20°
Rapporto ECOSISTEMA URBANO di Legambiente e Sole 24 Ore: Taranto risale
qualche posizione ma resta in fondo alla classifica.
Legambiente:
la causa è l'assenza di una seria politica ambientale da parte
dell'Amministrazione Comunale, l'Ilva
-in questo caso- non c'entra...
Nella classifica finale del XX Rapporto Ecosistema Urbano, prodotto da
Legambiente e dal Sole 24 Ore, Taranto si piazza al 34° posto nella sezione
dedicata alle Città Medie su un totale di 44 città monitorate. L'anno scorso
era al 40° posto.
Per leggere
Classifiche, Report, Commenti del 20° Rapporto di ECOSISTEMA URBANO vai
su http://www.legambientetaranto.it/
Per Legambiente
i dati complessivi forniti da Ecosistema Urbano parlano, purtroppo, da soli: a Taranto non ci sono politiche
innovative in campo ambientale, né attenzione all'uso di energie
alternative, il verde
a disposizione
dei cittadini è irrisorio
(e la sua manutenzione, scorretta e spesso caratterizzata da potature
"selvagge" è stata da noi più volte denunciata), la raccolta differenziata ferma a dati
inaccettabili (solo a Lama, secondo le ultime rilevazioni,
finalmente si è invertita la tendenza), le politiche relative alla mobilità alternativa
all'uso del mezzo privato inesistenti
(la stessa pista ciclabile in Viale Magna Grecia, così come la realizzazione
del parcheggio a Cimino, in mancanza di assi di penetrazione diretti verso il
centro riservati alle biciclette ed agli autobus, risultano di scarsa utilità),
le aree pedonali
estremamente circoscritte (e la pedonalizzazione di Piazza
Carmine, pur positiva, poco ha aggiunto in termini di estensione).
Manca
insomma un'idea di
futuro diverso, un
progetto di una "altra Taranto" e gli atti concreti
che ne dovrebbero e potrebbero conseguire. Non si può continuare così: è già tardi.
Un discorso a parte
meritano gli indici per la qualità dell'aria. Al netto dei dati
non disponibili per l'ozono, Taranto è al 7° posto (su 44) per il PM10 ed al
19° posto per il Biossido di Azoto NO2 (media dei valori registrati dalle
centraline urbane presenti sul territorio comunale).
I
dati confortanti sulla qualità dell'aria di Taranto per il 2012 vanno però
letti con particolare cautela. Va infatti considerato che, relativamente
alla qualità dell'aria nelle città italiane, Ecosistema Urbano prende in
considerazione soltanto i principali macroinquinanti - PM10, NO2, ozono - legati a un complesso di fattori quali
traffico, processi industriali, riscaldamento e tralascia i
microinquinanti (tra essi diossine, IPA, ecc) prevalentemente emessi
nell'ambito dei processi industriali. In
particolare il dato positivo del PM10 va considerato con attenzione.
Innanzitutto se la città di Taranto, invece che affacciata sul mare, fosse situata
in Pianura Padana, dove le condizioni
climatiche e geografiche non permettono la circolazione
dell'aria, avrebbe risultati ben diversi. Inoltre vanno considerati la presumibile modifica delle pratiche
operative dell'Ilva, conseguenti alla presenza per molti mesi
dei custodi giudiziari in azienda, e per i parchi minerali, l'arretramento – sia
pure contenuto – e la diminuzione
dell'altezza dei cumuli.
Nel 2013 i dati saranno ulteriormente condizionati, in positivo, dalla
riduzione della produzione seguita alle vicende giudiziarie ed alla nuova AIA,
dal fermo di alcuni impianti (altiforni e batterie) e dall'applicazione delle
misure previste per i wind days, sempre in conseguenza della nuova AIA entrata
in vigore nell' ottobre 2012.
Se
da una parte questi dati sono un concreto segnale di speranza in merito alla
possibilità che lo stabilimento Ilva tarantino, dopo i lavori previsti
dall'AIA, diventi compatibile con la città, va comunque ricordato che altri
inquinanti di produzione industriale rendono più patogene le polveri tarantine.
Infatti per ogni incremento di 10 microgrammi di PM a Taranto c'è un aumento
dello 0.69 % di mortalità contro lo 0.31 % di altre città italiane (secondo lo
studio MISA) e lo 0.33% di altre città europee (studio SENTIERI). Va ricordato
infine che recentemente la IARC (agenzia internazionale per la ricerca sul
cancro) ha classificato il particolato come sicuramente cancerogeno (classe 1)
per l'uomo.
Soprattutto,
questi dati devono costituire un punto di non ritorno, un
traguardo che può e deve essere migliorato e dal quale non è pensabile alcun
arretramento a valori anche lontanamente vicini a quelli registrati fino a non
troppo tempo fa.