Approdato in Gazzetta Ufficiale solamente a
febbraio, con un anno di ritardo, il Pan necessita di 18 decreti attuativi per
essere operativo. Il M5S torna a sollevarne dubbi, contraddizioni e criticità
al Ministro Martina
Il Piano di azione nazionale
che regola l’uso dei fitofarmaci in agricoltura non smette di far
emergere criticità. E se i deputati 5 Stelle della Commissione Agricoltura
avevano già interrogato il Ministro Martina, senza ottenere ancora risposta,
sulle irrorazioni aeree in deroga alla normativa e sui tecnici costretti a
seguire corsi e superare esami ogni 5 anni per poter fornire consulenza sui
trattamenti fitosanitari (nonostante l’aver conseguito una laurea in agraria), ad
affiorare ora sono nuovi dubbi. Sotto la lente dei 5 stelle è il raggiungimento
degli obiettivi principali di tutto il Piano d’azione. La direttiva europea
(2009/128/CE), dalla quale seguono a cascata sia il D.lgs. di recepimento
150/2012 sia il Pan, all’art. 4 decretava che ogni Stato membro avrebbe dovuto
adottare il Pan per definire i propri obiettivi quantitativi, le misure
e i tempi per la riduzione dei rischi e degli impatti dell’utilizzo dei
pesticidi sulla salute umana e sull’ambiente.
“Obiettivi, misure e tempi
certi che, però, nel nostro Pan mancano”, dichiarano i deputati M5S
Chiara Gagnarli, Giuseppe L’Abbate, Filippo Gallinella, Loredana Lupo, Paolo
Parentela, Silvia Benedetti e Massimiliano Bernini. A balzare all’occhio
sono, invece, le dichiarazioni del funzionario del Mipaaf, il dottor Cacopardi,
il quale, nella sua relazione durante il convegno dell’Accademia dei Georgofili
di Firenze, ha posto l’accento sui 18 decreti attuativi che dovranno seguire il
Pan. “C’è da chiedersi – commentano i deputati 5 Stelle – cosa
disciplini allora il Piano d’azione se necessita di ben 18 decreti attuativi
per entrare davvero in funzione. Altri Stati membri come Spagna, Belgio e
Danimarca hanno recepito molto più velocemente le direttive. E, ancora una
volta, l’Italia si dimostra non virtuosa”.
Ma per i parlamentari
pentastellati l’altro aspetto critico riguarda l’assenza nel Piano d’azione di
un sistema sanzionatorio che renda di fatto efficace tutto l’impianto. Come, ad
esempio, sulla difesa integrata dove gli obblighi a carico delle aziende
agricole sono ridotti al minimo: in caso di controllo è sufficiente poter
mostrare di avere accesso alle previsioni meteo, ai bollettini territoriali di
difesa integrata, ai materiali informativi sulla difesa integrata. E non vi è
alcuna sanzione nel caso ciò non sia dimostrato dagli agricoltori.
Ma non è finita. Sull’attuazione
delle misure di tutela dell’ambiente acquatico e delle fonti di approvvigionamento
di acqua potabile poi, l’Italia aveva già ricevuto i richiami dalla Commissione
europea, nella riunione bilaterale del settembre 2013, per non aver precisato
le misure da attuare in campo agricolo. “Ebbene – commentano i 5
Stelle – anche su questo aspetto, con il Pan si è preferito glissare e
rimandare al solito decreto attuativo. Nonostante già nel TUA (Testo Unico
Ambiente) si fosse stabilito che le Regioni avrebbero dovuto individuare,
sempre ai fini della tutela delle acque, le cosiddette aree vulnerabili da
prodotti fitosanitari. Ad oggi non risulta siano state individuate, tranne nel
Veneto ed in Piemonte. Quindi, a mancare non sono solo le misure di
salvaguardia ma anche le zone da tutelare. In conclusione – continuano i
deputati M5S – il Pan sembra gravemente carente in diverse parti nonché
troppo rinunciatario nella definizione degli obiettivi, dei tempi certi e,
fattore ancor più grave, nella definizione di un apparato sanzionatorio che lo
renda operativo. Un piano che rischia anche l’impugnazione della stessa
Commissione europea, viste le lacune”. L’auspicio dei 5 Stelle è che il
Governo decida di rivisitare il testo perché, in alternativa, contribuirebbe
solamente ad aumentare la pressione burocratica ai danni degli agricoltori e
senza restituire, in cambio, gli obiettivi principali della Direttiva europea.