LIBERO
OSSERVATORIO DELLA LEGALITA' - ONLUS - TARANTO
Per salvare i litorali occorre abbattere tutte le strutture
fisse o precarie che siano.
Un ottobre generoso con giornate di sole che invogliano ad
uscire, a godere del nostro mare ancora bello pur se massacrato dall’ingordigia
istituzionalizzata. Un salto ed eccoci sulla litoranea, alla ricerca di un
tratto "libero ed agibile", libero da strutture nate come funghi in
ogni dove, un insulto alla bellezza del paesaggio ed un veto all’accesso.
Difficile capire come sia possibile la sopravvivenza di siffatta
fatiscenza edilizia, non ci consola sapere che Taranto è in buona
compagnia. Gli oltre 8.000 chilometri di litorale costituiscono Bene
Comune che non possono essere riservati al godimento di pochi per quanto utilizzati
per attività produttive, quando poi c’è la certezza che l’intera fascia
costiera nel giro di pochi anni verrebbe divorata dal Mare senza possibilità di
ricostituzione se non previo l’eliminazione delle strutture Fisse e/o Precarie.
L’Osservatorio richiama l’attenzione di chiunque sia in
grado d’intervenire, in considerazione del fatto, che le “strutture fisse e/o
precarie” determinano danni irreversibili all’intero sistema costiero
nazionale, poiché è scientificamente dimostrato che sono causa dell’erosione che
ogni anno ci priva di migliaia di metri quadrati di spiagge e scogliere, con
notevole danno per l’intera nazione.
Innegabilmente i problemi sono sorti a causa dell’abusivismo
edilizio che ha generato quel “far west” fatto di regole scritte sulla carta,
ma diverse dalla realtà dei fatti.
I Comuni da anni, senza esito purtroppo, sono chiamati a
presentare un proprio documento sperando non sia farcito di quel pietismo
che impedisce la demolizione di tante opere abusive.
Sappiamo bene, infatti, che primaria concausa della
situazione venutasi a connaturare negli ultimi decenni è da addebitare
all’abusivismo, realizzato dai cittadini da sempre tollerato dai Comuni.
Un “pietismo cancerogeno” che le pubbliche amministrazioni
non hanno saputo minimamente combattere, tanto meno porvi rimedio,
ordinando le “dovute –
indispensabili” demolizioni.
Pur sapendo che la fascia costiera è gravata dal “Vincolo di
inedificabilità assoluta” nessuno si è mai preoccupato di “intimare le demolizioni”,
ma piuttosto ci si è limitati ad apporre “insulsi cartelli” ammonitori del tipo
“Pericolo Crollo” sulle scogliere (è il caso di Lama – TA) senza risolvere
l’assurda situazione che, trascinatasi da circa 30 anni, ci rende ridicoli agli
occhi del mondo.
Si pensi piuttosto a sgombrare le zone Vincolate – scogliere
comprese – dalle tante brutture, dai tanti scheletri abusivi (L.47/85) sparsi
ancora ovunque e comunque, magari profittando, perché no, del Piano Casa che
prevede la ricostruzione “fuori vincolo” dei fabbricati realizzati in aree
vincolate.
Cosa si aspetta a definire le pratiche di Condono ancora
dormienti ?
Innegabilmente, tutte quelle “brutture” rappresentano la
vera piaga che impedisce di fatto la destagionalizzazione del turismo
tanto agognato, tanto sbandierato o chiacchierato, che probabilmente non
meritiamo o, forse, non siamo capaci di promuovere. Allora, bisogna
prendere atto della nostra incapacità di “amare” il territorio, di mettere a
punto iniziative nell’interesse della città, di valorizzarne capacità,
potenzialità, competenze, dando quello sprint che hanno fatto decollare
città vicine a noi, come Lecce o come Matera.
Bisogna, con somma umiltà, imparare da chi sa fare ed ha
fatto meglio, raggiungendo quei risultati da noi sognati. Cittadini,
amministratori devono comprendere che “bisogna scendere con i piedi per terra,
ragionare su dati di fatto non su supposizioni, costruire non l’orticello
privato bensì il giardino pubblico”, spendendo immagine e tempo, gareggiando
per fare meglio non per servire meglio il signorotto di turno. Il tempo del
vassallaggio è nel dimenticatoio del tempo, oggi esiste il potere del
popolo, popolo del quale fanno parte anche i parlamentari, gli amministratori,
mandati a rappresentare ed a curare gli interesse di tutti o, almeno, dei più.
Dimentichino le investiture divine, sono soltanto frutto del volere dei
cittadini tutti.
Ed a quei cittadini devono restituire la fruibilità, la
bellezza del territorio semplicemente facendo rispettare le leggi, non
operando, sic et simpliciter, in base a pietismi, simpatie, antipatie. Il
territorio appartiene a tutti, le bellezze sono patrimonio comune, le brutture
frutto di compromessi-quali sono tante orrende catapecchie balneari- vanno
abbattute.
Quando?
E. B. C.
Taranto lì 20.10.2014