C'è
inquinamento da arsenico a Taranto. Lo documenta uno studio del Consiglio
nazionale delle ricerche (CNR).
Lo
studio è stato presentato oggi 9 maggio presso la sede centrale del Consiglio
nazionale delle ricerche (piazzale Aldo Moro 7 - Roma).
Lo studio
presentato oggi conferma l'allarme lanciato da PeaceLink nel 2009. PeaceLink
allora invitò a compiere ricerche in merito alla presenza di arsenico a Taranto
per verificare l'esposizione della popolazione
(http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/30026.html).
I
preoccupanti risultati, appena pubblicati su Epidemiologia & Prevenzione,
sono frutto dello studio SEpiAs del CNR.
SEpiAs
sta per "Sorveglianza Epidemiologica Arsenico" e riguarda aree
interessate da inquinamento ambientale da arsenico di origine naturale o
antropica.
Lo
studio ha toccato, oltre che Taranto, anche Gela, Viterbo e l'Amiata,
verificando una esposizione della popolazione ad una sostanza che l’Organizzazione
mondiale della sanità ha ufficialmente classificato, specie quello inorganico
trivalente, tra le sostanze “cancerogene per gli esseri umani”.
Ha
dichiarato il dott. Fabrizio Bianchi, coordinatore dello studio: "Per
quanto riguarda l'arsenico inorganico sono stati osservati valori medi di
concentrazione elevati, sulla base di quelli di riferimento nazionali e
internazionali per il biomonitoraggio umano, in un soggetto su quattro sul
totale, ma con rilevanti differenze: 40% Gela, 30% Taranto, 15% viterbese, 12%
Amiata. Questi dati, da usare con cautela in considerazione dei piccoli
campioni, non sono marcatori di malattia ma testimoniano l'avvenuta
esposizione".
Lo
studio è stato finanziato dal Centro nazionale per la prevenzione e il
controllo delle malattie (Ccm) del Ministero della Salute ed è stato condotto
in aree con inquinamento da arsenico di origine naturale (Amiata e viterbese) o
antropica (Gela e Taranto).
L’obiettivo
dello studio SEpiAs è quello di valutare la relazione tra esposizione umana ad
arsenico. L'inquinamento ambientale è stato valutato mediante indicatori di
dose assorbita e "marcatori biologici di effetto precoce sulla
salute".
Lo
studio dei marcatori biologici di effetto precoce sulla salute è
particolarmente importante in quanto consente di documentare un fattore di
rischio concreto prima che si verifichi un danno irreversibile.
Lo
scopo dello studio è pertanto anche quello di definire "indicatori
precoci" per un sistema avanzato di sorveglianza ambiente-salute.
Si
legge sul sito del CNR: "La ricerca ha riguardato 282 residenti in aree
del Monte Amiata, nel viterbese, a Taranto e Gela. "Nelle urine dei
soggetti controllati abbiamo misurato il contenuto di diverse specie organiche
e inorganiche di arsenico, alcune delle quali sono riconosciute cancerogene
certe per l'uomo", spiega Fabrizio Bianchi".
Fabrizio
Bianchi (IFC-CNR), coordinatore dello studio, ha spiegato: "Sono stati
misurati inoltre parametri di rischio cardiovascolare mediante ecodoppler
carotideo e cardiaco e, nel sangue, numerosi biomarcatori di suscettibilità
genetica, di danno al DNA, di effetto precoce".
Dallo
studio emergono numerose informazioni di carattere scientifico e sanitario.
Sono emerse alcune associazioni statisticamente significative tra concentrazione
di arsenico e fattori di rischio indagati col questionario.
"Principalmente con l'uso di acqua di acquedotto e di pozzo, ma anche con
esposizioni occupazionali e con consumo di alimenti quali pesci, molluschi o
cereali, che dovranno essere indagati con studi specifici", continua il
ricercatore Ifc-Cnr Fabrizio Bianchi.
Il
dott. Fabrizio Bianchi (Istituto di Fisiologia Clinica del CNR) ha dichiarato:
"La preoccupazione per i rischi ambientali per la salute appare peraltro
acutissima, specie nelle due aree industriali. A Taranto e Gela circa il 60%
del campione giudica la situazione grave e irreversibile e oltre l'80% ritiene
certo o molto probabile che in aree inquinate ci si possa ammalare di tumore o
avere un figlio con malformazioni congenite".
Vi
è poi una parte dello studio che indaga anche il livello di fiducia della
popolazione rispetto agli enti locali, che dovrebbero attuare politiche di
sorveglianza sullo stato di salute. Lo studio su questo è impietoso e rivela a Taranto
una scarsissima fiducia negli enti locali: solo il 6% a Taranto ha fiducia
negli enti locali. E' livello più basso in assoluto riscontrato nella ricerca.
Questo
è infatti l'indicatore di fiducia negli enti locali: "Nel 40% dei casi
nell'Amiata e nel 27 a Viterbo, ma solo nel 6% a Taranto e nel 16 a Gela",
conclude Fabrizio Bianchi.
Per PeaceLink
Fulvia
Gravame - responsabile nodo PeaceLink Taranto
Alessandro
Marescotti - presidente PeaceLink
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