì 21 ottobre 2014

da osservatoriolegnc@libero.it




LIBERO OSSERVATORIO DELLA LEGALITA' - ONLUS - TARANTO

Per salvare i litorali occorre abbattere tutte le strutture fisse o precarie che siano.

 

Un ottobre generoso con giornate di sole che invogliano ad uscire, a godere del nostro mare ancora bello pur se massacrato dall’ingordigia istituzionalizzata. Un salto ed eccoci sulla litoranea, alla ricerca di un tratto "libero ed agibile", libero da strutture nate come funghi in ogni dove, un insulto alla bellezza del paesaggio ed un veto all’accesso. Difficile  capire come sia possibile la sopravvivenza di siffatta fatiscenza edilizia, non  ci consola sapere che Taranto è in buona compagnia.  Gli oltre 8.000 chilometri di litorale costituiscono Bene Comune che non possono essere riservati al godimento di pochi per quanto utilizzati per attività produttive, quando poi c’è la certezza che l’intera fascia costiera nel giro di pochi anni verrebbe divorata dal Mare senza possibilità di ricostituzione se non previo l’eliminazione delle strutture Fisse e/o Precarie.

L’Osservatorio richiama l’attenzione di chiunque sia in grado d’intervenire, in considerazione del fatto, che le “strutture fisse e/o precarie” determinano danni irreversibili all’intero sistema costiero nazionale, poiché è scientificamente dimostrato che sono causa dell’erosione che ogni anno ci priva di migliaia di metri quadrati di spiagge e scogliere, con notevole danno per l’intera nazione.

Innegabilmente i problemi sono sorti a causa dell’abusivismo edilizio che ha generato quel “far west” fatto di regole scritte sulla carta, ma diverse dalla realtà dei fatti.

I Comuni da anni, senza esito purtroppo, sono chiamati a presentare un proprio documento sperando  non sia farcito di quel pietismo che impedisce la demolizione di tante opere abusive.

Sappiamo bene, infatti, che primaria concausa della situazione venutasi a connaturare negli ultimi decenni è da addebitare all’abusivismo, realizzato dai cittadini da sempre tollerato dai Comuni.

Un “pietismo cancerogeno” che le pubbliche amministrazioni non hanno saputo minimamente combattere, tanto meno porvi rimedio,


ordinando le “dovute – indispensabili” demolizioni.

Pur sapendo che la fascia costiera è gravata dal “Vincolo di inedificabilità assoluta” nessuno si è mai preoccupato di “intimare le demolizioni”, ma piuttosto ci si è limitati ad apporre “insulsi cartelli” ammonitori del tipo “Pericolo Crollo” sulle scogliere (è il caso di Lama – TA) senza risolvere l’assurda situazione che, trascinatasi da circa 30 anni, ci rende ridicoli agli occhi del mondo.  

Si pensi piuttosto a sgombrare le zone Vincolate – scogliere comprese – dalle tante brutture, dai tanti scheletri abusivi (L.47/85) sparsi ancora ovunque e comunque, magari profittando, perché no, del Piano Casa che prevede la ricostruzione “fuori vincolo” dei fabbricati realizzati in aree vincolate.

 

Cosa si aspetta a definire le pratiche di Condono ancora dormienti ?

 

Innegabilmente, tutte quelle “brutture” rappresentano la vera piaga che impedisce di fatto la destagionalizzazione del  turismo tanto agognato, tanto sbandierato o chiacchierato, che  probabilmente non  meritiamo o, forse, non siamo capaci di promuovere. Allora,  bisogna prendere atto della nostra incapacità di “amare” il territorio, di mettere a punto iniziative nell’interesse della città, di valorizzarne capacità, potenzialità, competenze, dando quello sprint  che hanno fatto decollare città vicine a noi, come Lecce o come Matera. 

Bisogna, con somma umiltà, imparare da chi sa fare ed ha fatto meglio, raggiungendo quei risultati da noi sognati. Cittadini, amministratori devono comprendere che “bisogna scendere con i piedi per terra, ragionare su dati di fatto non su supposizioni, costruire non l’orticello privato bensì il giardino pubblico”, spendendo immagine e tempo, gareggiando per fare meglio non per servire meglio il signorotto di turno. Il tempo del vassallaggio  è nel dimenticatoio del tempo, oggi esiste il potere del popolo, popolo del quale fanno parte anche i parlamentari, gli amministratori, mandati a rappresentare ed a curare gli interesse di tutti o, almeno, dei più. Dimentichino le investiture divine, sono soltanto frutto del volere dei cittadini tutti.

Ed a quei cittadini devono restituire la fruibilità, la bellezza del territorio semplicemente facendo rispettare le leggi, non operando, sic et simpliciter, in base a pietismi, simpatie, antipatie. Il territorio appartiene a tutti, le bellezze sono patrimonio comune, le brutture frutto di compromessi-quali sono tante orrende catapecchie balneari- vanno abbattute.

 Quando?                                                                                                          E. B. C.

 


Taranto lì 20.10.2014  

 




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