Ogni giorno, a turno, un sindacalista ed un industrialista,
come il prof. Federico Pirro, si alzano ed elogiano un azienda in declino. Ci
vogliono far credere che l’Ilva sia un industria appetibile per gli acquirenti
stranieri, a me ricordano Totò che tenta di vendere la Fontana di Trevi al
primo straniero miliardario che passa.
L’ilva è un industria di oltre 50 anni a cui le inchieste ed
i continui ritardi di applicazione della blanda Aia, la spingono sempre più
verso il baratro. Vorrei ricordare a questi illustri signori che, mentre loro
elogiano un azienda dell’ottocento, perché funziona ancora a carbone come le
locomotive della sua epoca, si sono susseguite diverse e puntuali inchieste e
ricerche che probabilmente sono sfuggite alla loro attenzione.
Gli indiani, però, non hanno abboccato ed hanno offerto solo
500 milioni di dollari per il “gioiello” tecnologico della moderna preistoria
industriale. L’operazione di ringiovanire l’Ilva utilizzando la carta di
giornale non ha funzionato.
Se gli Illustri signori leggeranno queste righe gli vorrei
ricordare dati ufficiali che ripercorrono le tappe di sofferenza di un intera
città:
Rapporto S.E.N.T.E.R.I. DOCUMENTO UFFICIALE DI EPIDEMIOLOGIA
DEL MINISTERO DELLA SALUTE I.S.S. sui bambini di Taranto
Secondo
l’Istituto Superiore di Sanità a Taranto muore il 21% in più di bambini «Lo
studio conferma le criticità del profilo sanitario della popolazione di Taranto
emerse in precedenti indagini. Le analisi, effettuate utilizzando i tre
indicatori sanitari, sono coerenti nel segnalare eccessi di rischio per le
patologie per le quali è verosimile presupporre un contributo eziologico delle
contaminazioni ambientali che caratterizzano l’area in esame, come causa o
concausa, quali: tumore del polmone, mesotelioma della pleura, malattie
dell’apparato respiratorio nel loro complesso, malattie respiratorie acute,
malattie respiratorie croniche».
Secondo
lo studio, esiste un eccesso di incidenza per tutti i tumori nella fascia
compresa tra 0 e 14 anni, pari al 54%. Nel primo anno di vita l’eccesso di
mortalità per tutte le cause è del 20%. Per alcune malattie iniziate durante la
gravidanza, l’aumento della mortalità è del 45%. «Per quanto riguarda la
fascia d’età pediatrica (quella appunto 0-14 anni) si osserva un eccesso di
mortalità per tutte le cause, e di ospedalizzazione per le malattie
respiratorie acute; inoltre, per tutti i tumori si osserva un eccesso di
incidenza». Per quanto riguarda i dati che riguardano i neonati: «Nel
corso del primo anno di vita si osserva un eccesso di mortalità per tutte le
cause- come dimostra- un eccesso di ospedalizzazione» .
Probabilmente queste erano le notizie che i Pediatri di
Taranto, guidati dalla dott. Annamaria Moschetti, avrebbero voluto comunicare
al Premier Renzi. Ma a Taranto sembra un “must” non ascoltare la
popolazione. Il Primo Ministro Matteo Renzi ha, però, dato ascolto a chi ha
contribuito al disastro, eludendo l’incontro con i pediatri, a cui ha promesso
solo una conversazione telefonica, per altro mai fatta, dando agio al pensiero
che i nostri figli non valgono nemmeno i soldi di una telefonata.
Allo stesso modo tutti i signori che si instaurano a Taranto
non hanno sentito l’esigenza di rivolgersi alla città, ad esempio l’illustre
dott. Gnudi, si è insediato alla direzione dell’ Ilva senza sentire la
necessità di farci sapere le sue idee. Coloro che guidano l’Ilva sono sempre
più convinti che vivono in una monade esclusiva che non deve dare conto a
nessuno, loro non vivono a Taranto ma sono i regnanti dell’Ilvaland, un
territorio che può eludere le leggi italiane facendo osservanza solo delle loro
leggi economiche ed occupazionali.
Anche il nuovo Commissario per le bonifiche esterne ha
preferito non invitare la città al tavolo tecnico, facendo chiaramente capire
che le associazioni, di ogni genere, non sono gradite o almeno non hanno
diritto a sapere cosa si debba fare del Mar Piccolo e non possono essere udite.
Di concerto si posizionano, nell’alveo del silenzio, tutti gli interessati, a
partire dai sindacati, i quali non si sono mai veramente interessati al
problema sanitario della città, impegnati com’erano a salvaguardare i posti di
lavoro, anche contro ogni ragionevole dubbio sanitario.
Eppure in questi anni si sono moltiplicate le proposte
alternative e piani di intervento per il riposizionamento degli operai. Non per
ultimo vorrei ricordare la notizia di pochi giorni addietro, dove, a Genova,
gli operai Ilva saranno reimpiegati per la gestione del verde della città e per
altre attività collegate.
Chiaramente a Taranto non vale quello che è valido per altre
realtà.
Fabio Millarte