1)
Roghi di rifiuti, materiali plastici, scarti e stracci: discariche abusive che
bruciano senza fine e avvelenando seriamente l'ambiente e minacciando la salute
di popolazioni intere: questa è la Terra dei Fuochi, un'area di oltre 220
ettari a cavallo delle province di Napoli e Caserta. Scarica il Dossier Terra dei Fuochi e
le richieste di Legambiente dalla Home page del nostro sito http://www.legambientetaranto.it/
2) È
ora di dire basta al consumo di suolo e di iniziare quella strada del
cambiamento che si chiama rigenerazione urbana, un nuovo modo di concepire e
tutelare il territorio e gli spazi urbani in chiave sostenibile. È questo
l'appello che Legambiente lancia al Presidente del Consiglio Enrico Letta per
chiedere a Parlamento e Governo una corsia preferenziale per discutere e
approvare finalmente in questa legislatura una legge che fermi il consumo di
suolo e premi, invece, la riqualificazione edilizia, energetica e antisismica
del patrimonio edilizio esistente. Scarica il documento Fermiamo il consumo di suolo
da
http://www.legambientetaranto.it/index.php/consapevolezza-ambientale/item/241-fermiamo-il-consumo-di-suolo-chiediamo-al-più-presto-una-legge-che-punti-sulla-riqualificazione-energetica-e-antisismica-del-patrimonio-esistente.html
3) Emergenza
Taranto. Vestas,
Marcegaglia: chiudono le aziende dell'energia pulita. Legambiente: "Grave
responsabilità del governo"
Sembra assurdo che possa succedere proprio ora, nel momento della massima
espansione delle rinnovabili nel mondo, quando efficienza energetica e fonti
pulite rappresentano le parole chiave dello sviluppo sostenibile e auspicabile
per il pianeta. Sembra assurdo che succeda proprio a Taranto, dove l'impegno
dello Stato per garantire un futuro occupazionale ai cittadini, che non sia per
forza dannoso per la salute e l'ambiente, dovrebbe essere esplicito e
prioritario. Eppure è proprio così: nel giro di pochi giorni le fabbriche
dell'eolico e del fotovoltaico (la Vestas e la Marcegaglia Buildtech) chiudono
i battenti lasciando senza lavoro centinaia di persone.
"La responsabilità di questa emergenza – ha dichiarato il presidente di
Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – è del governo. Lo stop allo sviluppo e
alla diffusione dell'energia rinnovabile impresso, con totale miopia, dai
governi Monti e Letta ha condannato tutto un compartimento produttivo che nel
nostro Paese potrebbe essere il vero volano dell'economia e dello sviluppo
industriale. Mentre in Germania la scelta di investire nel sole e nel vento e
nell'efficienza energetica, ha consentito di arrivare a 350mila occupati nel
settore, in Italia il ministro dello Sviluppo economico Zanonato punta su
trivelle e centrali a carbone bloccando ogni innovazione e condannando il Paese
a un modello di sviluppo inquinante e obsoleto".
In Italia gli investimenti nei settori dell'eolico e del fotovoltaico sono
crollati a causa della politica che non fornisce alcuna certezza sul futuro per
gli investitori, spazzando via piani industriali che solo due anni fa
sembravano avere senso e futuro.
Legambiente
chiede quindi al governo di intervenire rapidamente per garantire un futuro
alle fabbriche delle rinnovabili di Taranto e a tutto il settore delle fonti
pulite cambiando il meccanismo di scambio sul posto
dell'energia elettrica, per offrire una opportunità per tutti gli impianti da
fonti rinnovabili e in cogenerazione ad alto rendimento, di scambiare energia
con la rete in alternativa agli incentivi; eliminando tutti i sussidi diretti e
indiretti per le fonti fossili (pari a circa 5 miliardi di euro l'anno);
rivedendo la normativa sulle regole di approvazione dei progetti da fonti
rinnovabili per uscire da una situazione di totale incertezza che non offre
alcuna garanzia di trasparenza e informazione per i territori coinvolti e
neanche per gli imprenditori onesti; reintroducendo un sistema di incentivi in
conto energia per la sostituzione di coperture in amianto con tetti
fotovoltaici; creando condizioni di vantaggio per tutti gli interventi di
riqualificazione energetica e statica del patrimonio edilizio; approvando
specifiche regole per la realizzazione degli impianti eolici offshore, per
uscire da una situazione di conflitti causata dalla totale assenza di
riferimenti per la valutazione degli impianti e il coinvolgimento del
territorio.