Il 2013 si chiude con l’ennesima beffa per Taranto. Parliamo del rapporto
tra l’attuale dirigenza Ilva e la città. Questa volta è il turno del sub
commissario Ronchi. Durante l’audizione in commissione Ambiente, alla presenza
dei deputati, dichiara che il benzene a Taranto ha un andamento altalenante,
che si confonde con l’inquinamento delle macchine.
Ritiene non possibile individuare il responsabile di questa alta
concentrazione, probabilmente dipende dal traffico, visto che la domenica
circolano poche macchine, ed il benzene diminuisce. Facendo un giro sulla rete,
subito si trovano le risposte a queste affermazioni: “Il benzene da cokeria è
ben riconoscibile. Le sue concentrazioni sono linearmente correlate a quelle
del toluene, in un rapporto 1 a 1. Nelle emissioni auto veicolari il toluene è
a concentrazioni da 3 a 4 volte superiore”. Viene spontaneo fare una
domanda al sub commissario: ma da chi è consigliato per la gestione tecnico
scientifica di un simile progetto? I suoi consulenti scientifici sui temi di
Chimica Ambientale chi sono? Che referenze hanno? I tre esperti del Ministero
hanno reali competenze per gestire un problema assai complesso, finora sempre
molto orientato al processo produttivo e poco verso una reale salvaguardia
della salute?
Quanto coke sta producendo attualmente l’acciaieria? Le centraline per il
benzene, quante ore sono state sottovento alle cokerie? Questi
metodi di ricerca degli inquinanti sono noti all’Arpa Puglia. Ci chiediamo,
quindi: esistono rapporti scientifici reciproci tra la dirigenza Ilva e
l’Agenzia per l’ambiente pugliese? Alla vigilia dell’ennesimo incontro a Roma
per le osservazioni all’ultimo decreto sulla Terra dei Fuochi, andremo a
chiedere di spendere meglio i soldi sequestrati a Riva per riconvertire gli
impianti e lanciare un progetto di ampio respiro, e riprogrammare l’azienda con
un ciclo produttivo veramente innovativo. Perseguire la realizzazione delle
norme Aia non costerà di più che chiudere l’area a caldo?
Eppure la certezza che dovrebbe unire tutti dovrebbe essere proprio la
“chiusura dell’area a caldo”, supportata da una reale domanda di riconversione
industriale. Dovremmo tutti essere d’accordo su questa idea. Eppure Ronchi
prova a prendere tempo facendo finta di non sapere, e va alla Commissione
dicendo una piccola bugia per esaltare i risultati positivi e continuare sulla
linea scientifica dei consulenti epidemiologi dell’Ilva che sostenevano
l’innocenza del siderurgico, accollando le responsabilità alle sigarette di
contrabbando. Il tentativo fa il paio con le dichiarazioni allusive che Ronchi
prova a portare avanti da tempo, lanciando messaggi rassicuranti sulle
condizioni eccellenti dell’aria ai Tamburi e glissando su molti dati, non in
linea con le normative.
Davanti a queste posizioni del sub commissario, pochi hanno detto una
parola. Nessuno dei politici locali ha parlato. Probabilmente non hanno le
competenze ed il tempo per controbattere alle dichiarazioni dell’ex ministro
dell’Ambiente. Continuano a sognare, facendo finta di nulla e demandando la
loro vita al Governo. Un ulteriore beffa è stata la dichiarazione del
presidente della Regione Puglia Nichi Vendola. Appena bocciata la presentazione
della candidatura di Taranto a Capitale della Cultura, ha lanciato la campagna
adotta Taranto. Eppure, questo annuncio – chiaramente caduto nel vuoto
- fu già fatto dall’ex ministro della Salute Balduzzi. Nessuno lo ha
più visto. Forse Vendola cerca di rimediare ad una posizione politica scomoda
dicendo tutto e il contrario di tutto, senza fare nulla di realmente importante
per questa città.