Su
La Gazzetta del Mezzogiorno/Gazzetta di Taranto di oggi 4 luglio 2014, a pag.
III, è stato pubblicato l'articolo "Sul progetto Tempa Rossa basta col
catastrofismo degli ambientalisti" che fa riferimento ad una nota
lunga tre pagine firmata da Carone, Cimaglia e De Marzo. Fermo restando il
rispetto per l'autonomo lavoro dei giornalisti, si ritiene opportuno
divulgare in allegato il testo completo della suddetta nota in cui si
chiariscono in dettaglio i termini della questione.
Con
viva cordialità.
U.
Carone, G. Cimaglia, B. De Marzo
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Taranto 2 luglio 2014
TEMPA ROSSA … COME CHIAPPARO ?
Un incidente avvenuto recentemente a Chiapparo – Stazione
Navale “Mar Grande” della MMI - ha dato ad alcuni l’occasione per attaccare il progetto
“Tempa Rossa”. Sono gli stessi che appaiono da tempo sui mass media, motivando,
a modo loro, ferma avversità al progetto.
Da quello che dicono, e da come lo dicono, pensiamo che si
tratti, almeno per una parte, di persone in buona fede, colpite dagli eventi di
ieri e di oggi del Siderurgico che hanno straziato la città, spesso lasciando
tracce sulle loro famiglie. Altri, invece, sono ambientalisti improvvisati che
colgono l’occasione per raccogliere facili consensi mediatici tra persone spaventate,
che approvano tutto quello che dicono, favorendone la carriera politica o
sindacale o altro. Da quanto dicono, appare chiaro che tali ambientalisti
improvvisati non conoscono il porto e quello che in esso si fa. E non conoscono
nemmeno “Tempa Rossa”: si esprimono come se fosse una raffineria, per i
problemi tipici che possono esserci in una raffineria. Niente di tutto questo.
Per il bene di questa città, sarebbe opportuno che prima di sparare pareri su
rischi, pericoli e inquinamento del progetto “Tempa Rossa”, lo si esamini attentamente:
si vedrebbe che non vi sono forni, caldaie, reattori, bruciatori, colonne di
distillazione.
“TEMPA ROSSA”
Le principali apparecchiature dell’ impianto in sostanza sono:
-
un tronco di tubo di collegamento tra l’oleodotto esistente e due
nuovi serbatoi;
-
due serbatoi nuovi a tetto galleggiante, in bacino di
contenimento;
-
due pompe per trasferire il grezzo verso il pontile;
-
due tubazioni nuove dalle pompe ai punti di ormeggio, sul
pontile;
-
un pontile prolungato ed attrezzato anche con un impianto di
rigenerazione delle sostanze assorbenti le esalazioni per i casi di ormeggio di
navi prive di impianto autonomo;
-
tutta la strumentazione operativa e di sicurezza necessaria.
Dal punto di vista tecnologico-operativo é l’impianto più
semplice esistente nel settore petrolifero.
TRAFFICO NAVALE
Per la caricazione del “grezzo lucano” si prevede un massimo
di 140 navi l’anno, con ormeggio contemporaneo al pontile massimo di due
petroliere, una per lato. Solo quando queste saranno partite cariche si potrà far
entrare nel porto una o due altre petroliere, se disponibili. Il tutto in base
ad una precisa programmazione di arrivi e partenze, con la media di una nave
ogni tre giorni, per evitare la sosta di navi in attesa e relative costosissime
“controstallie” a carico del caricatore.
CADUTA a mare di grezzo
Gli ambientalisti affermano che un incidente di caduta a mare
di gasolio simile a quello avvenuto in questi giorni dal pontile di Chiapparo,
potrebbe verificarsi anche sul nuovo costruendo pontile. Affermazione quanto
meno prematura.
Ancora non è nota la dinamica dell'incidente di Chiapparo, nè
esiste una stima credibile dello sversamento. Un ambientalista molto presente invece
dichiara: "Chi ha visto lo sversamento parla di scenario orribile e chi si
è recato nel luogo della chiazza ha avvertito un senso di stordimento per le
forti esalazioni". La Marina Militare e gli organi di controllo e
vigilanza relazioneranno sull’accaduto con ogni dettaglio e faranno conoscere i
provvedimenti che saranno adottati per evitare il ripetersi dell'incidente.
Indipendentemente da tutto ciò, è bene che si sappia che la tubazione del
pontile di Chiapparo contiene prodotto “libero a tassa pagata” e quindi può
rimanere piena anche quando non in uso e quindi essere suscettibile di
sversamenti accidentali. Non è così per le tubazioni di grezzo sul pontile ENI
dove possono verificarsi due assetti completamente diversi da Chiapparo.
Nave in caricazione. Come da Regolamento di Sicurezza
della Capitaneria di Porto, la nave quando carica dovrà essere in queste
condizioni:
-
essere circondata da panna di contenimento 24/h
-
presenza di motobarca specializzata antinquinamento 24/h
-
due operatori presenti sul castello terminale del pontile 24/h
-
tre guardie ai fuochi presenti sulla nave o sul pontile 24/h
-
vigilanza di personale patentato dell’equipaggio nave sempre
pronto in coperta.
Per verificarsi una perdita a mare di lunga durata e grande
quantità bisogna proprio che stiano …dormendo tutti contemporaneamente.
Nessuna nave al pontile. Le tubazioni se piene sono “schiave
di imposta” e quindi sigillate dalla Dogana. Non si possono fare lavori, né si
possono aprire flange.
Se le tubazioni sono vuote e senza sigilli si possono
manutenzionare dopo bonifica e severo controllo “gas free” di un Chimico
patentato. Se le tubazioni sono vuote o “gas free” come può cadere grezzo a
mare?
