Dopo l’approvazione al Senato, l’accordo Italia-Jersey
viene approvato anche in Commissione Affari Esteri a Montecitorio. Adesso in Aula
il voto finale per renderlo esecutivo e per permettere finalmente lo scambio di
informazioni in materia fiscale
L’accordo tra il Governo
della Repubblica Italiana e il Governo di Jersey sullo scambio di informazioni
in materia fiscale, sottoscritto a Londra il 13 marzo 2012, è ad un passo
dalla sua ratifica ed esecuzione. Dopo essere stato approvato al Senato, ora
giunge anche l'assenso in Commissione Affari Esteri alla Camera. L’ultimo step,
per la sua definitiva approvazione, resta il via libera dell’Aula di
Montecitorio. Dovrebbe essere, dunque, scongiurato il rischio che si
verifichino di nuovo situazioni come quella che ha visto la famiglia Riva
nascondere un rilevante tesoro nel paradiso fiscale alle dipendenze dirette
della Regina Elisabetta II: l’isola più grande del canale della Manica che è
soprattutto un paradiso fiscale.
Jersey, infatti, non
rientra nell’Unione europea ma nell’area di libero scambio europea ed ha stipulato
alcuni accordi internazionali. I contribuenti persone fisiche sono tassati secondo
un’aliquota proporzionale del 27% da applicare su redditi al netto degli sconti
fiscali (deduzioni) o, se più favorevole, del 20% sul reddito lordo (vale a
dire senza applicazione di sgravi). Sull’isola ci sono oltre 200 filiali degli
intermediari finanziari più importanti del mondo. Ed è proprio lì che i Riva
detenevano un miliardo e novecento milioni di euro transitati prima dal
Lussemburgo, quindi schermati in quattro società delle isole Cayman, infine
protetti in otto trust dai nomi esotici gestiti da UBS nel Jersey. Il tutto fu
scoperto dal nucleo tributario della Guardia di Finanza di Milano a
partire da una richiesta di scudo fiscale per un miliardo e duecento milioni
di euro richiesto da Emilio Riva nel 2009. Nel Jersey lo scorso agosto sono
stati trovati altri 700 milioni che la magistratura locale potrebbe mettere
nella disponibilità degli inquirenti italiani, per poi aggiungerli al miliardo
e duecento milioni già sotto sequestro.
“Abbiamo fatto pressione affinché
questa ratifica fosse approvata nel più breve tempo possibile – dichiara
Emanuele Scagliusi (M5S), deputato della Commissione Affari Esteri – Già
nel novembre scorso, con un’interrogazione parlamentare a prima firma del
collega Giuseppe D’Ambrosio, avevamo chiesto agli allora Ministri dell’Economia
e degli Esteri di accelerare i tempi per rendere operativo questo accordo. Ora
che siamo ad un passo dalla sua ratifica e relativa esecuzione, auspichiamo
che la maggioranza alla Camera non faccia scherzi e che voti con senso di
responsabilità, senza tutelare le lobby di potere, come suo solito. Allo stesso
tempo, non perdiamo occasione di invitare il commissario straordinario
dell’ILVA, Piero Gnudi – conclude Scagliusi (M5S) – a non
ricalcare l’immobilismo dell’ex commissario Bondi e ad attivarsi, di concerto
con la Procura di Milano, per utilizzare le risorse sequestrate quanto prima
per l’adozione delle misure previste nel piano delle
attività di tutela ambientale e sanitaria del territorio tarantino”.
Qualora la ratifica non
trovi ostacoli nel suo passaggio conclusivo in Aula a Montecitorio, infatti, permetterà
al Governo della Repubblica Italiana ed al Governo di Jersey di prestare
vicendevole assistenza attraverso lo scambio di informazioni presumibilmente
rilevanti per l’amministrazione e l’applicazione delle leggi interne delle
Parti relativamente alle imposte oggetto del presente accordo. Dette
informazioni includono le informazioni presumibilmente rilevanti per la
determinazione, l’accertamento, l’applicazione, la riscossione, anche coattiva,
delle imposte, relativamente alle persone soggette alle imposte stesse, oppure
per le indagini su questioni fiscali o i procedimenti per reati tributari in
relazione a dette persone.