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Osservazioni e proposte di “Impatto zero” e "Italia Nostra” su piano Ilva
venerdì 15 novembre 2013

da biagiodemarzo@alice.it




Taranto 6 novembre 2013

Associazione Impatto Zero Onlus

Associazione Italia Nostra sezione di.Taranto Onlus

 

COMUNICATO

Invito al confronto.

Le associazioni “Impatto Zero” e “Italia Nostra”  hanno inviato al commissario straordinario Ilva e al ministro dell’ambiente 10 pagine di “Osservazioni” sulla “Proposta di piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria" redatta dal comitato di tre esperti nominati dal ministro dell’ambiente. Proposta ed osservazioni sono scaricabili dal sito http://www.italianostrataranto.it/  

Per un ampio confronto franco ed argomentato, proponiamo qui alcune di quelle osservazioni.

 

Sintesi del piano di tutela

I  tre esperti in poco tempo hanno inquadrato una realtà industriale immensa e complessa quale è l'Ilva di Taranto Respingiamo l’impostazione del loro piano perché in esso la "fattibilità tecnica e l'operatività dello stabilimento" prevalgono su ogni altra considerazione. Il caso Taranto non è scoppiato per ragioni economiche ed industriali ma per ragioni sanitarie.

Altrettanto criticabile è che venga elaborato un piano di tutela senza conoscere le prescrizioni relative ai comparti di acque, suolo, falda e bonifiche, non ancora stabilite a un anno dall’emissione dell’AIA.

Gli esperti non hanno rilevato che nel1’AIA la durata dell'autorizzazione è stata fissata in 6 anni invece di 5. Da anni ripetiamo che tale carattere premiale è illegittimo in quanto il Sistema di Gestione Ambientale, “procacciatore del premio”, escludeva l'area a caldo, proprio quella dove si produce la quasi totalità dell'inquinamento.

 

Oggetto, finalità del piano e metodo di lavoro

Gli esperti sottolineano la novità della tutela ambientale affiancata da quella sanitaria e ignorano che il Ministero dell’ambiente, con l’apporto del Ministero della salute, ha impedito che nelle prescrizioni dell’AIA fosse contemplato il contenimento degli impatti sanitari, invano richiesto dal “pubblico interessato”.

Mancano totalmente interventi relativi alle emissioni “fuggitive” ed alla manutenzione.

 

Le misure e le attività sugli impianti

La reale copertura dei parchi primari rappresenta la cartina di tornasole della effettiva volontà di aggredire l’inquinamento.

Con le attuali 4 batterie in funzione risulta rispettata la prescrizione relativa ai limiti di emissione; sul dopo, con tutte le batterie in esercizio, è notte fonda. Per l’obiettivo di meno di 20 mg/Nm3 si deve aspettare il 31.7.2016 per il solo progetto mentre la valutazione del danno sanitario fatta da ARPA Puglia impone decisioni strategiche ed operative immediate.

Per evitare gli “accorgimenti” che diluiscono la concentrazione di diossina nei fumi dell’impianto di agglomerazione, basta applicare gli esistenti standard generali per gli impianti di combustione, senza aspettare le conclusioni di cavillosi tavoli di concertazione.

I provvedimenti adottati per le acciaierie sono insufficienti, come scrivono gli stessi esperti.

La capacità produttiva dello stabilimento è indefinita in quanto dovrebbe far capo alla “visione di futuro dello stabilimento” che è nel limbo.

Sulla valutazione delle emissioni diffuse e delle emissioni fuggitive siamo ancora ai primissimi passi. Riproponiamo di ricorrere alla utilizzazione di tecnologie, attrezzature e mezzi in dotazione al CESI di Piacenza (ex ENEL): misurano la qualità dell’aria su uno stabilimento con la tecnologia di un “cannone laser”, asservito a un laboratorio scientifico mobile, puntato sulla “cappa di fumo”.

 

Comparto idrico

Gli esperti non rilevano che il prelievo di 150.000 mc/h di acqua di mare non è stato mai sottoposto alla valutazione di impatto ambientale prevista per legge per prelievi superiori a 3.500 mc/h.

Non è stato mai effettuato il confronto qualitativo e quantitativo tra le acque prelevate da Mar Piccolo e quelle scaricate a Mar Grande: si evidenzierebbe come nell’ “attraversamento” dello stabilimento l’acqua, al netto di quella che si disperde, viene “arricchita” di un’enorme quantità di inquinanti che vengono riversati in Mar Grande. Di contro, le concentrazioni misurate risultano “a norma” per l’abnorme diluizione consentita da cavilli normativi e giuridici. Basterebbe prescrivere di effettuare i controlli degli scarichi delle acque a valle dei singoli impianti (sentenza 4648/2005 del Consiglio di Stato).

