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Tempa Rossa
Lettera aperta alla dr.ssa Annamaria Moschetti

lunedì 4 agosto 2014

di Biagio De Marzo




Carissima Annamaria,

 

il tuo forte rimprovero di questa mattina per avere firmato con il collega Ugo Carone le riflessioni dal titolo “Tempa Rossa – Il silenzio dell’ENI” mi ha molto addolorato. Pur parlando a lungo non abbiamo raggiunto alcuna convergenza. Alla fine ho avvertito in te un’incrinatura profonda nel rapporto di reciproca stima e rispetto, sempre rimasto ben saldo nonostante la arcinota, conclamata e pubblica difformità di opinioni sulla visione del futuro di Taranto. Mi hai detto che la tua indignazione è esplosa per la frase: “Anche in questo caso, come per l’Ilva, si è di fronte alla contrapposizione tra interessi strategici ed economici nazionali e aspettative territoriali focalizzate sul timore di pericoli sanitari ed ambientali, parecchio strumentali ed immotivati rispetto a quanto registrato in 50 anni di vita di una raffineria ben più complessa di un semplice terminale petrolifero”. Da questa frase tu hai dedotto che la nostra riflessione riguardasse alla stessa maniera la specifica modesta vicenda Tempa Rossa e l’immensa tragedia generale di Taranto e dell’Ilva che ne è ritenuta la maggiore responsabile.

Non ho remore ad ammettere che l’infelice inciso “come per l’Ilva” ti ha indotto a pensarla in quel modo; ti assicuro che né Ugo Carone (che è per tutti un maestro sulle questioni petrolifere), né io (che di siderurgia mi occupo da 42 anni) abbiamo mai pensato che Ilva ed ENI a Taranto fossero la stessa cosa. L’unica caratteristica che li accomuna è di essere entrambe di forte interesse nazionale.

Quanto al resto, è abissale la differenza tra l’ENI e l’Ilva, specie quella dei Riva.

Quanto alla visione di futuro di Taranto, diversa tra te e me, giocano molto la nostra diversa matrice e il nostro diverso vissuto. Tu sei una cattolica ed una pediatra e giustamente rifiuti che un solo bambino possa correre il rischio di ammalarsi, per giunta se sai che vive in un ambiente di conclamata pericolosità. Conosco e rispetto la grande sofferenza del tuo quotidiano vivere al cospetto del dolore e dei lutti, da cui nasce la tua intransigenza. Tu sei una donna forte, rigorosa, appassionata, coraggiosa che combatte il male; sei la gemella di Paola D’Andria. Non dimentico gli sforzi che ho fatto per convincere te o lei ad accettare di essere il nostro candidato sindaco per le elezioni comunali del 2012, quando ero convinto che la vostra vittoria avrebbe impresso una svolta radicale alle sorti della città, bisognosa di anni ed anni di cure ed attenzioni costanti e tenaci, sotto la guida di una persona autorevole e rispettata da tutti.

Io, invece, sono un agnostico e un tecnico industrialista: ho la massima fiducia nell’inventiva e determinazione umane nel migliorare la qualità della vita e nel lavorare con il massimo della sicurezza e della tutela della salute. So, però, che il 100% lo può assicurare solo il Padreterno. Rimanendo agnostico, nel mio operare ho sempre tenuto a mente quello che mi disse un vecchio saggio che di cattolicesimo ne capiva: “Senza stola non si confessa, senza vino non si dice Messa”.

 

Con immutato affetto, stima e riconoscenza.

Biagio De Marzo

 




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