Per i parlamentari
pugliesi del MoVimento 5 Stelle gli amministratori inquisiti, che tuttora
incidono su Taranto con le loro scelte, devono fare chiarezza e spiegare il
perché tutte le proposte del M5S sono state bocciate
Si sono appena concluse le indagini
preliminari dell’inchiesta “Ambiente Svenduto” da parte della Procura di
Taranto che ha raggiunto 53 indagati, tra cui il presidente della Regione
Puglia Vendola (Sel), il Sindaco di Taranto ed ex senatore della Repubblica Stefàno
(Sel), il parlamentare Fratoianni (Sel), l’Assessore all’Ambiente della Puglia
Nicastro (Idv), il presidente della V commissione Ambiente della Regione Puglia
Pentassuglia (Pd), il presidente della commissione IPPC del Ministero
dell’Ambiente Dario Ticali e Luigi Pelaggi del consiglio di amministrazione
della Sogesid. Nomi illustri, che si sommano a quelli di Florido (ex Presidente
della Provincia di Taranto) e di Conserva (ex Assessore all’Ambiente), che in
alcuni casi continuano ad incidere sulle scelte da compiere per risollevare il
territorio tarantino dall’Ilva. Al Senato, infatti, è stato appena approvato il
ddl n. 1015-B che dispone l’autorizzazione di due discariche in località Mater
Gratiae per rifiuti pericolosi, senza aver consultato l’Arpa Puglia. Va anche
ricordato che le discariche dell'Ilva si trovano al di sopra della falda già contaminata
e in prossimità di un’altra grande discarica di rifiuti speciali con altre indagini
in corso da parte della Procura, Italcave, e vicino al sito dell'Ex-Cemerad,
dove da oltre un decennio, rimangono depositati migliaia di fusti di rifiuti
radioattivi. Per non parlare della prossimità delle discariche con siti industriali
quali la raffineria Eni, il cementificio Cementir e tre inceneritori di
rifiuti. È stato approvato, inoltre, un emendamento che, in caso di sequestro
preventivo di qualsiasi disponibilità di aziende che gestiscono stabilimenti di
interesse nazionale, relega la figura del custode giudiziario a mero
controllore dell’operato della gestione che resta nelle mani degli organi
societari. Tutto ciò, nonostante il 30 ottobre si sia verificato un incidente
presso l’acciaieria 1 che ha coinvolto 15 operai dell’Ilva, costretti a
ricorrere al servizio dell’infermeria per intossicazione da fumo nocivo.
“Ovviamente, fino a quando non ci
saranno i tre gradi di giudizio, la presunzione d’innocenza è d’obbligo – dichiarano
deputati e senatori pugliesi del M5S – ma è necessario assumere la
responsabilità politica di questa situazione imbarazzante. Ricordiamo che i
soggetti oggi indagati a diverso titolo incidono ancora sul territorio,
rilasciando autorizzazioni a discariche, inceneritori, cementifici, raffinerie,
centrali elettriche. Ma soprattutto hanno la possibilità di influenzare la
gestione delle bonifiche dove gli insufficienti, benché “ghiotti”, 119 milioni
di euro stanziati, verranno spesi senza che le fonti inquinanti siano fermate,
senza alcun controllo popolare nonché con grandi zone di ombra nella
determinazione delle decisioni da intraprendere. Questa classe politica,
racchiusa nel topico Governo delle “larghe intese”, ha bocciato e continuerà a
bocciare ogni proposta dei cittadini tarantini. Dall’esenzione del ticket
sanitario per gli abitanti entro i 20 km dal polo industriale a spese dell’Ilva
al piano industriale che preveda anche ipotesi impiantistiche per una chiusura
dell’area a caldo temporanea o definitiva nonché tecnologie di produzione dell’acciaio
alternative agli inquinanti altiforni e cokerie con minor impatto ambientale,
dall’obbligo di riesaminare l’AIA in merito agli esiti della “Valutazione del
danno Sanitario” al blocco degli slittamenti degli interventi rispetto ai tempi
previsti dall’AIA, dal divieto di nomina a Commissario a chi è stato componente
degli organi amministrativi o abbia collaborato con l’azienda alla stipula di
garanzie fidejussorie a tutela dell’ambiente e dei lavoratori sino all’ordine
di priorità degli interventi ovvero bonifiche, prevenzione sanitaria, pagamento
sanzioni, tutela dei crediti dei lavoratori e delle forniture e poi gli
istituiti di credito. Tutte queste proposte portate in Parlamento sono state
respinte e rigettate dalla coalizione PD-PDL e Scelta Civica. Risulta evidente
– concludono i parlamentari pugliesi del MoVimento 5 Stelle – l’abbandono
delle istituzioni in un territorio come Taranto dove il diritto alla salute,
noto a cittadini e amministratori, è stato ignorato dagli
enti di vigilanza. A questa evidenza viene finalmente data risposta: una
risposta attesa da decenni e che è sempre stata nascosta o mascherata dagli
stessi responsabili che si ritenevano i difensori dell’ambiente e dei cittadini”.