Il punto del comitato sul comparto idrico fotografa il nulla dell’AIA 2011 sull’inquinamento delle acque, con l’aggravante della perdurante mancanza di prescrizioni. Da oltre 50 anni il problema viene ignorato. E’ appena il caso di annotare che il Piano direttore delle acque della Regione Puglia è in vigore da anni, puntualmente disatteso.

Il comitato di esperti delinea una proposta operativa pesantissima per la vastità dell’area e per l’impegno impiantistico ed economico, su cui, però, non viene azzardato nessun numero per costi e tempi di realizzazione.

 

Gestione dei residui, dei rifiuti e dei sottoprodotti

Ora le polveri alla diossina dell’agglomerato vengono smaltite all’esterno. Nulla si sa del pregresso.

Non v’è traccia di monitoraggio dell’acqua di falda, neanche conoscitivo.

Non v’è traccia di piani di ripristino ambientale che garantiscano il recupero dell’area una volta cessata l’attività produttiva. Necessita ottenere la consegna all’Autorità Pubblica di fideiussioni ad hoc, per un sito altrimenti destinato ad essere “irrecuperabile”.

 

Messa in sicurezza e interventi realizzativi

Manca ogni concretezza visto che non v’è traccia di risorse e tempistica.

Ritardi e lacunosità nell’aggiornamento del Rapporto di Sicurezza sono emersi anche nel recente incontro in Prefettura con le associazioni ambientaliste che hanno richiesto approfondimenti nella prevenzione di incidenti rilevanti e nell’analisi di eventi di rilevanza ambientale.

Lo stabilimento è da tempo immemorabile privo di Certificati di prevenzione incendi.

 

Interventi strutturali per il contenimento nel consumo energetico, l’uso ottimale dell’energia, il recupero energetico.

Viene richiesta la revisione generale della pianificazione energetica dello stabilimento, per tutte le società in esso operanti, ma non c’è una sola parola su tempi e costi.

 

Specifiche misure di tutela della salute e della sicurezza

Riteniamo che necessiti l’immediato adeguamento delle strutture sanitarie di Taranto ai bisogni della salute della popolazione.

All’impegno profuso dal comitato di esperti sui temi del “Bio-monitoraggio” e della “Attività di prevenzione” deve corrispondere altrettanta determinazione realizzativa da parte dell’azienda e delle Istituzioni Pubbliche interessate, organizzazioni sindacali incluse.

 

Innovazioni tecnologiche

Gli esperti esprimono grande fiducia nel miglioramento della compatibilità ambientale ottenibile operando su materie prime, processi e tecnologie, tranne una inespressa sfiducia nella possibilità di “redimere” completamente la cokeria.

La loro proposta di piano, però, non ha una “visione dello stabilimento del futuro”, peraltro ad essi non richiesta. Con onestà intellettuale essi scrivono che serve una “riflessione di prospettiva” sia da parte del “decisore politico” sia della “conduzione aziendale”. Allo stato, è molto improbabile che ciò avvenga: il “decisore politico” definisce solo la strategia di politica industriale del Paese e l’attuale “conduzione aziendale” non dispone di risorse né possiede la necessaria imprenditorialità. Per intenderci, per la “riflessione di prospettiva” servirebbe un Beneduce o un Mattei o un Olivetti.

 

Copertura finanziaria delle opere

Gli interventi strutturali proposti non sono valutati economicamente; su interi settori mancano indicazioni. Eppure, il piano di tutela, comunque approvato dal ministro dell’ambiente, sarà la base del piano industriale che verrà elaborato dal commissario straordinario ed approvato dal ministro dello sviluppo economico. Sarà costui l’ “imprenditore che non c’è”, dotato delle risorse finanziarie ed umane che necessitano per l’oggi e il domani, per un vero Master Plan privo delle astrazioni e manchevolezze di questi anni?

 

La comunicazione e la partecipazione

Il comitato di esperti non cita nessuno dei documenti presentati dal “pubblico interessato” durante i procedimenti di AIA 2011 e AIA 2012 ed ora sollecita la presenza delle cittadinanza mentre il Garante, che queste cose le faceva sul serio, è stato eliminato.

 

Taranto 14 novembre 2013

Avv. Raffaella Cavalchini (Presidente Ass.ne Impatto Zero)

Arch. Giuseppe Todaro (Presidente Ass.ne Italia Nostra)

Ing. Biagio De Marzo (Ass.ne Impatto Zero)





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