Confindustria replica in
una lunga nota, alle dichiarazioni del sindaco di Taranto sull’Ilva in
occasione di un forum pubblicato da una testata giornalistica, perché le ritiene
estremamente gravi.
Si tratta, a parere di
Confindustria Taranto, di dichiarazioni estremamente gravi e destabilizzanti in
una fase delicatissima che dura da oramai due anni, in cui la città sta
faticosamente tentando di ricostruire, mantenere e realizzare il complesso e
difficile connubio fra ambiente e lavoro che lo stesso sindaco antepone da
sempre a tutte le argomentazioni sulla vicenda Ilva.
Chiudere l’area a caldo
della grande fabbrica sarebbe secondo il sindaco di Taranto la via di uscita
ideale di tutta la complessa e delicata questione ambientale, sociale,
produttiva ed occupazionale dell’Ilva di Taranto, divenuta non a caso una
vertenza nazionale proprio perché assume risvolti di abnorme portata. Per la
precisione questo è quanto il primo cittadino ha dichiarato ai giornalisti nel
corso di un forum tenuto al “Corriere del Mezzogiorno” di Puglia, in cui
peraltro parla anche dei beni archeologici, della rigenerazione del centro
storico, del borgo e dei rapporti col governo centrale.
L’approssimazione sui
temi dell’ambiente e del lavoro, che il sindaco “risolverebbe” con la chiusura
dell’area a caldo dell’Ilva, l’assenza di definite e chiare linee politiche in
merito alla rigenerazione del centro storico, ma soprattutto l’approccio
discontinuo del primo cittadino verso i problemi più urgenti della città,
delineano un quadro confuso e preoccupante da parte dell’attuale
amministrazione comunale.
Ancor più grave è la
sua ammissione circa l’aver votato per la chiusura dell’area a caldo in sede di
referendum, che evidenzia chiaramente un preoccupante “scollegamento” fra il
volere del primo cittadino e quanto invece la comunità richiede e continua a
richiedere.
Non è giustificabile un
approccio perennemente discontinuo, estemporaneo e approssimato su problemi
così grandi e vitali per la città.
Non è accettabile che
tale approccio arrivi dal sindaco, che dovrebbe reggere le sorti di una città
complessa come Taranto con una guida autorevole, una linea politica definita e
riconosciuta e azioni conformi e rispondenti alla linea tracciata.
A Confindustria spiace
sottolineare come sia proprio quest’ultimo il punto nodale e mancante che si continua
a riscontrare nell’attuale amministrazione cittadina.
Questa manca di una
linea politica chiara e definita sui grandi temi che attengono il futuro della
città; di una visione strategica e d’assieme che ne sostenga i propositi e le
azioni conseguenti e soprattutto di una reale connessione fra ciò che si dice e
ciò che si attua realmente sul territorio.
Secondo Confindustria,
quanto il primo cittadino dichiara sulla questione Ilva, infatti, è sconcertante
soprattutto sul piano dell’assunzione delle responsabilità.
Quando conferma di non
aver mai incontrato il commissario Bondi (e chi, se non lui, avrebbe dovuto
farlo?) e quando attribuisce ad altri (“gli esperti”) la valutazione positiva
circa la chiusura delle cockerie, sottraendosi dall’obbligo di assunzione di
impegni istituzionali, il sindaco Stéfano sembra più voler adottare una linea
auto difensiva a tutela della sua personale vicenda giudiziaria che una reale
tutela degli interessi della città.
È altrettanto
spiacevole constatare, oltre alle dichiarazioni sulla questione ambientale,
come il primo cittadino affidi alle pagine di un giornale quanto avrebbe potuto
dichiarare o far dichiarare a qualcun altro in sua vece, al recente convegno di
Confindustria sulla rigenerazione della città vecchia, in cui era ancora una
volta assente, sia pur giustificato.
Nel merito, il sindaco
Stefano attribuisce l’impossibilità di realizzare il modello di risanamento già
sperimentato a Napoli trincerandosi dietro il parere negativo di fantomatici e
già più volte richiamati “tecnici ed esperti”, così come peraltro attribuisce
ad “esperti” il parere negativo sugli espropri.
E lecito chiedersi, a
questo punto – continua la nota - se il complesso tema della rigenerazione del
centro storico viene affidato al parere dei tecnici, la politica cosa ci sta a
fare? Qual è il ruolo del sindaco e dei suoi assessori? Dove e quali sono le
sbandierate politiche di risanamento dell’amministrazione?
E’ lo stesso copione
che rimanda ad altre questioni fondamentali per il futuro assetto della città,
in cui l’amministrazione “decide di non decidere”. Ed
è un copione che la città non può più permettersi. “Se Taranto, come ha
dichiarato il sindaco mutuando le parole del premier Renzi, deve diventare un
modello da seguire, vorremmo almeno capire a quale modello stiamo guardando, e
soprattutto cosa il Comune sta realmente facendo per adottarlo e renderlo
compatibile con la nostra realtà” – conclude la nota di Confindustria.
Vito Piepoli