Alla
tranquillità richiesta dall’Assessore regionale all’ambiente Nicastro, il
deputato del M5S L’Abbate ribatte con i dati dei Rapporti Ecomafie di
Legambiente dell’ultimo triennio
“Non
si rischi di creare ingiustificati allarmismi nella popolazione”. Questa la
posizione dell’Assessore regionale all’ambiente Lorenzo Nicastro sulla querelle
con il deputato pugliese del M5S Giuseppe L’Abbate in relazione alle
desecretate dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone sul traffico illegale
di rifiuti tossici che, a suo dire, ha coinvolto anche la Puglia. Dichiarazioni
rilasciate nel 1997 alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al
ciclo dei rifiuti in Campania, di cui faceva parte l’attuale Presidente della
Regione Puglia Nichi Vendola, e rese note solo oggi. “Non siamo la regione
– ha dichiarato Nicastro – in cui accadono più reati ambientali ma
siamo certamente quella in cui il sistema di repressione funziona meglio”.
Ma la posizione dell’assessore regionale che non trova d’accordo il deputato
L’Abbate che, dati alla mano dei Rapporti Ecomafie di Legambiente, respinge al
mittente una “tranquillità” che non rispecchia la realtà.
“Minimizzare,
tranquillizzare, evitare di parlarne: questo pare essere il monito di fondo
delle analisi dell’assessore Nicastro – dichiara L’Abbate (M5S) – La
parola d’ordine è “scotomizzare”, ovvero occultare o escludere dalla coscienza
e dalla memoria ricordi penosi o sgradevoli. È il caso dei rapporti
sull’ecomafie redatti da Legambiente negli ultimi tre anni e presentati in
Puglia dinanzi allo stesso Nicastro: relazioni che parlano chiaro ma che sembra
si voglia mettere nel dimenticatoio per convenienza. Ma tutta la Giunta Vendola
deve farsi convinta, una volta per tutte, che i cittadini si sono risvegliati e
non molleranno finché i colpevoli, anche morali, di questa situazione non
andranno a casa”.
Sin
dal 2011, infatti, il Presidente Legambiente Puglia Francesco Tarantini ha
dichiarato, davanti allo stesso Nicastro partecipe alla conferenza stampa di
presentazione del Rapporto Ecomafia, che la nostra regione “è ormai, da
anni, stabile al quarto posto nella classifica generale delle illegalità
ambientali e seconda nel ciclo illegale dei rifiuti oltre ad essere base
logistica di traffici internazionali di rifiuti. Tra le novità, il record di
discariche abusive di pneumatici fuori uso e l’aumento degli illeciti
accertati, soprattutto nel Salento, nel ciclo del cemento”. Nel 2012,
Tarantini rincava la dose affermando che la Puglia detiene “il record di
discariche abusive di pneumatici fuori uso”, che “rimane sul podio nel
ciclo illegale dei rifiuti e si conferma base logistica di traffici
internazionali di rifiuti”. Sino ad arrivare al “Rapporto Ecomafia 2013”
che testimonia come la Puglia “nel ciclo illegale dei rifiuti occupa
stabilmente la terza posizione, ma con un significativo aumento degli illeciti (+24%). Infatti, le
infrazioni accertate salgono a 522 con 691 persone denunciate, 15 persone
arrestate e 344 sequestri effettuati. La maggior parte delle infrazioni
accertate si concentrano nella provincia di Bari (185). In Puglia, dal 2002 ad
oggi (10 maggio 2013, ndr), ci sono state ben 42 inchieste contro attività
organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, cioè il 19,4% circa delle
inchieste su tutto il territorio nazionale”.
Uno scenario chiaro per il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate e
che non troverebbe riscontro nelle scelte politiche regionali della Giunta
Vendola. “L’Assessore all’ambiente Nicastro conosce perfettamente la
devastazione del territorio della nostra Puglia – dichiara L’Abbate
(M5S) – come la conosce il Presidente Nichi Vendola, membro della
Commissione parlamentare dove Schiavone ha rilasciato quelle dichiarazioni
secretate per 16 anni e che ora, dopo il nostro pressing alla Camera, hanno
perso il segreto d’ufficio. Ma le scelte compiute dall’amministrazione
regionale vengono rispecchiate dal Piano Regionale dei Rifiuti appena
approvato: inceneritori e discariche, mantenendo aperta la megadiscarica di
Contrada Martucci a Conversano nonostante le indagini della Magistratura e
nonostante le prove emerse in 30 anni di mala gestione del ciclo dei rifiuti in
quel sito, vera e propria ferita inferta tutt’oggi alla Terra di Bari”.