EMISSIONE DI GAS DALLE NAVI
Durante la caricazione di una petroliera, dalle cisterne esce
una miscela di aria mescolata con idrocarburi leggeri. Le navi moderne hanno, a
bordo, un proprio impianto di bonifica di tali gas facendoli passare in
apparecchi contenenti sostanze particolari che assorbono totalmente gli
idrocarburi presenti nella miscela con l’aria, e bonificando l’aria stessa. Le
sostanze assorbenti, quando sature, vanno sottoposte a rigenerazione a bordo
della stessa nave, raccogliendo e separando tutte le condense di idrocarburi, e
immettendole nel carico. Per il caso di navi sprovviste, sul pontile prolungato
verrà installato un impianto di rigenerazione che sostanzialmente opererà con
la stessa tecnologia degli impianti autonomi delle navi. Quindi emissioni ZERO!
COLLISIONE TRA NAVI
Come in tutti i porti del mondo, anche a Taranto movimento,
ormeggio e disormeggio delle navi mercantili viene gestito dal CORPO DEI
PILOTI.
Alla luce dei dati statistici, è pressocchè impossibile che due
navi, in navigazione nella rada, entrino in collisione, essendo entrambe
guidate totalmente dalla stessa organizzazione di piloti che conoscono “memoria”
ogni particolare del porto. A parte questo, secondo il Regolamento di Sicurezza
del porto, tutte le navi devono obbligatoriamente muoversi in entrata o in
uscita, percorrendo delle corsie obbligatorie, stabilite dalla Capitaneria,
distanti diverse miglia tra loro, grazie alle dimensioni del nostro porto. E’ impensabile
una COLLISIONE.
Inoltre è obbligatorio il rispetto della velocità: “non
superare 6 nodi” che equivale a 11,112 Km/h. Il Regolamento di sicurezza del porto prevede pesantissime penali per le navi che non lo rispettino, durante la
navigazione nel porto, o sosta in rada o in ormeggio.., fino all’arresto dei
responsabili e al sequestro della nave.
NORME INTERNAZIONALI
Si deve aggiungere che le navi petroliere attualmente in
navigazione nel mondo devono attenersi a norme costruttive internazionali per
ottenere la numerazione targa IMO – International Maritime Organization, e
quindi per poter navigare. IMO è un’Agenzia dell’ ONU che tra l’altro
prescrive:
-
ll carico di petrolio deve obbligatoriamente essere conservato
nelle stive centrali;
-
le stive laterali devono contenere solo acqua di zavorra. In
porto, alla velocità di 6 nodi massimo, in caso di collisione sulla fiancata,
si potrà avere solo versamento di acqua di zavorra;
-
le navi devono obbligatoriamente avere a bordo una
apparecchiatura radar particolare che durante la navigazione traccia posizione,
velocità e direzione di tutte le navi presenti nel suo raggio di azione,
trasmette i dati ad un computer, il quale calcola se vi è possibilità di
collisione. In tal caso lo squillo di un allarme allerta tempestivamente
l’ufficiale in plancia di comando che corregge la rotta.
CONCLUSIONE
Basta con le previsioni catastrofiche infondate. Ci sono ben
altre catastrofi in vista. I nostri giovani lasciano la città. I lavoratori che
operano nel porto sono in allarme. Le petroliere che portavano il grezzo per la
raffineria non verranno più. TCT Evergreen ha ridotto notevolmente le sue navi
su Taranto. L’ILVA è sull’orlo del fallimento. La Marina Militare ha ridotto i lavori in Arsenale e sta trasferendo al Nord molte attività già
tarantine.
Ma guardiamo in faccia la realtà. Per 50 anni abbiamo ricevuto
oltre 5000 petroliere di grezzo oltre a quelle che hanno caricato prodotti
finiti….. senza incidenti rilevanti, malgrado operassero in un campo boe.
Adesso si caricherà dal pontile, con maggior sicurezza e con tecnologie ben più
avanzate di quelle di 50 anni fa. Si è lavorato con oltre 90 serbatoi
affiancati senza effetto domino, per 50 anni, senza emissioni di gas. Adesso si
temono emissioni da due serbatoi a tetto galleggiante,,,, proprio per quelle
apparecchiature con la tecnologia più sicura.
Crediamo proprio che la caricazione di 140 navi all’anno per
l’esportazione, sarà operativamente molto più semplice, per la tecnologia
attuale, e per la professionalità dei nostri operatori portuali. Tempa Rossa è
la buona novella per chi lavora nel porto: Agenzie Marittime, Capitaneria,
Polizia di Frontiera, Guardia di Finanza, Dogana, Sanità Marittima, Avvisatori,
Rimorchiatori, Piloti del Porto, Ormeggiatori, Misuratori Doganali, Controllori
qualità, Spedizionieri, Ispettori del carico, Barcaioli posa panne e vigilanti
sotto la nave, Guardie ai Fuochi, Armatori ed equipaggi bettoline bunkeraggio e
acqua, Provveditori, Operatori di Sala controllo …E poi anche taxi, ristoranti,
alberghi.
Perché questa gente deve perdere questa opportunità di lavoro,
come avverrebbe se non si costruisse Tempa Rossa che poi é un Deposito
Costiero, uguale ad altri 40 operanti in tutta Italia, con prodotti
petroliferi, senza incidenti, senza inquinare e, soprattutto, senza il clamore
nostrano?
Dott. Vittorio Ugo CARONE
Chimico del Porto
Petroleum Processing Engineer
Com.nte Gennaro CIMAGLIA
Decano dei piloti del Porto
Ing. Biagio DE MARZO
Ingegnere navalmeccanico