Il deputato del M5S Giuseppe
L’Abbate della Commissione Agricoltura ha presentato un’interrogazione
parlamentare alla Ministro Lorenzin e alla Ministro De Girolamo per dare
pubblicità ai prodotti alimentari ritirati dai supermercati
Pollo
alla diossina, mozzarelle blu, pesto al botulino. Un elenco
interminabile quello delle sempre più frequenti emergenze che si
registrano in campo alimentare che evidenziano le difficoltà
dell’industria e delle autorità pubbliche a garantire ai consumatori la
sicurezza dei generi alimentari. Da qui, la battaglia portata avanti dal “Fatto
Alimentare” che ora sbarca in Parlamento grazie ad un’interrogazione
presentata dal deputato del MoVimento 5 Stelle Giuseppe L’Abbate alla
Ministro della salute Beatrice Lorenzin e al Ministro delle Politiche Agricole,
Alimentari e Forestali Nunzia De Girolamo.
“Non
potevamo che accogliere l’appello lanciato dal Fatto Alimentare – dichiara
L’Abbate – “L’uomo è ciò che mangia” diceva Feuerbach. Non
possiamo, quindi, permetterci di consumare prodotti non sicuri e l’unica
freccia che il consumatore ha nella sua faretra è l’informazione, da cui non si
può trascendere. Ecco, dunque, che chiediamo ai ministeri competenti in materia
se non ritengano opportuno assumere iniziative per diffondere con regolarità
sul sito del Ministero della Salute, nonché attraverso i media, le foto e le
schede di tutti i prodotti alimentari richiamati dal mercato perché ritenuti
pericolosi per la salute, affiancando a queste notizie l’elenco dei punti
vendita in cui sono stati commercializzati. E di fare in modo che queste
procedure vengano messe in atto anche dalla grande distribuzione organizzata.
Una battaglia – conclude L’Abbate – nel solco della proposta di
legge già depositata dal nostro gruppo sull’etichettatura”.
In
molti Paesi europei, quando si verifica un caso di prodotto alimentare
che presenta problemi di qualità, sicurezza o comunque non conformità agli
standard previsti, sia la catena di supermercati, sia l’azienda produttrice
sia il Ministero competente si attivano per darne massima informazione ai
cittadini, anche attraverso la diffusione della notizia tramite gli
organi di stampa e via web. I punti vendita, poi, sono obbligati a
segnalare nel modo più visibile il prodotto in questione. In Italia, invece,
raramente i punti vendita mettono in rete la lista dei cibi “richiamati”, ad
eccezione di alcune note catene che solo di recente hanno deciso di dedicare
una sezione del loro sito internet alla segnalazione degli alimenti ritirati e
difettosi. Il Ministero della Salute, poi, non sempre diffonde
adeguatamente i comunicati relativi al ritiro dei prodotti alimentari dal
mercato e, tranne per alcuni sporadici casi, non fornisce mai le relative
immagini che invece aiuterebbero il consumatore ad identificare immediatamente
il prodotto che potrebbe risultare dannoso per la salute. Ma il Regolamento
CE 178/2002 parla chiaro: se un operatore del settore alimentare ritiene o
ha motivo di ritenere che un alimento da lui importato, prodotto, trasformato,
lavorato o distribuito non sia conforme ai requisiti di sicurezza degli
alimenti, e l’alimento non si trova più sotto il suo controllo immediato,
esso è tenuto ad avviare immediatamente procedure per ritirarlo e informarne le
autorità competenti. Qualora il prodotto dovesse essere già arrivato al
consumatore, l’operatore informa i consumatori, in maniera efficace e
accurata, del motivo del ritiro e, se necessario, richiama i prodotti già
forniti ai consumatori quando altre misure siano insufficienti a conseguire un livello
elevato di tutela della salute.