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Ronchi ottimo vino ma pessimo affabulatore
lunedì 6 gennaio 2014

da Fabio Millarte




 Il 2013 si chiude con l’ennesima beffa per Taranto. Parliamo del rapporto tra l’attuale dirigenza Ilva e la città. Questa volta è il turno del sub commissario Ronchi. Durante l’audizione in commissione Ambiente, alla presenza dei deputati, dichiara che il benzene a Taranto ha un andamento altalenante, che si confonde con l’inquinamento delle macchine.

Ritiene non possibile individuare il responsabile di questa alta concentrazione, probabilmente dipende dal traffico, visto che la domenica circolano poche macchine, ed il benzene diminuisce. Facendo un giro sulla rete, subito si trovano le risposte a queste affermazioni: “Il benzene da cokeria è ben riconoscibile. Le sue concentrazioni sono linearmente correlate a quelle del toluene, in un rapporto 1 a 1. Nelle emissioni auto veicolari il toluene è a concentrazioni da 3 a 4 volte superiore”. Viene spontaneo fare una domanda al sub commissario: ma da chi è consigliato per la gestione tecnico scientifica di un simile progetto? I suoi consulenti scientifici sui temi di Chimica Ambientale chi sono? Che referenze hanno? I tre esperti del Ministero hanno reali competenze per gestire un problema assai complesso, finora sempre molto orientato al processo produttivo e poco verso una reale salvaguardia della salute?

Quanto coke sta producendo attualmente l’acciaieria? Le centraline per il benzene, quante ore sono state sottovento  alle cokerie? Questi metodi di ricerca degli inquinanti sono noti all’Arpa Puglia. Ci chiediamo, quindi: esistono rapporti scientifici reciproci tra la dirigenza Ilva e l’Agenzia per l’ambiente pugliese? Alla vigilia dell’ennesimo incontro a Roma per le osservazioni all’ultimo decreto sulla  Terra dei Fuochi, andremo a chiedere di spendere meglio i soldi sequestrati a Riva per riconvertire gli impianti e lanciare un progetto di ampio respiro, e riprogrammare l’azienda con un ciclo produttivo veramente innovativo. Perseguire la realizzazione delle norme Aia non costerà di più che chiudere l’area a caldo?

Eppure la certezza che dovrebbe unire tutti dovrebbe essere proprio la “chiusura dell’area a caldo”, supportata da una reale domanda di riconversione industriale. Dovremmo tutti essere d’accordo su questa idea. Eppure Ronchi prova a prendere tempo facendo finta di non sapere, e va alla Commissione dicendo una piccola bugia per esaltare i risultati positivi e continuare sulla linea scientifica dei consulenti epidemiologi dell’Ilva che sostenevano l’innocenza del siderurgico, accollando le responsabilità alle sigarette di contrabbando. Il tentativo fa il paio con le dichiarazioni allusive che Ronchi prova a portare avanti da tempo, lanciando messaggi rassicuranti sulle condizioni eccellenti dell’aria ai Tamburi e glissando su molti dati, non in linea con le normative.

Davanti a queste posizioni del sub commissario, pochi hanno detto una parola. Nessuno dei politici locali ha parlato. Probabilmente non hanno le competenze ed il tempo per controbattere alle dichiarazioni dell’ex ministro dell’Ambiente. Continuano a sognare, facendo finta di nulla e demandando la loro vita al Governo. Un ulteriore beffa è stata la dichiarazione del presidente della Regione Puglia Nichi Vendola. Appena bocciata la presentazione della candidatura di Taranto a Capitale della Cultura, ha lanciato la campagna adotta Taranto. Eppure, questo annuncio – chiaramente caduto nel vuoto -  fu già fatto dall’ex ministro della Salute Balduzzi. Nessuno lo ha più visto. Forse Vendola cerca di rimediare ad una posizione politica scomoda dicendo tutto e il contrario di tutto, senza fare nulla di realmente importante per questa città.




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