Il Tribunale di Taranto oggi 23 maggio 2014 ha condannato
pesantemente 27 dirigenti dell’Italsider dell’era delle Partecipazioni Statali
e della successiva Ilva dei Riva. Al termine della lettura del lunghissimo
dispositivo della sentenza, alcune delle persone presenti hanno applaudito.
Quell’applauso mi ha procurato una grande amarezza ed ho guardato la figlia di
una delle vittime di quella tragedia. Lei non ha applaudito ed aveva le lacrime
agli occhi. Sono certo che pensava a suo padre ed anche ad alcuni condannati
che erano stati colleghi ed amici di suo padre, come me. Finora ho sempre letto
e sentito che le vittime sono ex operai e i condannati ex dirigenti, con lo
schematismo di sempre. Non è così.
Tra le vittime c’è sicuramente un dirigente e forse degli
impiegati. Rispetto assoluto e umana solidarietà alle vittime e ai loro
famigliari, ma anche un briciolo di considerazione per uomini, oggi quasi
ottantenni, che, molti anni fa, impegnati su tutti i fronti di un’azienda
immensa e complessa com’è lo stabilimento siderurgico di Taranto, non hanno
scongiurato il pericolo o ridotto drasticamente gli effetti malefici di alcune
lavorazioni che avvenivano nello stabilimento. Essi sono stati riconosciuti
responsabili di quanto è avvenuto nello stabilimento ma non di aver operato con
la volontà di procurare danni mortali ai propri collaboratori. Occorre silenzio
e raccoglimento, non applausi.
Ing. Biagio De Marzo già dirigente dell’Italsider di
Taranto, già membro del Comitato per Taranto, già presidente di Altamarea