GINOSA E CASTELLANETA CHIEDONO AIUTO, LA REGIONE
TEMPOREGGIA
Dopo i proclami
nelle ore successive l’alluvione tra il 7 e l’8 ottobre scorsi, la Giunta
Vendola non ha ancora comunicato nulla al Ministero dell’Agricoltura. Per
L’Abbate e Donno (M5S) siamo alle solite: “le promesse non vengono mai seguite
dai fatti”
A
pochi giorni dall’alluvione che ha colpito i territori di Ginosa e Castellaneta,
venerdì 11 ottobre, il Presidente Vendola dichiarava “da una prima
informale ricognizione, il complesso delle risorse, tra Protezione Civile e
quelle settore agricoltura, dovrebbe ammontare a euro 2 Mln. È
indispensabile che queste risorse vengano aggiunte, nel più breve tempo
possibile, ulteriori risorse del governo nazionale al quale chiediamo, tra l’altro,
celerità nell’accoglimento della dichiarazione di stato di emergenza e di
calamità naturale”. Sono trascorsi 25 giorni ma al Ministero
dell’Agricoltura non è ancora arrivata la richiesta della Giunta regionale
pugliese per lo stato di calamità naturale, nonostante l’iter sia stato
avviato immediatamente con delibera della stessa Giunta.
“Siamo
alle solite – dichiara il deputato pugliese L’Abbate (M5S), componente
della Commissione Agricoltura – alle promesse, strombazzate ai quattro
venti per tener apparentemente contenti tutti, non seguono mai i fatti”.
Senza l’invio della documentazione in via XX Settembre, infatti, il processo di
approvazione governativa non può procedere e gli agricoltori perderebbero anche
quell’ultimo barlume di speranza di ottenere qualche misero contributo a valere
su un fondo di solidarietà oramai a secco. “Noi siamo pronti per dare
manforte alla Regione Puglia con tutti gli strumenti a nostra disposizione
– affermano all’unisono i parlamentari pugliesi del MoVimento 5 Stelle –
ma se la Giunta Vendola non si desta, nessuna azione può essere messa in
atto da parte nostra”. “Bisogna darsi da fare affinché i tempi si
accorcino ed i cittadini coinvolti non si trovino di fronte a spiacevoli
conseguenze – rincara la dose la senatrice salentina Daniela Donno, M5S
– Perché se oggi il problema è la mancata documentazione, nel tempo il
problema si riferisce alla mancata pianificazione e manutenzione del territorio
e delle esigenze di chi lo vive. È necessario un comportamento solerte e
operoso da parte dell’assessore Nardoni”.
Ma
se da un lato la mancata comunicazione al Mipaaf da parte della Regione Puglia
blocca qualsiasi ulteriore misura parlamentare, a destare preoccupazione è
piuttosto l’assenza di pianificazione degli interventi di manutenzione e
contrasto al dissesto idrogeologico che si perpetra da lustri. I territori
interessati dall’alluvione, infatti, lungo la costa jonica si presentano
solcati da numerose incisioni. Gravine di epoca remota che testimoniano come
l’acqua è passata da sempre, con irruenza e portate copiose, da 400 metri sopra
il livello del mare a -1,5 metri. Ed è dai lontani anni ’90 che l’Anbi Puglia
richiede di intervenire, tramite il Consorzio dello “Stornata e Tara”
con il “Progetto di Sistemazione della Rete Idraulica scolante a servizio
dell’area Sinni”. “La situazione ha dell’incredibile – continua
L’Abbate – Quando si tratta di programmazione e pianificazione delle
opere da realizzare per mettere in sicurezza interi territori i soldi latitano,
o magari si preferisce spenderli in altre misure la cui priorità è tutta da
dimostrare. Quando, invece, scatta l’emergenza, magari dopo eventi a dir poco
drammatici, i soldi sono subito disponibili. Sarebbero stati sufficienti, come
dimostra la relazione presentata dall’Anbi da anni e anni, circa 700 mila euro
per realizzare la ‘Diga sul Fiumicello’”.
Tra
i benefici: i mancati danni al territorio pari a circa 80 Mln di euro ogni qual
volta si verifica un evento alluvionale, la cui acqua verrebbe invasata, invece
di invadere lo stesso; lo sviluppo delle attività lavorative in fase di
realizzazione per circa 150 Mln di euro; il beneficio lavorativo e territoriale
per ogni anno di esercizio per euro 10 Mln; i benefici ambientali, ombra, per i
territori regionali da valutare con puntualità, ma certamente superiori ai 20
Mln di euro per ogni anno di esercizio nonché i rientri statali per Iva e
imposte contributive non inferiore a 15 Mln di euro all’anno in fase di
realizzazione dell’opera e non meno di 8 Mln di euro all’anno in fase di
esercizio della stessa. Quest’ultimo disastro, infatti, che segue quello del
2011, ha danneggiato strutture irrigue, acquedottistiche, di bonifica (rete
scolante ed idrovora) per oltre 10 Mln di euro, mentre le strutture urbane,
extraurbane, produttive e di viabilità per non meno di 60 Mln di euro. “Ovviamente
siamo coscienti che il periodo di crisi mette a dura prova le casse della
Regione Puglia e che non si possono portare a termine tutti i progetti
necessari – concludono i due parlamentari 5 Stelle della Commissione
Agricoltura, L’Abbate (Camera) e Donno (Senato) – ma la sordità (e la
cecità) della Giunta Vendola, sin dai tempi di Amati assessore, dinanzi alla
richiesta di finanziare le iniziative più urgenti è l’unica responsabile di un
evento drammatico di tale portata. Dobbiamo invertire la rotta e dobbiamo farlo
da subito, come ha anche sottolineato il Consorzio di Bonifica.
Nella mozione sulla Politica Agricola Comunitaria, presentata a metà settembre
dal nostro gruppo, abbiamo richiesto di stabilire che il 5% delle risorse del
primo pilastro della PAC sia trasferito a valere sul piano nazionale per la
gestione del rischio, a fronte del fabbisogno stimato pari a circa 220 milioni
di euro riferito ad avversità ed epizoozie”.