Peacelink accoglie con grande soddisfazione la decisione
odierna della Commissione Europea di passare al secondo stadio (il “parere
motivato”) della procedura d’infrazione lanciata contro l’Italia a causa
dell’inquinamento dello stabilimento siderurgico ILVA di Taranto.
La Commissione Europea ha annunciato stamane di aver preso
nuove misure per via dell’impatto generato dall’ILVA, la più grande acciaieria
d’Europa. L’Italia, scrive la Commissione, non ha assicurato che l’ILVA
operasse in conformità con la legislazione europea sulle emissioni industriali,
con conseguenze potenzialmente pericolose per la salute e l’ambiente. Non è
cioè stata rispettata la Direttiva sulle Emissioni Industriali e tutta la
legislazione europea in materia ambientale.
La Commissione afferma di aver riscontrato una serie
d’infrazioni alla legge e il parere motivato lanciato in data odierna riguarda
proprio il mancato rispetto delle condizioni stabilite dall’AIA, l’inadeguata
gestione di sotto-prodotti, dei rifiuti e del materiale di scarico, e
l’insufficiente protezione del suolo e della falda acquifera. Molti dei
problemi riscontrati derivano dall’alto livello delle emissioni non
controllate: la Direttiva sulle Emissioni industriali afferma che le attività
produttive ad alto impatto inquinante devono essere realizzate con un permesso
specifico ma l’ILVA non possiede nessun permesso per tali attività fortemente
inquinanti e continua a non rispettare le prescrizioni in un serie di
aree. Di conseguenza, la Commissione ha attestato che fumi molto densi e
polveri fuoriescono dallo stabilimento, con conseguenze dirette potenzialmente
fortemente negative per la salute e l’ambiente della popolazione locale.
Gli esami condotti hanno evidenziato un pesante
inquinamento dell’aria, del suolo, della superficie e delle acque di falda sia
sul sito ILVA che nella città di Taranto. La contaminazione del quartiere
Tamburi, scrive la Commissione, può essere attribuita alle emissioni che
fuoriescono dallo stabilimento.
L’AIA del 4 luglio 2011, aggiornata il 26 ottobre 2012 e il
14 marzo 2014, è al centro del parere motivato. La Commissione Europea dichiara
che non è stata garantita l’attuazione della direttiva sulle emissioni
industriali. I permessi per la produzione, scrive la Commissione, possono
essere concessi solo se alcune condizioni ambientali sono rispettate, in modo
che le compagnie produttrici siano direttamente responsabili della prevenzione
e della riduzione di ogni inquinamento causato. I permessi devono garantire che
le misure di prevenzione siano adrguate e vengano messe in atto e che il ciclo
dei rifiuti sia garantito al meglio per evitare ulteriore inquinamento.
Ogni Stato membro dell’Unione Europea è responsabile
dell'applicazione del diritto europeo sul suo territorio e i Trattati assegnano
alla Commissione il compito di assicurare la corretta applicazione di tale
diritto.
Ricordiamo che una procedura d’infrazione si articola in
tre fasi:
1. la lettera di messa in mora;
2. il parere motivato;
3. il ricorso in Corte di Giustizia.
La prima fase, “messa in mora”, ha lo scopo di indurre lo
Stato membro a mettersi volontariamente in regola.
La seconda fase, “parere motivato”, quella
alla quale siamo arrivati oggi, consiste nella reiterazione dei motivi
dell'infrazione. Il parere motivato è la conferma da parte della Commissione
Europea che lo Stato membro continua a mancare agli obblighi a esso incombenti.
La terza fase è il deferimento alla Corze di Giustizia.
PeaceLink ha lavorato in assoluta e quotidiana continuità
con la Commissione Europea ed è l’autrice della denuncia che ha portato all’apertura di una prima procedura
d’infrazione lanciata il 26 settembre 2013 e di una seconda e più importante
denuncia, che ha fatto svattare una seconda procedura di infrazione lanciata il
16 aprile 2014 e che ha estinto la prima assorbendone ed allargandone le
motivazioni.
L’infrazione del 16 aprile 2014 costituiva un ampliamento
molto importante in quanto rafforzava il quadro legale al quale la Commissione
faceva riferimento, perché la Commissione non solo affermava che l'ILVA non
rispettasse le condizioni previste dalla direttiva IPPC ma contestava anche
all'Italia il non rispetto della Direttiva Seveso sulla prevenzione dei rischi
di incidenti industriali rilevanti. Venivano toccati i punti fondamentali dei
rifiuti, del loro stoccaggio, degli scarichi delle acque utilizzate negli
impianti, dell'inquinamento dei suoli e delle aree vicine allo stabilimento.
