Movimento Civico
Rinascere
“Ambiente
svenduto”: conferme e sorprese
La Procura della Repubblica di Taranto ha chiuso l’indagine denominata “Ambiente svenduto” e sta
notificando l’avviso di garanzia a 50 persone fisiche e a 3 società indagate.
Ognuno conoscerà quale potrà essere il reato del quale potrà essere chiamato a
rispondere in Tribunale. Al comune cittadino, vittima a vario livello delle
conseguenze di tali reati, non resta che attendere con pazienza e fiducia che
il lungo percorso della Giustizia arrivi in fondo per vedere puniti i
responsabili.
Chi invece ha
vissuto giorno per giorno le vicende della prima Autorizzazione Integrata Ambientale,
quella del 3 agosto 2011 firmata dal ministro Stefania Prestigiacomo, resta
sorpreso alla lettura dell’elenco degli "avvisati". In esso sono
presenti persone che, presumibilmente, saranno presto trasformate al massimo in
testimoni d’accusa. In esso, sorprendentemente, mancano ministeriali di peso
che "non potevano non sapere" lo scempio che si stava commettendo con
il rilascio della prima AIA, in barba a tutte le osservazioni e proteste del
"pubblico interessato".
Non capiamo come
mai nella rete degli inquirenti siano rimasti impigliati solo due personaggi
“romani”, il presidente della Commissione AIA/IPPC nominato dal ministro
dell’ambiente ed il capo della segreteria tecnica dello stesso Ministro.
Entrambi questi personaggi non avevano poteri decisionali ufficiali ma erano
solo “istruttori e consiglieri” proprio di chi li aveva nominati e che aveva il
vero potere decisionale. Tra gli “avvisati” non c’è nessun rappresentante delle
strutture tecniche ed amministrative centrali che pure hanno competenza e
responsabilità nel complesso procedimento per il rilascio dell’AIA: tutti
neutralizzati da due semplici “consiglieri”? Eppure dai verbali delle
Conferenze dei Servizi sull’AIA di Ilva Taranto risulta che erano tutti
presenti quando i rappresentanti del “pubblico interessato” declamarono la
“catilinaria” contro il “Parere istruttorio conclusivo” della Commissione
IPPC/AIA, che non era fatta solo dai due personaggi romani “avvisati” dalla
Procura di Taranto. Quel PIC fu approvato senza colpo ferire dalla CdS e
travasato nel decreto del Ministro dell’ambiente.
Per amore di
Giustizia, ci piacerebbe sapere che saranno chiamati in causa anche quanti
sapevano ma hanno girato il capo dall’altra parte: essi sono altrettanto, se
non più, responsabili di quanti sono ora “avvisati” per essersi adoprati per il
rilascio di un’AIA chiaramente inefficace ai fini dell’abbattimento
dell’inquinamento di origine industriale che tanti danni ha prodotto ai
tarantini.
Al momento prepariamoci
alla decennale attesa del "verdetto finale" per i colpevoli, mentre i
tarantini continueranno a riempire gli ospedali e i cimiteri.
Per il Movimento RINASCERE
Giacomo Raffaelli e Gino De Marzo