Carissima Annamaria,
il tuo forte rimprovero di questa mattina per avere firmato
con il collega Ugo Carone le riflessioni dal titolo “Tempa Rossa – Il silenzio
dell’ENI” mi ha molto addolorato. Pur parlando a lungo non abbiamo raggiunto alcuna
convergenza. Alla fine ho avvertito in te un’incrinatura profonda nel rapporto
di reciproca stima e rispetto, sempre rimasto ben saldo nonostante la
arcinota, conclamata e pubblica difformità di opinioni sulla visione del futuro
di Taranto. Mi hai detto che la tua indignazione è esplosa per la frase: “Anche
in questo caso, come per l’Ilva, si è di fronte alla contrapposizione tra
interessi strategici ed economici nazionali e aspettative territoriali
focalizzate sul timore di pericoli sanitari ed ambientali, parecchio
strumentali ed immotivati rispetto a quanto registrato in 50 anni di vita di
una raffineria ben più complessa di un semplice terminale petrolifero”. Da
questa frase tu hai dedotto che la nostra riflessione riguardasse alla stessa
maniera la specifica modesta vicenda Tempa Rossa e l’immensa tragedia generale
di Taranto e dell’Ilva che ne è ritenuta la maggiore responsabile.
Non ho remore ad ammettere che l’infelice inciso “come per
l’Ilva” ti ha indotto a pensarla in quel modo; ti assicuro che né Ugo Carone
(che è per tutti un maestro sulle questioni petrolifere), né io (che di
siderurgia mi occupo da 42 anni) abbiamo mai pensato che Ilva ed ENI a Taranto
fossero la stessa cosa. L’unica caratteristica che li accomuna è di essere
entrambe di forte interesse nazionale.
Quanto al resto, è abissale la differenza tra l’ENI e
l’Ilva, specie quella dei Riva.
Quanto alla visione di futuro di Taranto, diversa tra te e
me, giocano molto la nostra diversa matrice e il nostro diverso vissuto. Tu sei
una cattolica ed una pediatra e giustamente rifiuti che un solo bambino possa
correre il rischio di ammalarsi, per giunta se sai che vive in un ambiente di
conclamata pericolosità. Conosco e rispetto la grande sofferenza del tuo
quotidiano vivere al cospetto del dolore e dei lutti, da cui nasce la tua
intransigenza. Tu sei una donna forte, rigorosa, appassionata, coraggiosa che
combatte il male; sei la gemella di Paola D’Andria. Non dimentico gli sforzi
che ho fatto per convincere te o lei ad accettare di essere il nostro candidato
sindaco per le elezioni comunali del 2012, quando ero convinto che la vostra
vittoria avrebbe impresso una svolta radicale alle sorti della città, bisognosa
di anni ed anni di cure ed attenzioni costanti e tenaci, sotto la guida di una
persona autorevole e rispettata da tutti.
Io, invece, sono un agnostico e un tecnico industrialista:
ho la massima fiducia nell’inventiva e determinazione umane nel migliorare la
qualità della vita e nel lavorare con il massimo della sicurezza e della tutela
della salute. So, però, che il 100% lo può assicurare solo il Padreterno.
Rimanendo agnostico, nel mio operare ho sempre tenuto a mente quello che mi
disse un vecchio saggio che di cattolicesimo ne capiva: “Senza stola non si
confessa, senza vino non si dice Messa”.
Con immutato affetto, stima e riconoscenza.
Biagio De Marzo