Sulla base di una imponente quantità di documenti, analisi,
studi, foto e video di supporto al materiale scientifico forniti nel corso
degli ultimi due anni, sulla base di numerosi incontri e contatti avvenuti,
PeaceLink è stata in grado di dimostrare che il Governo italiano, che
gestisce lo stabilimento ILVA attraverso la Struttura di Commissariamento e che
in ogni caso avrebbe dovuto vigilare anche sulla amministrazione privata, non
ha messo in regola lo stabilimento come previsto dal diritto europeo e
continua a tollerare che lo stabilimento produca causando eventi di
inquinamento di tale portata e di tale pericolo da divenire oggetto di ben due
infrazioni della Commissione Europea.
Il 14 agosto del 2014, il Commissario europeo all’Ambiente
Potocnik aveva invitato un’importante lettera ad Antonia Battaglia, Alessandro
Marescotti e Luciano Manna nella quale rassicurava PeaceLink del fatto che la
Commissione Europea continuava a monitorare da vicino la situazione a Taranto.
Il Commissario si era detto in quella lettera intenzionato a portare avanti il
caso finché piena tutela fosse data alla popolazione direttamente colpita e
all’ambiente, così come garantisce il diritto europeo in materia.
Ricordiamo infine che Peacelink ha adito la
Commissione Europea in virtù del diritto, garantito dal TFUE, che ogni
cittadino europeo ha di segnalare una misura o una prassi adottata dallo Stato
membro in questione che, a suo giudizio, è contraria ad una disposizione o a un
principio del diritto dell'Unione.
Le tappe che hanno portato a questo risultato sono le
seguenti.
- Aprile 2013: Peacelink invia
una lettera alla Commissione europea e al Parlamento europeo per
denunciare ciò che accade a Taranto. Antonia Battaglia, che ha
portato avanti e realizzato il lavoro a Bruxelles, comincia ad informare
costantemente, quasi quotidianamente, Bruxelles sulla evoluzione degli
eventi a Taranto. Seguono le prime risposte scritte di Commissione e
Parlamento.
- Luglio 2013: Peacelink incontra
il Direttore all’Ambiente della Commissione e lo staff del Commissario a
Bruxelles.
- 26 settembre 2013: viene
lanciata la prima procedura di infrazione.
- 17 ottobre 2013: Antonia
Battaglia viene invitata dalla Commissione Petizioni del Parlamento
Europeo a presentare la petizione su Taranto. Si intensifica il suo lavoro
di presentazione di interrogazioni parlamentari, presentate assieme a
Monica Frassoni, Co-Presidente dei Verdi Europei.
- 4 dicembre 2014: il Presidente
del Parlamento europeo scrive ad Antonia Battaglia.
- 2 aprile 2014: Antonia
Battaglia viene ricevuta dal Presidente del Parlamento europeo Martin
Schulz.
- 10 aprile 2014: Antonia Battaglia,
Alessandro Marescotti e Luciano Manna, con una delegazione dei Verdi
europei composta da Monica Frassoni e Raoul Romeva, incontrano il
Commissario all’Ambiente Potocnik.
- 16 aprile 2014: la Commissione
lancia una seconda procedura di infrazione che estingue la prima e che
allarga notevolmente il quadro legale di azione contro l’Italia.
- Agosto 2014: Antonia Battaglia
denuncia l’ultima norma pro-Ilva ( inserita come emendamento al DL
91 Competitività) alla Direzione Generale per la Concorrenza della
Commissione europea, sulla possibilità che tale nuova legge convogli somme
pubbliche nella gestione quotidiana dell’ILVA.
- 14 agosto 2014: Battaglia,
Marescotti e Manna ricevono una lettera dal Commissario Potocnik, che li
rassicura sul lavoro che la Commissione sta svolgendo per Taranto.
Nelle settimane successive è continuato un intenso lavoro
di documentazione. PeaceLink ha inviato alla Commissione Europea altro
materiale: le leggi, le analisi, i documenti e tutto ciò che riguarda la questione
Taranto e Ilva. Il materiale è stato studiato e tradotti in inglese. I dati
delle misurazioni ambientali sono stati illustrati e corredati di foto e video.
Importante è stato l’apporto di tutti i cittadini di Taranto – in particolare
le “ecosentinelle” - che hanno aiutato PeaceLink in questo procedimento di
documentazione continua.
Oggi si celebra il processo ILVA. La magistratura
giudicherà il passato. La Commissione Europea, con questo parere motivato,
riscontra gravi problemi anche nel presente.
Per PeaceLink
Antonia Battaglia
352.621299884
Alessandro Marescotti 329.0980335
Luciano Manna 392.5219808
www.peacelink.it